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Novastilmec, quando il passaggio generazionale è di successo

L’impresa è stata fondata nel 1978 da Marco Borgonovo, ma oggi a guidarla sono i suoi figli Daria e Riccardo: la storia di una transizione che ha funzionato

Novastilmec, quando il passaggio generazionale è di successo
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Il territorio lecchese è uno splendido esempio dell’operosità delle aziende famigliari, particolarmente concentrate a livello numerico nella nostra provincia. Oggi uno degli elementi chiave di queste preziose realtà è senza dubbio il passaggio generazionale: affrontare nel migliore dei modi questo aspetto cruciale è determinante per qualsiasi impresa. Novastilmec di Garbagnate Monastero ha saputo intraprendere questo percorso con successo: l’azienda leader nella produzione di linee di spianatura e taglio trasversale, linee slitter per taglio longitudinale, sistemi di imballo e di automazione per linee per centri di servizio, è stata fondata nel 1978 da Marco Borgonovo, imprenditore oggi settantaquattrenne e originario di Verano Brianza, mentre attualmente è guidata dai suoi figli Riccardo (44) e Daria (40), rispettivamente CEO e CFO dell’attività imprenditoriale.

Torniamo indietro nel tempo: com’è nata questa storia d’impresa?

Marco: «Sono partito più di 45 anni fa con un socio, costruendo macchine singole e poi pian piano siamo arrivati a fare impianti completi. Venivo da un’esperienza di dieci anni nel taglio e piegatura, maturata alla CBC di Carate Brianza, quando ho scelto di mettermi in proprio. Il nostro è un lavoro complicato: partiamo da zero e progettiamo, quindi costruiamo e avviamo le macchine sul posto. Nei primi anni abbiamo coperto quasi tutto il mercato italiano, all’epoca il più forte d’Europa per la vendita dell’acciaio. Crescendo siamo entrati in Europa, facendo vendite occasionali e partecipando sempre più a fiere importanti, come EuroBLECH di Hannover, a cui siamo presenti da oltre vent’anni».

Per chi lavora oggi Novastilmec?

Daria e Riccardo: «Ci relazioniamo con i grossi gruppi internazionali come Thyssen, ArcelorMittal, oppure San Polo Lamiere in Italia, nostro cliente storico. Una decina di anni fa abbiamo avuto un boom in Cina, realizzando una dozzina di impianti di spessore per aziende leader, ma anche macchine singole usate per lavorare l’acciaio molto duro, difficile da modellare. Esportiamo anche in Sudafrica e negli Stati Uniti: attualmente l’80% della nostra produzione va all’estero, ma negli ultimi anni c’è stato un certo ritorno in Italia, dato che con il piano 4.0 del Governo il mercato interno si è movimentato».

Da dove deriva questa «vocazione» internazionale?

Daria: «Papà si è sempre trovato molto bene a lavorare con l’Europa, mentre Riccardo più recentemente ha recuperato possibilità sul mercato italiano. Teniamo molto a ricordare che clienti che hanno comprato macchine da noi trent’anni fa, siamo ritornati a rivolgersi a noi dopo così tanto tempo: lo diciamo con orgoglio, significa che si sono trovati bene. Oggi abbiamo più di 500 installazioni in tutto il mondo, forse un migliaio di macchine singole: abbiamo aperto a mercati asincroni: se l’Europa rallenta, crescono gli Stati Uniti, oppure potrebbe crescere l’Asia. Non abbiamo mai voluto essere monocliente, la differenziazione ci ha portato stabilità».

Veniamo ora al passaggio generazionale: come è avvenuto?

Marco: «Ho messo sulle spalle dei miei figli un peso non indifferenti, ma sono due persone intelligenti, in cui ho visto subito capacità e responsabilità. Li ho lasciati fare, nel bene e nel male, mentre io oggi penso soltanto ad una supervisione generale. Scherzando dico loro “se vado via io fallite in sei mesi”, ma sono ben consapevole che non è così, è un modo che utilizzo per spronare i ragazzi… a volte vorrei intervenire perché vedo rischi che ho già corso in passato e non voglio che loro li corrano».
Daria e Riccardo: «Di certo è un aspetto delicato, che per noi è iniziato 15 anni fa. Ogni tanto ci si scontra perché le visioni sono differenti. Rispetto al passato fare impresa oggi è più difficile sotto alcuni punti di vista, ma siamo convinti che ogni tempo abbia le sue difficoltà. Il modo di lavorare è cambiato, per esempio prima bastava una stretta di mano ora i contratti li scrivono gli avvocati, ma noi ci siamo abituati, è la nostra realtà quotidiana».

