L'editoriale

Retesalute, il Centrodestra della Brianza ha perso una occasione storica

Dopo il fallimento politico e gestionale dell’Azienda speciale dei Comuni per i servizi socio assistenziali dell’Ambito di Merate, erano in molti ad aspettarsi un deciso cambio di rotta

Retesalute, il Centrodestra della Brianza ha perso una occasione storica
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Perde un’occasione unica e storica il centrodestra della Brianza. In particolar modo la perdono gli amministratori comunali di quell’area politica, vecchi e nuovi, che si sono cimentati con il noto affaire Retesalute. Infatti, dopo il fallimento politico e gestionale dell’Azienda speciale dei Comuni per i servizi socio assistenziali dell’Ambito di Merate, erano in molti ad aspettarsi un deciso cambio di rotta nella governance della società e una piena assunzione di responsabilità da parte dei sindaci di centrodestra.

Retesalute è da sempre stata considerata una “riserva di caccia” del centrosinistra che in qualche misura la ideò e certamente ne tenne saldamente le redini fino allo schianto finale, quando i debiti la sommersero togliendole anche l’ultima boccata di fiato. Una conduzione che negli anni ha creato non poche tensioni dentro il Pd provinciale, in un dualismo Lecco/Brianza che vedeva scontrarsi due modelli gestionali molto diversi se non antagonisti (una contrapposizione mitigata unicamente dal ricorso alla medesima galassia di cooperative per l’erogazione dei servizi sociali). Una gestione che ha portato non solo un dissesto economico ma anche il moltiplicarsi di servizi che, più che rispondere ai bisogni della popolazione, rispondevano alle capacità di erogazione dei fornitori o dell’azienda stessa (con qualche assunzione ad hoc per servizi di dubbia necessità). Tutto con un ruolo da “foglia di fico” per il centrodestra, coinvolto qui e là con qualche posto nel Consiglio di amministrazione o dei Revisori dei conti, senza mai una reale capacità di incidere sulle dinamiche di fondo né di aprire il vaso di Pandora.

Proprio di fronte a questa storia di pubblica amministrazione non efficiente e non trasparente (peraltro sulla pellaccia dei cittadini più fragili e bisognosi), alte erano le aspettative di un deciso cambiamento, uno scardinamento di posizioni di rendita, centri di potere, ripetizione dell’identico modello. Ci si aspettava che il centrodestra, visti i risultati, pretendesse la conduzione con piena responsabilità dell’azienda, con la presidenza e la maggioranza del Consiglio di amministrazione. Della serie: cari amici del Pd, avete fatto un disastro, ora lasciate provare a noi, peggio di così non faremo. E invece nulla: a parte lo strapuntino della riconferma della presidenza dell’assemblea a Massimo Panzeri, sindaco di Merate, sembra che a farla da padroni siano ancora gli stessi. Il presidente Antonio Colombo, ex sindaco di Casatenovo, è facilmente riconducibile alla galassia del Pd, e anche il resto del CdA sembra pendere verso sinistra, se non per qualche presenza che speriamo non si limiti al ruolo di avvallo e giustificativo. Così come speriamo che il gattopardesco “tutto cambia affinché nulla cambi” non sia la stella polare della nuova rotta: urge tornare a leggere i bisogni delle persone e della società che cambia, e dare risposte adeguate che non facciano felici i fatturati delle cooperative o le aspettative di nuove assunzioni, ma i cittadini contribuenti.

Serve scontentare qualche amico per rispondere adeguatamente al moltiplicarsi di richieste sul fronte delle fragilità. I sindaci di centrodestra che non hanno rivendicato un filo di maggior peso nella gestione quotidiana, siano almeno vigili sulle politiche sociali ed esercitino fino in fondo il ruolo di soci e controllori di cioè che viene fatto e come e da chi. Quanto si motivi di questo mancato colpo di reni poco sappiamo dirvi: forse il solito senso di inferiorità sul tema del sociale? La mancanza di un coordinamento e di una leadership? La latitanza dei partiti di riferimento su questi temi? La coda di paglia nei confronti delle gestioni passate? Sono tutte ipotesi, ma certo non sono giustificativi, quanto piuttosto aggravanti a cui sarà meglio iniziare a porre rimedio da domani.

Isabella Preda

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