La proposta

Merate, il vicesindaco invoca Berlusconi: "Cavaliere, salvi... il Castello"

«Solo un imprenditore del suo calibro, amante della cultura e del bello come lui, potrebbe innamorarsene e acquistarlo». E’ un sogno ad occhi aperti quello che Giuseppe Procopio ha l’ardire di formulare ad alta voce sulle colonne del Giornale di Merate in edicola questa settimana.

Merate, il vicesindaco invoca Berlusconi: "Cavaliere, salvi... il Castello"
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Di Sabina Zotti

«Solo un imprenditore del calibro di Berlusconi, amante della cultura e del bello come lui, potrebbe innamorarsi di Castello Prinetti e acquistarlo». E’ un sogno ad occhi aperti quello che il vicesindaco Giuseppe Procopio ha l’ardire di formulare ad alta voce sulle colonne del Giornale di Merate in edicola questa settimana.

Quale futuro per Palazzo Prinetti?

«Visto che il presidente ha iniziato a frequentare la città, sarebbe bello che prendesse in considerazione anche il palazzo simbolo di Merate (che il prevosto don Luigi Peraboni ha deciso di chiudere a causa delle spese troppo elevate, ndr)», continua il vicesindaco che in passato ha ricevuto di persona il Cavaliere in visita al cantiere delle villette di Cascina Vedù acquistate nel 2017. «E’ del resto al Cavaliere che dobbiamo la realizzazione del parco pubblico urbano di cui tutti i cittadini potranno beneficiare: al posto di un prato brullo e spelacchiato oggi abbiamo un bosco urbano e una fontana che abbelliscono quello che altrimenti sarebbe stata una spianata insignificante. L’idea che mi era venuta di dedicare quell’angolo di Merate, per altro appartato, alla madre del Cavaliere era solo un modo per esprimere la riconoscenza della città al presidente per l’importante finanziamento sostenuto: in fondo stiamo parlando pur sempre di 300mila euro che il Comune di Merate certo non avrebbe tirato fuori di tasca sua».

Quel filo che lega Berlusconi a Merate

Di qui a sognare un eventuale interesse di Silvio Berlusconi per Palazzo Prinetti il passo è stato breve. «Per come la vedo io due sono le strade percorribili per dare un futuro al Castello - aggiunge Procopio - O creiamo un tavolo per la costituzione di una Fondazione ad hoc, che però abbia un progetto chiaro e ambizioso e un piano economico serio (perché l’uno senza l’altro non porta a niente) oppure l’unico in grado di affrontare un investimento di quel livello e con la necessaria libertà di azione è un importante investitore privato del livello appunto di Berlusconi. Il ricorso al pubblico e cioè al Comune deve essere l’ultima delle ipotesi percorribili perché troppo forti e vincolanti sono i limiti entro i quali deve muoversi l’azione amministrativa. Diverso sarebbe il discorso se il Comune si dovesse sedere a un tavolo con altri soggetti (la parrocchia, la Fondazione Cariplo, la Regione, eventuali imprese ecc.) allo scopo di dar vita ad una Fondazione cui affidare poi la gestione del compendio».

Il Cavaliere potrebbe "salvare" il Castello

Quanto a quello che vi si potrebbe realizzare, l’immobile è abbastanza ampio e articolato da poter permettere di fare un sacco di cose. Secondo Procopio vi si potrebbero realizzare spazi residenziali, attività economiche prestigiose («un ristorante stellato, per esempio»), saloni per mostre e ricevimenti o anche una scuola. «Tempo fa, all’epoca del prevosto don Luigi Conti, si era addirittura ipotizzato con monsignor Franco Buzzi, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano, l’ipotesi di aprirvi una scuola di restauro». Insomma, l’unico modo per uscire dall’incubo di Palazzo Prinetti sarebbe di affidarsi ad un privato, viceversa l’impresa rischia di trasformarsi in una chimera. Ci auguriamo a questo punto che Berlusconi prenda buona nota dell’invito. Chissà mai che a salvare il Castello sia proprio... un Cavaliere.

 

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