Unicalce compie 100 anni
Il Gruppo oggi è il più grande produttore italiano di calce, dispone di 11 stabilimenti e 22 forni, occupa circa 500 collaboratori e sviluppa un fatturato di quasi 200 milioni
Il 28 marzo Unicalce ha festeggiato cento anni dalla fondazione dell’Industria Lombarda delle Calci in Zolle Gnecchi-Donadoni. Un secolo fa infatti veniva posato il primo solido mattone del lungo percorso che ha portato Unicalce ad essere l’azienda che è oggi. Un’avventura iniziata negli Anni Venti del secolo scorso con due piccoli forni alimentati a legna e installati a Lecco-Maggianico, nella zona pedemontana lariana. Una storia che non poteva che iniziare dal profondo radicamento sul territorio, ma che presto - grazie ad alleanze, acquisizioni e indiscusse capacità imprenditoriali - si è tramutata nella storia del più grande produttore italiano di calce.
Unicalce celebra un secolo di vita
Tanto è cambiato da allora. Al posto dei due piccoli forni a legna oggi ci sono 22 forni in 11 stabilimenti distribuiti in Italia con una capacità produttiva di 2 milioni di tonnellate all’anno e a cui si aggiungono i 4 impianti di produzione di premiscelati per l’edilizia. Si sono aperti nuovi mercati, in Italia e all’estero, si servono nuovi clienti.
L’Unicalce di oggi è un’azienda solida che occupa circa 500 collaboratori e sviluppa un fatturato che sfiora i 200 milioni di euro. Una realtà in prima linea nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni sostenibili per la produzione di calce e per ridurre l’impatto delle proprie attività. Un’azienda diversa da quella di cento anni fa, ma che non ha dimenticato i valori e i principi fondanti che l’hanno portata ad essere quello che è oggi: competenza, affidabilità e professionalità.
A un secolo dalla sua fondazione, arrivati alla quarta generazione, Unicalce può guardare con fiducia e determinazione al futuro e affrontare le grandi sfide della decarbonizzazione, dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e più in generale della sostenibilità del proprio operato, consapevole della sua forza e della sua capacità di innovare e crescere.
Tagliare il traguardo dei cento anni non è un’impresa da tutti. Unicalce ci arriva anche come leader del settore in Italia. Come ci siete riusciti?
“Continuando ad investire, lavorare con serietà, determinazione e rispetto delle leggi - esordisce Luigi Gnecchi, presidente della Holding Dolomite Colombo che controlla il gruppo Unicalce - La nostra industria è fondamentale per l’economia e la vita di tutti i giorni. La calce è indispensabile per l’acciaio e quindi per tutta la filiera della metalmeccanica. Non a caso durante la seconda guerra mondiale la Gnecchi e Donadoni era stata considerata un’azienda bellica perché fondamentale per l’acciaio e indispensabile per tutta la manifattura italiana. Inoltre troviamo la calce negli impianti di depurazione (acque, fumi e fanghi), nel vetro, nell’asfalto, in agricoltura ed in edilizia. La calce trova inoltre molteplici applicazioni nell’industria chimica e mineraria, fino all’estrazione del litio utilizzato per le batterie degli smart phone.
Seppur fondamentale per molti settori industriali il nostro è un comparto di nicchia che impiega totalmente in Italia meno di 1000 persone. Un settore che negli ultimi anni è stato oggetto di una forte aggregazione: nel 2000 c’erano in Italia circa 20 operatori mentre oggi sono solo 6 o 7. In questo contesto Unicalce ha progressivamente investito e sviluppato il mercato dei prodotti a maggior valore aggiunto utilizzando tecnologie sempre più all’avanguardia e con una forte attenzione all’ambiente. Unicalce ha imboccato da tempo questa strada, soprattutto dopo l’arrivo del nuovo Direttore generale Luca Negri”.
Cioè? Come sta cambiando l’azienda?
“Il dottor Negri sta cercando di staccarci dalle fonti fossili per abbracciare i combustibili alternativi: biomasse, biogas, fonti rinnovabili e idrogeno, oltre alla cattura e al riutilizzo della CO2. Questa è la grande sfida di Unicalce”.
Ci spieghi meglio questo cambio di paradigma.
“È possibile coniugare sviluppo industriale e rispetto dell’ambiente e la nostra industria ne è un esempio - premette il DG Negri –Ad esempio stiamo sviluppando progetti e soluzioni legate all’economia circolare. Stiamo installando parchi fotovoltaici in tutti i nostri stabilimenti per autoconsumo di energia. Spingeremo anche sulla digitalizzazione perché questi obiettivi si possono raggiungere prima e meglio proprio attraverso le nuove tecnologie.
Poi c’è il tema CO2. Una quota importante delle nostre emissioni è di processo: non nasce dalla combustione, ma dalla reazione chimico-fisica che trasforma il carbonato di calcio (il calcare naturale) in ossido di calcio. Una buona parte della CO2 emessa, tuttavia, viene poi riassorbita nelle diverse applicazioni. Infine l’azienda, essendo molto ben distribuita sull’intero territorio nazionale, ha un ridotto impatto ambientale legato alla logistica: i nostri giacimenti di calcare sono a fianco degli stabilimenti e il nostro prodotto subisce una modesta movimentazione. Ma non è tutto”.
A cosa si riferisce?
“Questa è un’azienda che fa seriamente il proprio lavoro, rispetta le regole, si è dotata di un codice etico, dispone di sistemi di compliance e governance rigorosi. Abbiamo conseguito tutte le certificazioni ambientali e relative alla sicurezza del posto di lavoro. E grazie a queste caratteristiche di trasparenza e certificazione siamo considerati un punto di riferimento a livello internazionale nel nostro settore.”
Avete in programma nuovi sviluppi, nuovi prodotti?
“Il tema delle emissioni sta cambiando le regole del gioco e noi stiamo rafforzando l’impegno nella ricerca e nelle nuove applicazioni - prosegue Negri - La produzione della calce inoltreè destinata a cambiare nei prossimi anni con l’obiettivo di ridurre e/o catturare le emissioni di CO2 anche mediante collaborazioni con soggetti partner.”
Torniamo al presidente Gnecchi. Le imprese italiane e lecchesi hanno resistito straordinariamente bene alle numerose avversità degli ultimi anni: crisi economica, pandemia, aumento delle materie prime, caro energia, guerra e ora pure inflazione. Qual è il segreto?
“Resilienza, senso di appartenenza, investire i guadagni in azienda e attenzione alle risorse umane. Per Unicalce, in particolare, vorrei sottolineare anche il ruolo e la figura carismatica di nostro zio, il geometra Colombo, che ha saputo imprimere una svolta importante a tutto il Gruppo”.
Cosa avete in programma per festeggiare i primi cento anni?
“Per noi celebrare questo traguardo rappresenta soprattutto l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al successo dell’azienda, dai fondatori ai collaboratori, dai fornitori ai clienti e per rinnovare l’impegno a continuare su questa strada con la stessa passione e dedizione che hanno contraddistinto Unicalce in questi cento anni di storia. Abbiamo in programma riunioni in tutti gli stabilimenti per incontrare i nostri collaboratori e parlare innanzitutto di sicurezza, che è un valore imprescindibile perché le nostre persone sono il nostro valore fondamentale”.