La paura di non camminare più e poi il sorriso grazie alla marcia: "E' lei che mi ha dato speranza"
La missagliese Martina Casiraghi ha impiegato un anno per risolvere un problema al ginocchio
La paura di non tornare a camminare più come prima, la frustrazione e l’impotenza durante il calvario. I pianti di dolore e gioia con l’arcobaleno delle emozioni che aggancia sogni e speranze. Oggi dopo quasi un anno Martina Casiraghi può tornare a sorridere. Tanto ci è voluto perché la 21enne marciatrice di Missaglia tornasse a riassaporare il gusto di una gara ufficiale - a Saronno in occasione del Memorial “Enzo Campi”, dove ha fatto sua la gara dei 5km - con il desiderio di “far fatica”, per poter competere di nuovo a certi livelli. Lei che azzurra nell’estate 2021 agli Europei U20 di Tallinn in Estonia e ai Mondiali U20 di Nairobi in Kenya ha saputo reagire, dopo un brutto infortunio al ginocchio.
La paura e il lungo calvario
Il punto di non ritorno a fine 2022. “È stato un anno sportivamente frustrante passato nel continuo loop del provare ad allenarmi e dover smettere a causa di un fastidio che sentivo al ginocchio – racconta Martina – Confrontandomi con gli ortopedici, l’unica soluzione valida per riconquistare la continuità nei miei allenamenti è apparsa essere l’operazione chirurgica in artroscopia. Nonostante la mia enorme paura degli ospedali, mi son detta che non c'era scelta e così ho affrontato l'operazione”.
Il pensiero di quei giorni, tra la sensazione del tempo che passa incalzante e non ti aspetta. “Nei giorni successivi all' intervento chirurgico ho capito che anche la mia vita quotidiana era in una sorta di time-out, in un mondo fatto di persone che corrono e che non hanno tempo per aspettarti e capirti; questo mi ha fatto molto soffrire psicologicamente – confida - Per quanto riguarda la mia vita sportiva invece sapevo che l'operazione mi avrebbe costretto ad uno stop momentaneo da qualsiasi attività e ad un periodo di una settimana di stampelle. Sapevo anche che poi avrei dovuto riprendere tutto totalmente dalle basi. Però, nonostante fossi consapevole di ciò e quindi ero anche preparata psicologicamente sul fatto che sportivamente dovevo mettermi il cuore in pace e concentrarmi sul mio percorso di ripresa e accettare che nel frattempo i miei avversari si sarebbero continuati ad allenare mentre io sarei stata costretta a fermarmi, mai avrei pensato che superare questo periodo sarebbe stato tanto difficile quanto lo è invece stato. È stata molta la sofferenza e molti i pianti. Per me era un’impresa impossibile il solo riuscire a scendere dal letto al mattino. Ero arrivata anche al punto che per il dolore mi sembrava quasi impossibile che sarei riuscita di nuovo a camminare. Il tutto è stato peggiorato dal fatto che all'ospedale i medici mi diedero una serie di esercizi di riabilitazione da eseguire che non riuscivo a fare, a distanza di giorni scoprii che avevo un’infezione che mi impediva di farli: dovetti subire un altro mini intervento, questo mi buttò ancora di più a terra perché avevo letteralmente perso dieci giorni di tempo prezioso nel recupero, oltre che aver sofferto "inutilmente"”.
"Camminare da sola non mi sembrava vero"
A darle però sollievo, oltre alla vicinanza della sua famiglia, la sua più grande passione: la marcia. Compagna inseparabile di una giovane vita spesa nell’atletica. “Nonostante tutto il dolore e lo sconforto psicologico che provavo, l'unica cosa che non mi ha fatto mai perdere la speranza durante quel periodo era il pensare continuamente al motivo per cui stavo così tanto soffrendo e cioè che un giorno potevo finalmente ritornare a marciare in modo sereno. Così piano piano sono riuscita a eseguire i primi esercizi riabilitativi a casa, i primi passettini con le stampelle e finalmente dopo un mese ho tolto le stampelle. Camminare da sola non mi sembrava vero, ma ci è poi voluto un altro mese per riuscire ad acquistare sicurezza nel solo cammino, in questo mi ha aiutato la piscina. Psicologicamente è stato molto difficile l'accettare il solo fatto di uscire di casa camminando in modo goffo e lento ed è stato altrettanto difficile accettare che atleticamente non ero più come prima. Ma poi finalmente, dopo quattro mesi, ho potuto piano piano riprendere incredibilmente i miei allenamenti di marcia”.
Da circa due mesi e mezzo Martina è tornata ad allenarsi con continuità seguita dal suo allenatore di sempre, papà Luciano. Il ritmo dei giorni migliori sui cui lavorare, la voglia di essere lì, sempre.
Michael Tassone