Lettere al giornale

Il cuore mi dice di non avere paura e che la fede non è l’illusione di un naufrago

Di Benvenuto Perego (Cassago Brianza).

Il cuore mi dice di non avere paura e che la fede non è l’illusione di un naufrago
Pubblicato:

Realtà negativa! … è la vita rispose!

Scusa chi è morto? Sono qui allo stop di piazza Trento Trieste e sto leggendo i vari manifesti funebri lì esposti. Sono addolorato per quel che apprendo e una signora abbassando il finestrino dell’auto mi porge questa domanda.

Sono in difficoltà a risponderle perché ho appena appreso con amarezza fra quegli avvisi funebri c’è anche il nome di un mio amico nonché un coscritto.

Questo approccio mi imbarazza ; anche perché ... quando si invecchia tutto diventa sempre più difficile e necessita una lente “particolare” per vivere e comprendere!

La signora legge dipinto l’imbarazzo sul mio viso di ultrasettantenne. Tardo a risponderle. Nella mia mente c’è una conversazione libera, confusa, senza freni, fra il mio corpo e lo spirito. Poi, come se mi scongelassi, come in uno sforzo, con una ingenuità vera di bimbo, guardando per terra come se non volessi vedere, gli confido che li c’è anche un mio amico ed è il quarto coscritto che in pochi mesi, il secondo in questa settimana, che hanno terminato la realtà umana della vita che ci ruota attorno.

La signora, dopo aver abbassato il volume dell’autoradio che, guarda un po’ in quell’istante trasmetteva la canzone Imagine (una canzone che amo, pur non capendone le parole in inglese), con una voce graffiante e fredda, mi cita una frase biblica di Giobbe che mette alla prova la mia conoscenza biblica. Poi, quasi per incoraggiarmi con quella bocca rossa e uno sguardo indefinito aggiunge che “ora vivono l’affascinante realtà che tutti ci attende” (?!)

Pur essendo cattolico praticante portando nel cuore la speranza, volutamente voglio ignorare l’aggettivo di questa affermazione e vedo volentieri l’accellerare del’’auto della signora che si allontana gridandomi: “cosa mortal passa e non dura!”.

Infantilmente gli avrei cacciato fuori la lingua!

Non so descrivere con parole la mediocrità di fede che in quel momento di sofferenza interiore faceva muovere i miei pensieri in direzione contraria quasi “corrosiva”; interroga la conclusione triste e silenziosa di un capitolo di una storia del libro della vita, scritto con caratteri non sempre colorati, che comunque, con o senza coraggio procede, nonostante fiori di grate emozioni, ma ora, con sdegno, non conosce più spiagge ma solo scogli né di buon senso ne di logica.

Mi incammino verso casa. Guardo il cielo sempre scuro e piovoso in questa domenica della Misericordia. E’ cupo ma il correre di quelle multiformi nubi, all’apparenza ingorde, si inseguono come cacciatore e preda mi suggerisce di non dimenticare che otto giorni fa festeggiavamo la Resurrezione di un Uomo morto in croce.

Sconsolato e confuso recito una preghiera pensando al mio inizio, crescita, le mie scelte e... il mio futuro.

Il cuore mi dice di non avere paura e che la fede non è l’illusione di un naufrago ma la mia luce di speranza si affievolisce e dalla gioia dell’ Alleluia ora passo al fiducioso “chissà” del Requiem (?!) e il mio Credo, poco forte, mi ricorda consapevolmente che sono fatto di polvere e… il cielo mi aspetta come giovane recluta.

Benvenuto Perego, Cassago Brianza

Seguici sui nostri canali