Mandelli: "Il ponte San Michele non ha la triste fama per i suicidi"
"Il ponte San Michele non ha la triste fama per i suicidi"
Il ponte San Michele non ha la triste fama per i suicidi - Le leggende sono una gran cosa, perché danno un fascino particolare ai luoghi; se poi queste leggende hanno un pizzico di noir e di mistero, i luoghi diventano irresistibili, come nel caso del Ponte San Michele. Ma veniamo alle leggende che circolano sul Ponte. L'imponente struttura pare infatti che sia maledetta sin dalla sua realizzazione, avvenuta tra il 1887 e il 1889, tanto che in una leggenda si narra che il progettista, lo svizzero Jules Röthlisberger, proprio pochi attimi prima del collaudo abbia pensato di buttarsi nel fiume da un’ altezza di circa 80 metri per timore che la sua creatura crollasse. In realtà non è vero niente, l’ingegnere non è morto suicida, ma di polmonite, più o meno 20 anni dopo l’inaugurazione dell’opera.
E fin qui va tutto bene, sembra una storia assolutamente normale. Tuttavia, guardando bene fra le pieghe del giorno dell’inaugurazione qualche indizio salta fuori. Il primo è legato al meteo. Il ponte di Paderno fu infatti inaugurato in una piovosissima giornata di fine maggio. L’acqua veniva giù a catinelle, un vero diluvio, che però non fermò le prove di carico. Durante il passaggio del treno che serviva a testare la tenuta, uno degli operai che stavano ancora lavorando fra i tralicci scivolò, perse l’equilibrio e cadde nel vuoto. Per un attimo sembrò che potesse evitare il volo. Una fune penzolante gli aveva offerto un appiglio, ma la presa dell’uomo non fu abbastanza ferrea e così finì nell’Adda con un tonfo sordo. Tutti si aspettavano di vedere riemergere un cadavere e invece, miracolo: l’uomo era incredibilmente vivo. Mezzo ammaccato e stordito dall’impatto con l’acqua, ma vivo. Qualcuno che cadde dal ponte ci fu, dunque. Scrivevano i giornali dell’epoca: “Il giovane ingegnere ci raccontava quanto grande era la diffidenza, anche in molte persone dell’arte, circa la riuscita dell’impresa. Non parliamo poi di timori profani. Vedrete, dicevano questi, vedrete quante disgrazie”.
A questa atmosfera, si sommò poi negli anni a venire un numero crescente di suicidi che scelsero il ponte come luogo dove porre fine ai loro giorni. Uno, in particolare colpì l’immaginario collettivo e tenne banco sui giornali dell’epoca per diversi giorni. Fu la scomparsa della contessa Barni, una nobildonna di Bergamo, che nell’autunno del 1906 sparì improvvisamente da casa. Sul ponte di Paderno vennero trovati alcuni suoi indumenti, così che immediatamente venne ipotizzato un suo malsano gesto. Per giorni carabinieri e guardie forestali cercarono il suo corpo nell’Adda, senza però trovarlo mai. Fino a che due settimane dopo la sparizione, la contessa ricomparve a Merate a casa della madre. Non si era suicidata, ma ci era andata molto vicino e solo la sua fede l’aveva trattenuta dal saltare oltre le protezioni
Insomma, per tornare a noi, l'impresa sembrava impossibile, ma la progettazione di un'intelaiatura mobile molto particolare, che nel mezzo del ponte sostiene il carico del traffico ferroviario e superiormente quello stradale adattandosi ai forti venti provenienti dalle alture circostanti rese possibile tale impresa. A volte quindi ammiriamo opere straordinarie realizzate in luoghi lontani ma non conosciamo o apprezziamo opere altrettanto straordinarie che quotidianamente vediamo o addirittura utilizziamo.
Per concludere, in verità la maggior parte delle persone che vengono ritrovate senza vita nelle acque del fiume non si è buttata volontariamente dal ponte, ma anche da altri punti delle due rive. E le cause sono anche involontarie, provocate da incidenti o malori. Alla faccia delle leggende, viva l’ingegnere svizzero e la sua meravigliosa “Tour Eiffel in orizzontale”, realizzata prima del colosso francese, nella nostra Italia.
Cavalier Fiorenzo Mandelli