L'INTERVISTA

Anna Turati lascia il tennis giocato: da Piatti studia per diventare allenatrice

Una nuova vita per la barzanese: "Di lasciare questo sport non potevo, è la mia passione da quando sono piccola. Allenare? Credo sia la scelta giusta, non la vivevo più serenamente"

Anna Turati lascia il tennis giocato: da Piatti studia per diventare allenatrice
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“Mi ero accorta che la vita da giocatrice professionista non mi faceva stare più serena: viaggiare, giocare partite e tornei non mi divertiva più”. In testa passano le immagini di una carriera sognata da bambina, i sentimenti brulicano ma hanno poco da aggiungere, se non un grazie gigantesco al suo tennis a cui deve un po’ tutto.

Anna Turati: "Lasciare il tennis giocato è stato semplice"

Cambia la prospettiva ma in fondo ancora di tennis è fatta la nuova vita di Anna Turati. La 27enne di Barzanò ha scelto di appendere la racchetta per l’ultima volta: una decisione arrivata con serenità, di chi non ha nulla da rimpiangere. “Lasciare il tennis giocato è stato abbastanza semplice – racconta Anna – Vivevo con troppa ansia, lottare per un torneo era diventato un peso e non mi divertiva più fare quella vita lì. Ad Antalya in Turchia ho giocato le mie ultime partite: mi sono data del tempo per capire, pensavo che potesse essere solo un periodo no e invece l’idea di tornare non mi lasciava tranquillità. Ho maturato la volontà di staccare completamente e credo sia stata la scelta giusta. Da quando ho deciso la mia nuova strada mi sento più leggera, ci sono certo altri stress ma se non ero più felice non valeva più la pena di stare in quel modo. Alla Horizon Tennis Home (a Vicenza dove Anna veniva seguita, ndr) hanno capito la mia scelta, sarò sempre grata a loro perché mi hanno appoggiato anche in questo periodo, pur con il dispiacere, tutto mio, di non essere riuscita come team ad entrare nelle qualificazioni di uno slam”.

La nuova strada della barzanese si chiama Bordighera, precisamente alla Piatti Tennis Center agli ordini di Riccardo Piatti e del direttore Andrea Volpini, con l’obiettivo di diventare un’allenatrice. Di successo sarà il tempo a suggerirlo ma intanto l’opportunità arriva in un luogo per certi versi natìo dato che Anna ci passò una stagione come giocatrice, nel 2015, con la sorella gemella Bianca. “Senza esitazioni e dopo la pausa che ho preso ho scelto di trasferirmi qua a Bordighera. Sono contenta, lavoro a tempo pieno e sono sempre motivata, tutti mi stanno dando una mano e si è creato un buonissimo rapporto con tutto il centro. Penso di aver trovato la mia strada, sbaglierò tanto ma mi sta piacendo, anche quando il focus era tutto mio da giocatrice mi sono sempre messa a disposizione degli altri. Volevo intraprendere un nuovo percorso senza uscire dal tennis, quello no, perché è la mia vita e più grande passione. Il mio obiettivo è poter diventare un’allenatrice, aiutare i giocatori ad alzare il loro livello da junior a Itf o Wta/Atp. Magari parto con il vantaggio di poter portare il mio livello di competizione, la mentalità e la visione ma ho tantissimi margini. Ho tante cose da imparare, dalla gestione degli allenamenti ad avere a che fare con ragazzi tutti diversi tra loro ma promettenti fino al primo step che è come costruire un giocatore. Cosa ha detto mia sorella Bianca? È venuta a trovarmi qualche settimana fa, è sempre confrontarci insieme e soprattutto ora con un nuovo mestiere che è un po’ diverso dal suo (head coach all’University of Missouri, ndr)”.

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Anna Turati con il russo Daniil Sergeevič Medvedev

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Con la sorella Bianca e mamma Silvia

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Con il direttore del centro Andrea Volpini

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Il ricordo più bello da giocatrice e cosa vorrai trasmettere ai tuoi allievi? “Il ricordo più bello penso sia la vittoria su Lucia Bronzetti alla Roma Cup della scorsa estate che mi ha dato la wild card per il Foro Italico oltre a livello di college l’esperienza in Texas. Ai miei allievi vorrei dire di apprezzare il tennis per lo sport che è, che ci sono alti e soprattutto bassi ma vivere questo percorso godendoselo. Provare a giocarsela con serenità senza porsi alcun limite, questo è l’obiettivo più grande”.

Michael Tassone

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