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Lettere al giornale
Ospedale Mandic, parliamo anche di eccellenza
Di Carmine Pulpito

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di un lettore sull'eccellenza dell'ospedale Mandic di Merate.
Purtroppo si parla troppo spesso delle criticità del Sistema Sanitario Nazionale; ma qui desidero invece spendere qualche parola di elogio - oltre che di immenso ringraziamento - per il personale medico e infermieristico dell'ospedale Mandic di Merate.Senza volermi dilungare troppo nella descrizione della mia personale esperienza - che tengo a sottolineare essere stata positivissima dal mio ingresso in ospedale fino alla definitiva risoluzione del malanno che ho subìto -, mi sembra doveroso ricordare l'estrema professionalità dei medici che mi hanno salvato la vita, sin dal mio arrivo al pronto soccorso, e che successivamente mi hanno seguito nel percorso di riabilitazione. Mi riferisco in particolare all'équipe del reparto di rianimazione (in cui ho trascorso, a ottobre 2023, i primi sei giorni in terapia intensiva), diretta dal dott. Davide Guzzon, e a quella del reparto di chirurgia (in cui ho passato complessivamente poco più di un mese), diretta dal dott. Andrea Costanzi. La grande competenza di tutti i medici (a cominciare, cronologicamente parlando, dal dott. Caputo, ora in pensione, il quale effettuò l'intervento d'urgenza), ha fatto sì innanzitutto che mi si salvasse la vita dopo un'improvvisa ischemia intestinale, con conseguente crisi setticemica. Successivamente, nel corso di circa un anno, il dott. Andrea Costanzi e il dott. Marco Enoc Chiarelli mi hanno seguito con costante attenzione e premura fino all'intervento finale, complesso ma riuscito perfettamente, grazie alla perizia loro e degli altri medici (anestesisti compresi), ma anche a macchinari all'avanguardia, di cui l'ospedale è dotato.I nomi da fare dovrebbero essere tanti (desidero ricordare anche il dott. Bernasconi), ma direi che tutti i medici del reparto di chirurgia sono sempre stati attenti, disponibili, umani, professionali... In più, non posso non ringraziare tutte le infermiere e le OSS, sempre gentili, premurose ed empatiche; ma anche le infermiere di famiglia e comunità, in particolare nella persona di Simona Castelli, che mi hanno fornito un valido e costante ausilio per un anno.Insomma, tutto il personale medico e sanitario (non me ne vogliano coloro che non ho citato, ma l'elenco sarebbe lunghissimo e di molti non sono riuscito a sapere neppure il nome) ha contribuito a supportarmi nel mio non facile percorso, non facendomi peraltro mai sentire solo e abbandonato, e a fare in modo che tutta questa brutta storia alla fine avesse una felice risoluzione.Prof. Carmine Pulpito