Case di riposo aperte? Non in Bergamasca. Ecco perché
Diversi i nodi da sciogliere. Fissato un vertice in settimana per capire come procedere.
Regione Lombardia ha emanato nei giorni scorsi una delibera che autorizza le Rsa ad aprire nuovamente gli ingressi. Tuttavia gli operatori bergamaschi, prima, vogliono vederci chiaro e per ora l’Ats ha messo in stand by la procedura.
Rsa colpite dal virus
Come è noto, le Rsa sono state tra le strutture più colpite dal virus, contando un aumento spaventoso nel numero dei decessi tra gli ospiti (oltre duemila vittime). Inoltre, durante l’emergenza sanitaria hanno spesso denunciato di essere state lasciate sole ad affrontare l’infezione. A tutto ciò si sono aggiunte le difficoltà economiche delle case di risposo, molte delle quali hanno dovuto ricorrere alla misura della cassa integrazione. A fronte di questa situazione, comunque, molte famiglie hanno avuto e continuano ad avere difficoltà nell’assistere i parenti anziani a casa.
Case di riposo, rimangono molti dubbi
La delibera regionale era stata sollecitata più volte dagli operatori del settore, ma presenta diverse criticità. Uno dei nodi principali riguarda la sorveglianza domiciliare di ogni nuovo ospite: ogni anziano deve stare in quarantena a casa per 15 giorni e il controllo spetterebbe alle Rsa. Una procedura nei fatti inattuabile, così che molte strutture hanno deciso di imporre una seconda quarantena una volta effettuato l’accesso in casa di riposo.
Le preoccupazioni condivise con Ats
Un’ulteriore perplessità è rappresentata poi dall’obbligo di riservare una camera per un eventuale isolamento in ogni nucleo della Rsa, che comporterebbe una riduzione notevole sul totale dei posti letto disponibili. Le preoccupazioni sono state condivise dall’Ats che, per questa ragione, ha fissato un incontro in settimana, per valutare gli approfondimenti necessari.