Dibattito

Palestina, l’Italia la riconosca come Stato: no delle opposizioni, ma la mozione è approvata

Si è parlato anche di Palestina nel Consiglio comunale che si è riunito nella serata di lunedì 20 ottobre 2025 a Merate

Palestina, l’Italia la riconosca come Stato: no delle opposizioni, ma la mozione è approvata

Si è parlato anche di Palestina nel Consiglio comunale che si è riunito nella serata di lunedì 20 ottobre 2025 a Merate.

A portare il tema in aula il gruppo di maggioranza Viviamo Merate, che attraverso una mozione ha chiesto alle istituzioni italiane di riconoscere la Palestina come Stato (di seguito il link per leggere il testo integrale della mozione: Mozione stato palestina gruppo consiliare viviamomerate).

Palestina, l’Italia la riconosca come Stato: no delle opposizioni, ma la mozione è approvata

Voto contrario da parte dei gruppi di opposizione del centrodestra al termine di un lungo dibattito in aula, durante il quale il capogruppo di maggioranza Ernesto Sellitto ha risposto alle esternazioni della consigliera Paola Panzeri (Prospettive per Merate), che ha definito l’atto “puramente politico e ideologico”.

A destra in prima fila il capogruppo di maggioranza Ernesto Sellitto

“Atto politico assolutamente sì, ideologico no – ha replica del capogruppo Sellitto – E’ proprio un messaggio politico quello che vogliamo fare arrivare. Sappiamo che come Consiglio comunale abbiamo dei limiti e nessuno qui intende sostituirsi ai ministri. Vogliamo far capire che per noi riconoscere la Palestina come stato è un punto di partenza, non di arrivo. Solo a quel punto si possono far sedere due interlocutori con la stessa dignità sul piano del diritto internazionale e cercare un accordo di pace”.

La mozione è passata con i voti favorevoli dei consiglieri di maggioranza.

Di seguito il testo letto in aula dalla consigliera Paola Panzeri di Prospettive per Merate, che ha argomentato una richiesta per emendare il testo della mozione prima di bocciare, di fatto, la proposta della maggioranza.

Di seguito il testo completo di quanto letto in aula dalla consigliera Panzeri:

Signor Sindaco,
Assessori,
e colleghi Consiglieri,

quando si parla del conflitto israelo-palestinese, non possiamo non provare dolore per ciò che è accaduto e che sta accadendo: civili uccisi, famiglie distrutte, bambini privati di tutto. È un dramma che colpisce la coscienza di chiunque creda nella dignità umana e nella pace.

E proprio poiché si tratta di un tema estremamente delicato, che tocca la coscienza di ciascuno e coinvolge dinamiche internazionali complesse, noi amministratori abbiamo il dovere di agire con equilibrio, misura e senso di responsabilità, anche nel rispetto delle competenze istituzionali che il nostro ordinamento prevede.

La politica estera, come sappiamo, è materia di competenza esclusiva dello Stato. Crediamo profondamente nel principio del rispetto delle competenze, che è alla base della nostra Costituzione e del corretto funzionamento delle istituzioni.

Un Consiglio comunale non ha titolo né strumenti, nemmeno in forma di intenti, per “riconoscere” uno Stato estero o per indirizzare la politica internazionale.

Il nostro ruolo è diverso: è quello di amministrare la nostra comunità, promuovere la coesione, la solidarietà, la cultura della pace e del rispetto reciproco.

Proprio per questo ritengo che la mozione oggi in discussione, pur nello sfondo animata da intenti che possono essere condivisibili, rischi di trasformarsi in un atto meramente politico e ideologico, privo di effetti concreti.

Se vogliamo davvero dare un segnale, dobbiamo farlo con gesti coerenti con il nostro ruolo e non con dichiarazioni che sconfinano nella geopolitica.

Nel testo della mozione, inoltre, si nota una narrazione fortemente sbilanciata nella ricostruzione storica e nei giudizi, ma, ancora, non è questa la sede appropriata per esprimere giudizi di natura storica o geopolitica, che richiedono contesti di approfondimento ben più adeguati, anche in considerazione della complessità del tessuto territoriale, religioso e culturale che caratterizza quella regione del mondo.