Non avete mai pensato di dedicarvi ad altro?

Daria: «Papà non ci ha mai spinto ad entrare in azienda, nostra sorella per esempio fa tutt’altro. In ogni caso abbiamo sempre respirato l’aria di Novastilmec, sin da bambini e personalmente ho sempre avuto voglia di entrare. Quando mi sono laureata ho cercato lavoro fuori, ma ad un certo punto Riccardo, già inserito in azienda, mi ha detto “se vieni anche tu andiamo avanti”. All’inizio mi sono chiesta se saremmo stati in grado, ma con i consigli e l’aiuto di nostro padre penso che il passaggio generazionale sia riuscito con successo. La sua raccomandazione è sempre stata quella di fare ciò che sappiamo fare, facendolo bene, senza strafare».

Oggi di che cosa vi occupate?

Daria: «Mi occupo del controllo di gestione, di fornire supporto alla parte contrattualistica e del personale, tenendo sempre un occhio sugli stati avanzamento produttivi. Dopo alcuni anni di gavetta, mi sono tolta dall’operatività pura, per non perdere di vista lo sviluppo complessivo dell’azienda. Con il tempo ci siamo riorganizzati, strutturando la gestione con figure chiave, responsabili con cui dialoghiamo quotidianamente: anche io e Riccardo abbiamo dovuto imparare a fidarci di altre persone, come nostro padre ha fatto con noi. Oggi mi sento di poter affermare che l’imprenditore non dorme mai, ha sempre problemi da risolvere e questioni da affrontare: saper fare il proprio prodotto non è più sufficiente, l’azienda deve avere una precisa organizzazione, dotarsi delle necessarie certificazioni, stare al passo con la legislazione e programmare investimenti mirati».

Pensiamo anche ai dipendenti: trovare nuovi lavoratori è un tasto dolente per tante aziende. È così anche per voi?

Daria e Riccardo: «Negli ultimi anni ci sono stati tanti cambiamenti, perché risorse storiche sono andate in pensione. Abbiamo iniziato in anticipo ad inserire giovani, perché la loro formazione non richiede poco tempo e inoltre abbiamo introdotto figure intermedie, con lo scopo di mitigare l’impatto delle uscite. Non si tratta di un percorso semplice, ma oggi il più giovane è del 2003 e ci sentiamo di dire che non è vero che le nuove leve non hanno voglia di lavorare».

Come sono cambiate le politiche di welfare? Come si conciliano lavoro e vita privata?

Daria e Riccardo: «Se diverse persone sono rimaste in Novastilmec per quarant’anni è perché hanno trovato il giusto equilibrio azienda-dipendente. Oggi è più complesso, rispettare le esigenze di ogni persona è diventato un lavoro anche per noi. Per quanto riguarda il welfare utilizziamo la piattaforma TreCuori, quella di Confapi: abbiamo condiviso un percorso interessante, per un welfare che ricade sul territorio».

Pensiamo anche al futuro…

Daria e Riccardo: «Ci stiamo ragionando e abbiamo fatto delle valutazioni per quanto riguarda i processi di fornitura. Tuttavia ad ora non abbiamo trovato nulla che potesse soddisfare la nostra volontà. In un’ottica di espansione pensiamo ad implementare diversi mercati, puntando principalmente sull’implementazione di prodotti e servizi per i clienti».

E chiudiamo con i numeri: nel 2023 Novastilmec ha fatturato quasi 32 milioni di euro.

Daria: «La previsione per il 2024 è di viaggiare su questa cifra e il portafoglio ordini è coperto per tutti il 2025. Negli ultimi tre anni ci siamo stabilizzati su un certo volume, ora stiamo valutando come crescere e dove farlo. Attualmente l’azienda conta circa 50 dipendenti nella sede di Garbagnate Monastero impegnati nella progettazione e nel montaggio: a disposizione ci sono 3mila metri quadrati. Altri 15 dipendenti si trovano in quella di Renate (anche qui si contano 3mila quadrati), dove si svolge il montaggio ed è presente un magazzino. Qui si trova anche Ga-Tech, azienda di proprietà della nostra famiglia che fornisce un servizio a 360° di management nell’ambito delle attività di costruzione, avviamento e manutenzione di impianti per l’automazione industriale. Ga-Tech nel 2023 ha fatturato quasi 3 milioni di euro. A proposito dell’headquarter di Garbagnate: grazie all’installazione di un impianto fotovoltaico si è reso autonomo, utilizzando pompe di calore per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti».

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