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Finalmente riaprono le case di riposo: ecco le regole di accesso

Visite, tamponi e test sierologici: tutte le novità per garantire la sicurezza di ospiti e visitatori.

Finalmente riaprono le case di riposo: ecco le regole di accesso
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Riaprono le case di riposo. In sicurezza per gli ospiti, gli operatori e i visitatori. Tutti verranno sottoposti a test sierologici e tamponi. Un equilibrio non facile da trovare, ma che Regione Lombardia ha cercato di studiare per trovare la formula più efficace possibile per riprendere l’attività dopo l’uragano che ha investito le case di riposo.

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Riaprono le case di  riposo

«Le strutture residenziali e semi-residenziali RSA e RSD possono riaprire in totale sicurezza: sono previsti test sierologici e tamponi per i nuovi accessi, la presa in carico in appositi centri Covid dei positivi, percorsi di screening e di formazione continua per gli operatori», così l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha commentato la delibera approvata dalla Giunta regionale in merito alla riapertura delle case di riposo in Lombardia e della disciplina delle attività di neuropsichiatria e di sostegno alle dipendenze a seguito dell’emergenza Covid. «Abbiamo agito nella consapevolezza di dover trovare un equilibrio molto delicato – ha spiegato Gallera – fra le esigenze delle famiglie di garantire ai propri cari un’adeguata presa in carico con le formule di assistenza necessarie e la necessità di mettere in sicurezza le strutture residenziali, semi residenziali e ambulatoriali con un’attenzione particolare alle situazioni di particolare fragilità degli ospiti».

Le visite dei parenti

Tra le linee guida un capitolo importante è dedicato alle visite, che sono consentite solo in situazioni di particolare necessità e devono essere concordate e autorizzate dal gestore. «Questo provvedimento è stato costruito con un approfondito confronto con le associazioni dei gestori – ha aggiunto Gallera – e individua percorsi specifici per l’accesso alle strutture. Nelle scorse settimane, le Ats della Lombardia hanno disposto l’esecuzione di tamponi a tappeto per ospiti e operatori in servizio. Con l’isolamento o il ricovero all’occorrenza dei casi positivi». Le nuove procedure prevedono un’accurata verifica preliminare volta a escludere la presenza di sintomi sospetti per Covid-19 e/o l’esposizione a casi Covid-19 nei precedenti 14 giorni e la valutazione della possibilità di effettuare un efficace isolamento domiciliare. Al paziente viene effettuato il tampone naso-faringeo e test sierologico per Covid-19, a domicilio, prevedendo l’isolamento per il periodo che intercorre tra l’esecuzione dei prelievi e l’ingresso in struttura. In base ai risultati di laboratorio se il test al siero e al tampone sono negativi, si prolunga l’isolamento e si ripete l’operazione tampone dopo 14 giorni; dopodiché se risultano ancora negativi, l’ospite può entrare nella struttura residenziale. Se il test sierologico risulta negativo, ma il tampone è positivo si avviano percorsi specifici verso strutture di ricovero a carattere sanitario appositamente individuate, in accordo con l’utente e coinvolgendo i familiari. Se il test sierologico risulta positivo e il tampone negativo, si prolunga l’isolamento fiduciario e si può procedere all’ingresso dell’ospite.

I test sierologici

Infine, se il test sierologico risulta positivo così come il tampone si avviano percorsi verso strutture di ricovero a carattere sanitario appositamente individuate, in accordo con l’utente coinvolgendo i familiari.

Gli ospiti/pazienti Covid-19, che hanno superato la fase acuta, ma che sono guariti totalmente possono rientrare nella struttura. I paziente Covid considerati guariti clinicamente, in attesa dell’esito negativo, vengono ricoverati in strutture appositamente individuate. Screening sierologici e tamponi sono previsti anche per gli ospiti delle strutture residenziali che si avvalgono periodicamente di prestazioni ambulatoriali all’esterno. Il provvedimento prevede screening e controlli accurati sulle condizioni di salute per gli operatori, con il divieto di accesso alla struttura in caso di sintomatologia riferibile al Covid. Lo stesso vale per i fornitori di servizi o di prestazioni. Il provvedimento disciplina anche la ripresa delle prestazioni dei servizi dell’area della Salute mentale (Psichiatria, Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), della Disabilità e delle Dipendenze. «La Fase 2 non potrà più essere considerata una parentesi di difficoltà erogativa, legata a cause di forza maggiore – ha proseguito Gallera -, ma diventerà, almeno per un certo periodo, la “normale” modalità con cui potranno ottenere cure e assistenza per la loro patologia. Dal punto di vista dell’organizzazione dei servizi è necessario uscire da una dimensione logica connessa a misure provvisorie di emergenza. Per entrare in quella di una, sebbene temporanea, stabilità di funzionamento per operare in sicurezza nel tempo». L’obiettivo della fase 2 deve rimodulare l’attività ordinaria dell’offerta sulla base di quattro presupposti fondamentali:
  1. Sicurezza: adottare tutte le misure necessarie per ridurre le possibilità di contagio degli utenti, dei familiari e degli operatori.
  2. Appropriatezza: costruire l’organizzazione necessaria per intervenire ordinariamente (non, solo o principalmente, in casi particolarmente gravi o in situazioni di urgenza).
  3. Innovazione: riformulare parte dell’organizzazione, sperimentando nuove possibilità di interfaccia e di approccio con l’utenza che potranno essere, in base ai risultati, portate a regime.
  4. Flessibilità: modulare, in relazione all’evolversi della situazione e della domanda, l’organizzazione del lavoro, l’utilizzo degli spazi disponibili, gli orari di apertura delle sedi o di esercizio di particolari attività, nonché la capacità di configurare dinamicamente la modalità di accesso ai percorsi di cura e alla loro esecuzione.
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