La Nostra Famiglia: nel Lecchese un modello di integrazione scolastica con il Progetto Ponte
Grazie alla collaborazione tra operatori della riabilitazione, insegnanti, famiglie e servizi territoriali, sono stati seguiti 95 ragazzi con disabilità, con un impatto positivo anche sul gruppo classe.
Il compito degli operatori sanitari in ambito riabilitativo è consentire all’individuo di partecipare alla vita sociale secondo la sua età e la sua cultura. Per i ragazzi dagli 11 ai 14 anni, indipendentemente dalla loro condizione di salute, ciò vuol dire partecipare all’esperienza scolastica. Ma come favorire l’inclusione e il benessere di ragazzi con e senza disabilità? Come migliorare i loro percorsi educativi e di cura? Da queste domande è partito, nel 2006, il Progetto Ponte, un modello di integrazione scolastica nato dalla collaborazione tra i Centri di Riabilitazione La Nostra Famiglia di Ponte Lambro e in seguito di Bosisio Parini con alcune scuole dell’Erbese (Ponte Lambro, Erba, Lurago d’Erba, Asso-Canzo, Merone, Albese e Tavernerio) e del Lecchese (Cassago Brianza, Molteno, Bosisio Parini, Costa Masnaga, Missaglia e Monticello, Valmadrera).
La Nostra Famiglia: nel Lecchese un modello di integrazione scolastica con il Progetto Ponte
Si tratta di un progetto rivolto ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado con un quadro neuropsichiatrico complesso: prevede la frequenza di alcune ore settimanali presso la scuola del territorio di appartenenza e un intenso lavoro educativo presso il Centro di Riabilitazione. Le attività riabilitative e le ore di lezione si alternano nell’arco della giornata, in modo da favorire e consentire una buona tenuta dei tempi di attenzione e tolleranza alla fatica da parte del ragazzo.
Partecipazione e inclusione: obiettivi del Ministero
“Il progetto si basa su una visione olistica della persona, che la abbraccia e comprende nella sua interezza e complessità”, spiega la psicologa della Nostra Famiglia Elena Mauri: “il nostro obiettivo è aiutare il ragazzo a scoprire i suoi talenti e accompagnarlo a metterli in campo per una sua piena partecipazione ai diversi contesti di vita”.
Si tratta degli stessi principi richiamati anche dal Ministero dell’Istruzione, che recentemente ha emanato il nuovo piano educativo individualizzato (PEI) in cui si sottolinea come la partecipazione, in questo caso all’ambiente scuola, sia elemento fondamentale per lo sviluppo e il benessere della persona.
Grazie al Progetto Ponte, gruppi di lavoro interdisciplinari hanno seguito fino ad oggi 95 ragazzi, integrando il loro percorso scolastico con gli interventi riabilitativi. Operatori della riabilitazione e della scuola, famiglie e servizi territoriali hanno lavorato insieme per potenziare le loro autonomie e abilità scolastiche, con risultati anche sul “gruppo classe”.
Fa bene anche ai compagni, lo dice la ricerca
“Abbiamo svolto una ricerca per capire se la presenza di alunni con disabilità all’interno della scuola avesse un impatto positivo sulle attitudini di vicinanza dei loro compagni”, continua Elena Mauri: “oltre alle scuole che già partecipavano al Progetto Ponte abbiamo contattato altre scuole dell’Erbese, così da avere un campione più numeroso”.
Il campione era costituito da 613 preadolescenti di età compresa tra i 10 e i 15 anni, il 79% dei quali ha, all’interno del gruppo classe, almeno un coetaneo con disabilità cognitiva o fisica.
“I risultati sembrano indicare che le nostre politiche socio-culturali per l’integrazione e le didattiche per l’inclusione abbiano un effetto positivo sulle attitudini di vicinanza dei ragazzi preadolescenti verso i coetanei con disabilità”, spiega la Mauri.
Infatti, i ragazzi che non hanno nella loro classe un compagno con disabilità (n=129) manifestano mediamente maggior preoccupazione e disagio all’idea di possibili interazioni con un ragazzo con disabilità, mentre i ragazzi che hanno in classe almeno un compagno con disabilità (n=484) hanno una percezione più adeguata e realistica delle risorse e del livello di autonomia dei loro compagni.
In conclusione la ricerca può essere considerata uno spaccato della realtà scolastica Erbese e conferma che la presenza in classe di alunni con disabilità favorisce un atteggiamento positivo da parte dei loro compagni.
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