In particolare, l’utilizzo dell’espressione “colonialismo israeliano” indicato quale unica causa che non consentirebbe di percorrere la prospettiva di “due Popoli, due Stati” comporta un semplicistico giudizio di condanna, che non tiene conto della pluralità di fattori storici, politici e religiosi che alimentano il conflitto e che comunque non spetta a questa sede esprimere.

Allo stesso modo, non viene adeguatamente considerata la profonda differenza tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, territori retti da autorità diverse e con visioni spesso contrapposte, la cui distinzione è essenziale per comprendere la complessità della situazione.

Il Governo italiano ha scelto una linea di equilibrio e responsabilità: sostiene la prospettiva di “due popoli, due Stati” come obiettivo finale, ma agisce con prudenza, perché riconoscere unilateralmente uno Stato in un contesto di guerra e instabilità non favorisce la pace.

Serve prima garantire la sicurezza dei civili, la fine del terrorismo e una rappresentanza legittima e stabile da entrambe le parti.

È una posizione prudente ma coerente, che mette al centro il dialogo, la diplomazia e gli aiuti umanitari, non gesti simbolici o schieramenti ideologici.

Noi riteniamo che il riconoscimento dello Stato di Palestina non possa essere considerato lo strumento attraverso il quale riavviare negoziati volti a garantire una coesistenza pacifica e duratura, ma semmai il punto di approdo cui tendere attraverso la diplomazia internazionale, fondato sul reciproco riconoscimento, sulla sicurezza e sul rispetto del diritto internazionale.

Se Merate vuole contribuire in modo serio e concreto, possiamo farlo nel nostro ambito di competenza: promuovendo iniziative umanitarie, collaborando con associazioni che operano nei territori colpiti, sostenendo campagne di solidarietà e progetti educativi sul dialogo e sulla pace.

 

palestina
Al centro la consigliera comunale Paola Panzeri

 

Questo sarebbe un modo realmente utile di agire, che avrebbe obiettivi concreti e rispetterebbe il ruolo istituzionale del nostro Comune.

Detto ciò, non intendiamo affatto sottrarci a un pronunciamento sulla pace e sulla coesistenza pacifica tra i due Popoli.

Siamo pronti, anzi, a condividere e sostenere una mozione che, liberata da espressioni di parte e da letture unilaterali del conflitto, si concentri sul solo e più alto obiettivo: la pace, la tutela dei civili e il rispetto del diritto internazionale.

Per questo motivo, il gruppo consiliare Prospettive per Merate propone anzitutto un emendamento che modifichi la parte dispositiva della mozione nel seguente modo:

“Il Consiglio comunale di Merate, esprimendo profonda solidarietà verso tutte le vittime del conflitto in Medio Oriente e condividendo l’obiettivo di una pace giusta e duratura fondata sulla prospettiva di due popoli e due Stati, invita il Governo italiano a proseguire, nelle sedi internazionali, ogni azione diplomatica e umanitaria volta al generale cessate il fuoco e alla tutela della popolazione civile, nel rispetto del diritto internazionale e della sicurezza di tutte le parti coinvolte.

Allo stesso tempo, il Comune si impegna a promuovere, nel territorio comunale, iniziative di sensibilizzazione e solidarietà a favore delle popolazioni colpite, in collaborazione con le associazioni riconosciute.”

Inoltre, l’intero testo dovrà essere emendato di ogni riferimento, diretto o indiretto, a giudizi di responsabilità dell’una o dell’altra parte nella genesi o nella prosecuzione del conflitto, affinché la mozione possa rappresentare un autentico appello alla pace, condivisibile da tutte le forze politiche.

Il testo così emendato permetterebbe di rendere la mozione più equilibrata, istituzionalmente corretta e realmente umanitaria, senza sconfinare in temi che non rientrano nelle nostre competenze.

Ecco perché, qualora gli emendamenti venissero approvati, il gruppo consiliare Prospettive per Merate voterebbe favorevolmente la mozione, riconoscendo lo spirito umanitario che la anima.
In caso contrario, voteremo contro, perché riteniamo che, così com’è, la mozione si riduca a una questione puramente politica e ideologica.

Solo così il nostro gesto potrà avere valore: restando fedele ai principi di verità, responsabilità e pace.