Sulla piattaforma change.org

Voss Osnago, oltre tremila firme in pochi giorni per salvare i posti di lavoro

La petizione lanciata online da Fim Cisl Monza Brianza Lecco e da Fiom Cgil Lecco sta raccogliendo un'ondata di solidarietà.

Voss Osnago, oltre tremila firme in pochi giorni per salvare i posti di lavoro
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Oltre tremila firme sulla piattaforma Change.org per dare solidarietà ai 70 lavoratori della Voss Osnago che da settimane presidiano i cancelli dell'azienda dopo che la proprietà tedesca ha annunciato la volontà di chiudere il sito produttivo.

Tremila firme a favore dei dipendenti della Voss Osnago

Il popolo del web si sta schierando dalla parte dei 70 dipendenti della Voss di Osnago, che rischiano il licenziamento dopo l’annuncio da parte dell’azienda di voler chiudere la produzione nel sito di Osnago: online è partita una petizione (qui il link per firmarla), lanciata su Change.org da Fim Cisl Monza Brianza Lecco e da Fiom Cgil Lecco, alla quale hanno già aderito oltre 3.000 cittadini in 72 ore. Scopo della campagna, indirizzata al Governo e alla multinazionale, è garantire una dignità e un futuro a questi lavoratori.

La volontà di chiudere il sito produttivo

Il sito produttivo, ricordano gli autori della petizione, è diventato di proprietà della multinazionale nel 2016, che l’ha rilevato da un imprenditore locale; in questi anni, spiegano, i dipendenti hanno lavorato “anche la notte, a volte i sabati e le domeniche, giornate in cui non si aveva mai lavorato prima. Dalla acquisizione, non ci sono mai stati problemi salvo l’utilizzo di un po’ di cassa integrazione nel 2019. Purtroppo, però, Voss non ha mai fatto investimenti utili a rafforzare competitività e presenza sul mercato". Le decisione di chiudere lo stabilimento è dunque descritta come “un fulmine a ciel sereno: il 4 dicembre scorso i manager comunicano la decisione di chiudere con effetto immediato, senza discussioni né prospettive per le persone. Le produzioni verrebbero trasferite non si sa bene dove, si parla di Germania e Polonia”, aggiungono. Precisando quanto la responsabilità di dare l’annuncio sia stata scaricata su “due delegati sindacali, sostenuti dalle organizzazioni sindacali, che hanno quindi comunicato a tutti i colleghi e colleghe del licenziamento conseguente alla chiusura della ditta”: “una modalità del tutto discutibile”, affermano, “che scarica sui delegati sindacali di fabbrica la responsabilità di un annuncio drammatico”.

Gara di solidarietà

In queste settimane, si legge nella petizione, c’è stata una “gara di solidarietà spontanea nei confronti dei lavoratori” da parte dei cittadini, del Sindaco e dell’amministrazione locale, delle Istituzioni locali e delle associazioni, tutti impegnati a sostenere i dipendenti nel presidio dell’azienda “anche durante le festività natalizie”. “Un presidio fermo e determinato, ma sempre composto, educato e civile, nonostante l’atteggiamento spesso fuori dalle righe da parte della Direzione Aziendale che non ha risparmiato nemmeno insulti nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori”, aggiungono.

Chiusura da parte della direzione

“Fino a oggi”, concludono i promotori della petizione, “l’azienda ha scartato qualsiasi ipotesi alternativa alla chiusura, che va dall’analisi e risoluzione delle inefficienze per proseguire con la produzione in Italia, alla ricerca di un possibile imprenditore interessato all’area o al mercato, fino alla reindustrializzazione del sito. Un atteggiamento che rischia di vanificare anche il ruolo delle Istituzioni, a partire da Regione Lombardia che ha dato, da subito, ampia disponibilità a valutare tutte le possibili soluzioni per salvaguardare la continuità occupazionale. Non ci rassegniamo al destino che l’azienda ci ha dipinto”, chiosano i sottoscrittori. Alla gara di solidarietà offline se ne sta affiancando adesso quella online: il contatore delle firme su Change.org, infatti, continua a crescere.

 

 

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