Narciso di Caravaggio o di Spadarino? Queste mostre sgretolano la storia dell'arte
Interessante intervento del nostro lettore Andrea Donato
Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di un nostro lettore, che offre un punto di vista diverso e al tempo stesso interessante sulla mostra del Narciso di Caravaggio che si terrà a partire dal 25 ottobre a Villa Confalonieri a Merate, presentata questa mattina a Roma.
Caravaggio a Merate, l'intervento di un lettore
Ecco l'intervento integrale.
Buongiorno,
Vi scrivo in merito alla mostra organizzata da "Fondazione Costruiamo il Futuro" che porterà a Merate il "Narciso" di Caravaggio. Lo faccio da semplice studente universitario, preoccupato per il lento sgretolarsi della disciplina oggetto dei miei studi e della mia passione, la Storia dell'arte.
Il fenomeno causa di ciò è quello delle mostre "blockbuster", come definite dallo storico dell'arte Tomaso Montanari. Esse si presentano come mostre dalla valenza scientifica e critica nulle, rivolte al grande pubblico, spesso incentrate sui grandi nomi della Storia dell'arte. In esse sono presenti poche opere - in questo caso addirittura una - provenienti da grandi musei, attorno alle quali si costruisce una narrazione che ben poco offre agli studi e ai visitatori.
Quali sono gli aspetti negativi di questo fenomeno?
Innanzitutto, è bene precisare che quest'opera non è attribuibile con certezza al Merisi. Fiumi di parole e di articoli stanno comparendo online per celebrare la venuta di questo "capolavoro" del famosissimo artista. Peccato, però, che la maggioranza della critica moderna sostenga che il dipinto sia opera di Giovanni Antonio Galli, detto lo Spadarino, un pittore caravaggesco del Seicento. Perché nessun articolo e nessun volantino menziona questo dettaglio? Il motivo è semplice: chi andrebbe a vedere un'opera di un artista di secondo ordine, conosciuto solo da eruditi e da qualche appassionato? Si utilizza invece il nome di Caravaggio, il nome dell'artista irrequieto tormentato maledetto e chi più ne ha più ne metta, che già di per sé è pubblicità garantita, per attrarre quanto più pubblico possibile.Nei vari articoli si legge che questa mostra si configura come occasione unica e irripetibile di ammirare quest'opera. Peccato che a Palazzo Barberini essa sia regolarmente esposta e non in deposito. Perché movimentare un'opera d'arte del Seicento, correndo il rischio di danneggiarla e anche di perderla per sempre? Non metto in dubbio che in queste operazioni ci sia sempre la massima cautela, ma sono innumerevoli i casi in cui opere, anche di rilievo, sono state danneggiate per questo motivo. Perché non organizzare una mostra con una delle opere per davvero non fruibili perché da anni in qualche deposito museale? Non credo, e anzi ne sono sicuro, che le conoscenze dei visitatori relative a Caravaggio possano ampliarsi con una singola opera. A maggior ragione se essa è di attribuzione incerta e completamente slegata dal contesto in cui è nata.
Ma aggiungiamo un'altra tessera a questo mosaico da pelle d'oca. Il comune di Merate chiede a volontari, associazioni o appassionati di presenziare l'evento. Ovviamente non c'è alcun segno di retribuzione. Ora, se la mostra ha davvero questo carattere scientifico come propagandato, se è un evento eccezionale e imperdibile, possibile che questo servizio non sia già stato predisposto dalla Fondazione che organizza l'evento? No, si cercano volontari. In mostre serie, questo sarebbe inammissibile.
Si legge ancora che questa iniziativa vuole valorizzare il territorio, come recita il titolo del progetto in cui tale mostra è inserita, "La grande arte in Brianza". Si è persa un'altra occasione di valorizzare veramente il territorio e il suo patrimonio. Si sarebbe potuta organizzare una mostra che raccontasse e spiegasse qualche aspetto della nostra Provincia e del nostro territorio. Ad esempio, una mostra sugli scultori campionesi e caronesi del XII-XIV secolo, sulla produzione artistica locale del Romanico o della Controriforma. Si sceglie invece di destinare fondi all'organizzazione di mostre che non hanno alcun valore educativo, che non comunicano poiché non fanno parlare il territorio.
Questa non vuole essere una polemica politica, ma solo un modo per risvegliare la sensibilità di ciascuno di noi. L'articolo 9 della Costituzione dice chiaramente che la Repubblica "tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Il fine è quello rammendato dallo stesso articolo, ovvero promuovere la cultura. Finché la Storia dell'arte verrà considerata solo come storia dei capolavori e dei grandi nomi, finché si organizzeranno mostre che non hanno valore scientifico e non portano a nuove scoperte, tutto ciò rimarrà un miraggio. Cadranno così in rovina la chiesetta con affreschi del XIII secolo, la cappella cinquecentesca, il museo civico, testimonianza viva del passato, ma ormai finiti nell'oblio della dimenticanza. Mi chiedo se questo sia ciò che vogliamo.
In una frase: "Habemus Caravaggio!" - sì, ma quale? Sì, ma come? Sì, ma a che prezzo?
Vi ringrazio per l'attenzione.
Andrea Donato