politica

Sul pratone di Pontida uno striscione dei militanti della Lega contro Salvini

Un gruppo di iscritti al Carroccio denuncia un «cerchio magico che cura interessi di pochi», sostiene che «manca una strategia e un ideale». E avverte: «Quando ci sarà il congresso, portate una scopa»

Sul pratone di Pontida uno striscione dei militanti della Lega contro Salvini
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Se qualcuno pensava quello di Paolo Grimoldi, il quale a Palazzago aveva detto che la Lega «oggi qualche problema ce l'ha», fosse un caso isolato, si sbagliava di grosso. A testimoniare che nel partito serpeggia più di un malumore, anche in Bergamasca, c'è infatti lo striscione appeso l'altra notte al pratone di Pontida: «Da indipendenza a sudditanza, i militanti ne hanno abbastanza. Congresso subito». Accompagnato, come riportano i colleghi di Primabergamo,  dall'invio di una lettera alle redazioni dei giornali, che lascia poco spazio all'immaginazione. Insomma, la leadership di Salvini viene messa in totale discussione.

A corredo dello slogan, appeso sopra quel «Padroni a casa nostra», insieme a una scopa - c'è da fare pulizia?- che per molti ormai è un lontano ricordo di bossiana memoria, il commento di un gruppo di tesserati. I quali, a quanto pare, della linea nazionalista e delle direttive dall'alto, senza confronto e partecipazione, ne avrebbero anche abbastanza.

Sul pratone di Pontida uno striscione dei militanti della Lega contro Salvini

«Siamo un gruppo numeroso di persone iscritte alla Lega, militanti stanchi di essere subissati - comincia la nota inviata alla stampa -. L’azione che abbiamo portato avanti a Pontida vuole risvegliare le coscienze dei militanti leghisti, che sappiamo la pensano come noi. Il nostro partito non può più andare avanti così: manca una strategia e mancano delle proposte vere, ma soprattutto un ideale».

Per gli autori, nel tempo sarebbe andata a mancare quella partecipazione dal basso, che faceva del Carroccio un partito popolare, della gente. Ma di chi è la colpa? Per loro, di chi favorisce e promuove solo chi accetta tutto senza discutere e, non a caso, si parla di «cerchio magico», inteso dai lumbard che scrivono quasi come un club esclusivo, la corte per entrare nella quale bisogna farsi andare bene certe scelte e passare, da bravi amministratori, a capaci esecutori.

«Questo succede - prosegue il testo - quando si vuole annullare ogni forma di dibattito interno, mandando avanti solo chi dice sempre «signorsì» al suo superiore. Nella Lega si è creato un nuovo cerchio magico, che fa solo gli interessi di pochi e non quelli del territorio e dei militanti, vera base popolare su cui la Lega si è sempre fondata».

«Al congresso portate una scopa»

Insomma, non ci sarebbe spazio per mettere in discussione gli ordini, per alcuni che comandano è così e basta, dicono: «Nel nostro partito il dissenso interno viene messo a margine ed escluso, ma la maggioranza siamo noi e il tempo politico per yesman e lecchini deve finire. Ora basta. Vogliamo tornare a essere un partito che abbia veramente a cuore il territorio, che in questi anni è stato maltrattato dalla classe dirigente. Congresso della Lega subito».

Certo, c'è chi sostiene che la linea finora adottata, quando portava il Carroccio oltre il trenta per cento a livello nazionale, andava bene a tutti. Adesso, però, sembra che la situazione sia cambiata e certe decisioni, come denunciato da Grimoldi nel suo intervento in Valle Imagna, faticano a essere comprese da chi la tessera l'aveva fatta per il federalismo. «Lanciamo un appello ai militanti veri che credono ancora nella vera Lega: quando ci sarà il congresso portate una scopa, sarà un nuovo inizio per il nostro partito».

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