Giudicata dai suoi colleghi maschi allo Scudetto con l'Inter: la storia di Alessia Crippa
"Da piccola mi dicevano che non potevo giocare a calcio", racconta la meratese cresciuta nell'Osgb. A giugno ha alzato il titolo nazionale Under 17 battendo la Juventus
La visione di Kevin De Bruyne e gli inserimenti alla Nicolò Barella, anche se il cuore milanista si scalda pensando ad Andrea Pirlo e Sandro Tonali. Modelli, tutti, patinati di un calcio da copertina e della bellezza di uno sport che quando aveva 4 anni ha fatto suo.
Alessia Crippa, una vita in nerazzurro
Veste nerazzurro la storia calcistica di Alessia Crippa che dal 2017 fa parte della famiglia Inter. Il sunto di sette anni si può racchiudere in piccoli sogni diventati realtà e di scudetti cuciti sul petto: l’ultimo, in ordine di tempo, è quello che è arrivato a fine giugno con l’Under 17 di mister Simone De Luca. La 16enne di Merate ha alzato al cielo lo Scudetto battendo nella finalissima di categoria le pari età della Juventus, in rimonta e ai tempi supplementari.
“È stata una stagione incredibile – racconta Alessia – Quest’anno ho fatto il mio passaggio nell’Under 17 dopo gli anni con l’Under 15 (insieme a lei anche la lomagnese Emma Casiraghi, ndr) e inizialmente non è stato semplicissimo. C’è voluto tempo per amalgamarci e trovare quella chimica di squadra che è cresciuta verso dicembre. Da metà febbraio abbiamo capito che forse potevamo portare a casa lo scudetto, cosa di cui non eravamo sicure all’inizio: è stato un torneo che abbiamo fatto a Torino contro Roma, Milan e Juve a farci capire che non eravamo di un livello così basso. A livello individuale non è stato difficile inserirsi in un gruppo composto da ragazze che già conoscevo bene o male, indubbiamente dal punto di vista tecnico la qualità di gioco si è alzata ma grazie agli allenatori che ho avuto in questi anni e agli allenamenti specifici ho dimostrato le mie caratteristiche”.
In campo Alessia fa la mezzala, abituata a dare del tu al pallone. “Mi piace cambiare gioco – spiega la studentessa di grafica all’Istituto Viganò di Merate – Il mio punto di riferimento è Kevin De Bruyne del Manchester City, da sempre: è un giocatore diverso dagli altri, ha una tecnica che lo porta a saltare l’uomo con facilità. Se devo pensare all’Inter non posso non citare Barella anche se a casa mia si tifa Milan e quindi anche se ero piccolina ricordo Andrea Pirlo o Sandro Tonali per la grinta che ci mette. La visione di gioco è uno dei miei punti di forza, mi piace mettere in porta le compagne di squadra anche se so che devo migliorare in tante cose, come la fase difensiva e la forza fisica. Non sono una di tante parole, in campo però mi sento a mio agio perché riesco ad esprimersi per come vorrei”.
Giudicata in passato: "Dicevano che il calcio non era il mio sport"
Gli inizi all’età di 4 anni all’Osgb di Merate, insieme ai maschi. Con tanto di pregiudizi scalciati via da una passione difficile da spiegare a parole prendendosi anche una piccola rivincita. “Ho rotto talmente tanto che mia mamma Silvia alla fine ha ceduto e mi ha portato al campo. Ho giocato all’Osgb fino al 2016, poi in un torneo mi hanno visionato quelli dell’Inter e mi hanno presa. Questi anni all’Inter mi sono serviti molto perché mi hanno saputo indirizzare subito verso l’impegno e il sacrificio, che credo valgano tanto quanto il talento se non di più, al giorno d’oggi. Da piccola sono stata abbastanza giudicata dai miei compagni maschi, molti di loro mi dicevano che non potevo giocare perché il calcio non era il mio sport. Poteva rendermi insicura e farmi smettere ma la voglia di giocare era troppo forte per smettere e così sono andata avanti per la mia strada: questo è un messaggio che mi sento di dare a chi vuole iniziare a giocare a calcio, inseguite il vostro sogno”.
Michael Tassone