L'INTERVISTA

Valentina Zacchetti, storia di una pioniera del futsal: il suo presente si chiama Chignolese

L'ex portiere della Kick Off si racconta: dalla prima nazionale femminile di calcio a cinque italiana al nuovo ruolo con i bergamaschi

Valentina Zacchetti, storia di una pioniera del futsal: il suo presente si chiama Chignolese
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I brividi solleticano i ricordi, riaffiorando immagini di una storia non solo personale ma anche generazionale. Negli occhi di una ragazza, ancora oggi perché l’animo è quello di chi in fondo sente di non aver mai smesso di giocare, la storia di uno sport, il futsal, poco avvezzo ai rotocalchi e spesso stereotipato come il più classico “calcetto” ma che negli anni ha saputo costruirsi una sua reputazione, guadagnata con competenza e appartenenza.

Valentina Zacchetti, la storia di una scelta "sbagliata"

La storia di Valentina Zacchetti è la storia di una scelta forse sbagliata, almeno nelle intenzioni. Vent’anni inseguendo una traccia che però non l’ha mai tradita: lei e il campo, la sua porta e le sue parate. Da qualche anno la prospettiva è cambiata, da portiere ad allenatore. Gli anni della serie A messi a servizio dei suoi giocatori, i consigli e l’esperienza che dalla prossima stagione sportiva torneranno utili anche alla Chignolese. Il tecnico Giuseppe Dozio ha scelto infatti di affidare all’ex Bellinzago e Milano C5 il ruolo di preparatore dei portieri bianconero.

Valentina Zacchetti oggi

“Ho scelto la Chignolese perché la ritengo una delle società più serie del panorama lombardo – racconta Zacchetti – Non conoscevo personalmente mister Dozio, mentre lui viceversa aveva buone referenze su di me. Ci siamo conosciuti e quando l’ho incontrato sono rimasta affascinata dall’entusiasmo e la passione che lui verte in questo progetto. Il volersi documentare e aggiornare il più possibile con i mezzi che si hanno a disposizione mi hanno lasciato pochi dubbi, non è stato difficile di dire sì e sposare anche io il progetto Chignolese. Come lavorerò? Come sono stata allenata. Il portiere è colui che alla fine fa un po’ uno sport a sé, merita di avere una preparazione adeguata e a livello di staff mi fa piacere che stia assumendo sempre più importanza il nostro ruolo perché spesso viene messo da parte. Lavorerò su tanti aspetti, sui gesti tecnici ma anche sull’intensità”.

Gli inizi nell’oratorio di Cernusco sul Naviglio, le sue origini, l’anno a Segrate che cambierà la sua carriera e poi l’esperienza indimenticabile con la Kick Off in cui da giocatrice alzerà la prima Coppa Italia della serie A, assaporando i guantoni della nazionale. “Io ho iniziato molto tardi, ero già maggiorenne quando ho deciso di giocare – ricorda – Fui tirata dentro da un’amica nel 2005 in una squadra mezza improvvisata. Con il tempo è scoccata la scintilla: feci il campionato regionale raggiungendo le fasi nazionali e poi passai alla Kick Off dove sono rimasta per 12 anni. Ho visto l’evolversi dell’attuale futsal femminile, la nascita della prima nazionale e dei primi campionati. Ho partecipato a due raduni dell’Italia, ricordo il primo a Verona con Roberto Menichelli e il secondo a Novarello con Mauro Ceteroni: era una nazionale non allo stato embrionale ma di più. Ricordo raduni belli numerosi, si percepiva però nell’aria che ci fosse qualcosa di importante alla base e che prima o poi il movimento sarebbe decollato. Il ricordo più buffo è stato una volta entrata nel palazzetto, dissi “menomale che faccio il portiere!”, era immenso. Sono esperienze magiche, ti senti atleta e come un professionista: esperienze che ti ripagano di tutto. Che portiere ero? Poco appariscente, non ho mai fatto parate particolari per finire sulla stampa, ero brava tra i pali: il buon posizionamento e l'istinto mi hanno sempre aiutato, con i piedi non ero un fenomeno ma non ero neanche così scarsa. La parata più bella che ricordo è stata contro la Ternana, ce l’ho in testa come se fosse ieri: Gimena Blanco scappa palla al piede verso la mia porta, uno contro uno dove io ho la meglio, Pascual calcia a colpo sicuro ma da terra mi rialzo con un colpo di reni, prendendo la palla con la mano sul limite dell'area. Ho strozzato l'urlo in gola ai tifosi delle ferelle. Indimenticabile”.

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Valentina Zacchetti con la nazionale

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La parata di Valentina Zacchetti su Pascual della Ternana ai tempi della Kick Off: "Una delle mie migliori parate"

"Un lavoro non sempre riconosciuto"

Un movimento che da allora è cresciuto e ha preso il suo spazio ma la strada da fare è ancora tanta. “Quando io giocavo c’era un po’ di scetticismo, mi chiedevano cosa facessi e io rispondevo sempre il portiere di calcio a cinque. La gente comune era a tratti meravigliata, della serie “ah, esiste anche quello…”. Nel tempo ho visto crescere il seguito e penso che anche se il movimento dovesse crescere ancora, diventando più strutturato, non perderemmo la componente familiare che rende unico questo sport. Le difficoltà comunque non mancano, soprattutto a livello di sponsor e poi di strutture: paghiamo lo scotto di essere visti ancora come il fratellino minore del calcio a 11. In tante zone d’Italia siamo carenti di varie cose, ormai in generale il livello di questo sport ti richiede di farlo come un lavoro ma non sempre è riconosciuto, e questo vale sia per il maschile sia per il femminile. Un ragazzo che potenzialmente si può avvicinare al mondo del futsal, per doti sopra la media, viene scoraggiato da certezze che vengono meno e fa quindi scelte diverse. Le competenze ci sono, il movimento è vivo e i palazzetti sono pieni: serve una strategia che possa darci ancora più visibilità e ascolto, non solo tra di noi”.

Idee chiare che si sposano con la sua passione per il futsal, quella che conosceranno presto anche i tifosi della Chignolese. “Allenare i portieri è il mio presente e futuro, non mi ci vedo gestire una squadra intera. Sarà perché io mi sento ancora un portiere. Mi aspetto un campionato di serie C1 combattuto, con squadre che saranno attrezzate: spero che la Chignolese faccia lo stesso cammino dell’anno scorso ma con un finale migliore”.

Riscrivendo ancora una volta la storia, di questo sport e della sua gente. Negli occhi di una ragazza.

Michael Tassone

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