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Backyard L'immortale, Cesare Mauri ai mondiali

Ingegner sei L’immortale: 241.4 km e quasi 36 ore di gara il lomagnese ha vinto una gara pazzesca a Monselice

Backyard L'immortale, Cesare Mauri ai mondiali
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Backyard L'Immortale, Cesare Mauri si qualifica ai mondiali. A Monselice, in provincia di Padova, Cesare Mauri si è preso la rivincita più bella, dopo la delusione vissuta alla Spartathlon, l’ultramarathon da Atene a Sparta che l’ingegnere informatico originario di Lomagna sognava di fare da tempo ma che a settembre a causa di un problema fisico ha dovuto abbandonare sul più bello. Al ritiro c’aveva pensato anche in questi giorni a Monselice in occasione di un’ultramaratona molto particolare e invece, nel momento più difficile, un riflesso di lucidità misto a orgoglio l’ha rigenerato, facendogli trovare le ultime forze in corpo per centrare il successo.

Backyard L'Immortale, quasi 36 ore di gara

Dopo ben 241.4 km e quasi 36 ore di gara Mauri ha vinto la prima edizione della «Backyard – L’immortale», evento organizzato dall’Asd Ultra Team Atlante di Demetrio Galante, caratterizzato da una formula unica nel suo genere, che si rifà a quella americana inventata da Gary Cantrell. L’atleta della Pol.Dimica Potenter di Vimercate vi ha partecipato con altri 36 atleti. Prevede di completare un percorso ad anello di 6.706 km in un’ora di tempo, il giro va ripetuto allo scoccare dell’ora successiva e poi ancora, fino a quando resta soltanto un atleta. Una sfida a eliminazione senza limite di tempo facendo i conti con la resistenza delle forze fisiche e mentali.

"Mi sono allenato duramente per tutto il mese, focalizzato sull’obiettivo"

«Cercavo una rivincita per cancellare la grandissima delusione di Sparta – racconta – La scelta di partecipare a questo tipo di gara è nata proprio a Sparta. Lì ho conosciuto Roldano Marzorati che mi ha raccontato tutte le sue avventure di questa disciplina, la backyard, molto particolare. Quest’estate ci sono stati anche i mondiali a Castellaneta in Puglia e me ne sono innamorato. Tornato da Sparta mi sono messo davanti al pc e ho organizzato tutte le sere un programma per prepararmi a livello fisico e logistico, dal tipo di calze all’alimentazione. Mi sono allenato duramente per tutto il mese, focalizzato sull’obiettivo di fare bene e non concedermi alternative. Sono arrivato in Veneto con la macchina piena di roba perché tra un arrivo e l’altro puoi mangiare, bere e fare ciò di cui hai bisogno. Ciascuno aveva un proprio stand dove potersi attrezzare e avere anche un’assistenza. Io non ho potuto perché si trattava di un impegno molto importante e nessuno poteva accompagnarmi. Ci tengo però a ringraziare mia moglie Alessandra che mi ha permesso di fare tutto quello che ho fatto».

Che strategie hai usato durante i giri? «Alternavo uno veloce così da arrivare prima per preparare da mangiare, cambiare il vestiario e avere molto più tempo per sistemarmi mentre l’altro giro più lento per rilassare i muscoli. Alla fine di ogni giro, per quei pochi minuti che mi separavano dal ripartire, ero io a dovermi cucinare o organizzare ciò che mi serviva. Il tutto in maniera completamente autonoma».

L’ultimo giro somiglia alla sceneggiatura di un film. Per contendersi il titolo dell’immortale sono rimasti in tre: Cesare Mauri, Roldano Marzorati e Francesco Francescato, atleta esperto in gare di 24h. Cesare abbozza gli ultimi chilometri, è quasi deciso a mollare. «Eravamo tutti e tre stremati, io avevo già dichiarato l’intenzione di mollare». Al suono della campana che indica pochi metri al traguardo del 35° giro qualcosa però cambia. «Mancavano 30 secondi alla griglia e mi son chiesto se una volta fatto tutto questo sarei stato felice nel ritirarmi. Non potevo lasciare dopo i sacrifici fatti e sono partito a fionda verso il traguardo».

Ed è qui che avviene la sorpresa: Marzorati e Francescato si ritirano. «Mi sono accorto che dietro di me non c’erano luci e allora ho deciso di tornare indietro perché non si vedevano più gli altri. Sento urlare “Corri, sei rimasto solo tu!”: non potevo crederci. Mi sono messo a correre per completare il 36esimo giro perché il regolamento vuole che l’ultimo rimasto debba fare il giro finale altrimenti viene annullata la gara. È stato il giro più bello, pensavo a come sarebbe stato fare una gara di questo tipo da solo e quando ero stanco pensavo a quell’emozione che mi dava energia. Quando sono arrivato alla fine è stato veramente un qualcosa di fantastico».

Grazie alla prestazione di Monselice Mauri ha anche centrato la convocazione con la nazionale azzurra ai prossimi mondiali di backyard nel 2024. Quel mondiale che prima guardava come semplice appassionato e che ora vivrà in prima persona.

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Michael Tassone

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