Sabato 25 novembre

A Nibionno una sfilata dedicata alle donne con diagnosi oncologica

Le modelle indossavano abiti confezionati a mano dalle donne dell'America Latina a contatto con l'associazione Mato Grosso

A Nibionno una sfilata dedicata alle donne con diagnosi oncologica
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Una sfilata in rosa dal titolo «Un passo alla volta». È l'iniziativa che Cristina Zinni, oggi residente a Veduggio e con una diagnosi oncologica, ha voluto organizzare per sensibilizzare la cittadinanza sul tema della prevenzione, nonché per raccogliere fondi da destinare alla ricerca attraverso la Fondazione Veronesi.

La sua idea è diventata realtà grazie all'entusiasmo che la sindaca Laura Di Terlizzi ha mostrato di fronte a questa proposta, consentendo di organizzare l'evento nel teatro di via don Olimpio Moneta nella serata di sabato 25 novembre. Alla sfilata hanno preso parte donne con diagnosi oncologica, ma anche amici e parenti che sono stati loro vicino durante questo difficile percorso.

Il pubblico nel teatro di via don Olimpio Moneta

Un modo per ricordare tutte quelle donne che non ce l'hanno fatta

«Ciò che mi ha spinto ad organizzare un evento del genere è stata la voglia di fare che mi ha assalita dal momento in cui ho ricevuto la diagnosi e ho conosciuto persone con la mia stessa storia – ha spiegato – Prima di ammalarti pensi spesso di voler fare tante cose, ma lo pensi soltanto, alla fine non le fai; dopo aver vissuto un’esperienza del genere non riesci più a vivere in questo modo, non riesci più a rimandare, a perdere tempo. Senti il bisogno di non fermarti, soprattutto per le persone che non ce l’hanno fatta. In questo percorso ho conosciuto tante donne straordinarie, alcune di loro non sono più tra noi: sono donne che avevano dei progetti che non hanno potuto realizzare. Quello che dobbiamo fare, allora, è portarli a termine noi per loro».

Il titolo, «Un passo alla volta», deriva da una frase che la donna si è sentita rivolgere alcuni mesi fa dal proprio medico, nel momento in cui le è stato diagnosticato un tumore al seno e si è ritrovata a dover affrontare una lunga serie di terapie e controlli, oltre che una mastectomia bilaterale. Un percorso lungo, complesso, ma che Cristina ha saputo affrontare, appunto, un passo alla volta, passando dallo sconforto dei primi mesi ad una vera e propria rinascita, che le ha dato la voglia di mettersi in gioco.

Sfilata in rosa
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Una sfilata per sensibilizzare in particolare sul tema del tumore al seno, ma anche per sostenere le donne in America Latina

Alla battaglia contro al tumore al seno, Cristina Zinni ha voluto unire anche l’impegno dell’associazione Mato Grosso, di cui fa parte. Nel corso della sfilata, infatti, le donne che hanno fatto da modelle per una sera hanno potuto indossare dei vestiti fatti a mano dalle donne che l'associazione Mato Grosso ha aiutato in Perù, Ecuador e America Latina. Cristina, infatti, ha vissuto 11 anni in Perù, dove Mato Grosso si impegna ad insegnare alle donne più bisognose a lavorare a maglia, per assicurare loro una fonte di guadagno e un futuro migliore.

Sul palco del teatro di via don Olimpio Moneta, alcune donne che Cristina ha potuto conoscere durante il suo percorso, tra cui l’amica Silvia Battagin, Pink Ambassador di Fondazione Veronesi di Como. «Io e Cristina ci siamo conosciute quando lei ha preso parte ad una mia iniziativa – ha spiegato Silvia – Ho infatti organizzato tre edizioni di un evento che abbiamo chiamato “Bolettone in Rosa”, una camminata al Monte Bolettone per vedere insieme l’alba. Cristina è una ragazza molto dolce, anche lei ha voluto iniziare a mettersi in gioco e a coinvolgere le persone per sostenere la ricerca e la prevenzione, proprio come ho fatto io dopo aver avuto la mia diagnosi, quando ho deciso di prendere il lato positivo di quello mi era successo iniziando a collaborare con Fondazione Veronesi».

Una conversazione sull'importanza della prevenzione

Al termine della sfilata, il pubblico ha potuto assistere al dialogo tra Cristina Zinni e la dottoressa Ceruti, neuropsichiatra, che ha messo in evidenza quanto il tumore al seno possa essere vissuto dalla donna come una vera e propria violenza, costringendola a riadattare l’immagine che ha di sè, della propria femminilità e sessualità. Al centro del dialogo tra le due donne, il tema della prevenzione: «Non avevo mai fatto una mammografia, ho scoperto di avere un tumore al seno perché un giorno ho notato, per puro caso, un leggero rigonfiamento nella parte destra, cosa che mi ha spinta a rivolgermi subito a un medico – ha raccontato Cristina – Prima della malattia avevo l’allergia ai medici e alle medicine, ora invece ho compreso il ruolo fondamentale della prevenzione».

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