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Confindustria Lecco e Sondrio, Sirtori: "2024 incerto, ma le imprese sanno reagire"

Abbiamo discusso con il direttore generale, dalla carenza di lavoratori qualificati alle strategie messe in atto per rilanciare la competitività, passando per cultura e IA

Confindustria Lecco e Sondrio, Sirtori: "2024 incerto, ma le imprese sanno reagire"
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Uno sguardo a questo 2024 da poco iniziato, la questione della carenza di lavoratori qualificati per le imprese del territorio, l’intelligenza artificiale e tanto altro: sono i temi di cui abbiamo discusso con Giulio Sirtori, direttore generale di Confindustria Lecco e Sondrio dalla sua costituzione nel 2015 (e in precedenza direttore di Confindustria Lecco dal 2008).

Direttore, iniziamo scattando una fotografia a questo primissimo spaccato di 2024: come si è aperto il nuovo anno per le imprese del nostro territorio? Possiamo fare una previsione per i mesi a venire?

Partirei da uno sguardo sul 2023, che si è chiuso con indici in contrazione rispetto ad un 2022 che ha tenuto un ritmo molto sostenuto. Il 2024 si è invece aperto con diversi elementi di incertezza dovuti al contesto globale, ma guardiamo avanti con fiducia. Fare previsioni è difficile: la situazione internazionale è sotto gli occhi di tutti, dalla crisi in Medio Oriente a quella in Ucraina, passando per le elezioni negli Stati Uniti. Si tratta di variabili che non contribuiscono a generare un clima di stabilità. Speriamo invece in un ridimensionamento dei tassi di interesse, che tutti ormai danno per scontato, dando nuovo slancio agli investimenti. Quest’ultimo è dunque un elemento positivo che si inserisce in uno scenario di incertezza. Nonostante le criticità congiunturali, il nostro territorio ha sempre reagito prontamente ad ogni difficoltà ed è sano nei suoi fondamentali: non ho dubbi sulla reattività e sulla competitività delle nostre imprese.

Parliamo di lavoro: da tempo e da più parti emerge il problema della carenza di lavoratori qualificati. Cosa pensa di questa criticità?

Il nostro osservatorio, che per sua natura ha dimensione territoriale, conferma come dal punto di vista occupazionale possiamo definirci un’isola felice. Un dato confermato anche dal segnale inequivocabile della cronica carenza in termini di reperimento delle figure professionali necessarie alle nostre aziende. Questo sta diventando un grande limite per la crescita delle imprese. Di certo esiste una questione demografica, sulla quale si innestano altri temi di diversa natura, come il rapporto fra il mondo scolastico e quello delle imprese, una gestione intelligente dell’immigrazione. Tutti aspetti che ormai emergono con forza.

Quali sono le strategie che avete in essere per modificare la situazione?

Un elemento importante sono le opportunità che si danno ai ragazzi, in termini di orientamento e consapevolezza dei propri talenti e delle proprie aspettative per il futuro. Sono molte le competenze ricercate dalle imprese: non mancano solo tecnici ma anche figure con skill più elevate, ad esempio manageriali. Il mondo delle imprese può rappresentare un luogo dove esprimere la propria creatività: ogni accelerazione della ricerca necessita di nuove figure, quali saranno le nuove posizioni? Confindustria storicamente ha fatto tanto e sta facendo ancora di più. Sul fronte della formazione tecnica abbiamo ad esempio promosso gli ITS sul territorio, da quello per la meccatronica a quello per la filiera agroalimentare, fino alla cybersecurity; abbiamo avviato un programma di formazione duale sul modello tedesco. Stiamo anche promuovendo un grande progetto che favorisca un dialogo tra famiglie, studenti, scuole, istituzioni e imprese.

In corso ci sono anche dei progetti speciali…

Sì, stiamo portando avanti un progetto strategico territoriale guardando alle tre province di Lecco, Sondrio e Como. I lineamenti dello Studio Strategico Territoriale commissionato a The European House Ambrosetti sono stati presentati lo scorso anno, così come l'obiettivo che è quello di realizzare scenari innovativi sui temi più importanti per il territorio in ottica sistemica: il metodo scelto è quello di identificare i progetti portanti associati ad una roadmap strategica, creando su questi un consenso allargato della classe imprenditoriale, dei policymaker e degli stakeholder territoriali. Inoltre, tra gli obiettivi vi è quello di sviluppare un percorso di stakeholder engagement qualificato mirato a massimizzare la contribuzione e il supporto al disegno strategico ipotizzato, attraverso l’organizzazione di tavoli di lavoro territoriali e incontri one-to-one con stakeholder chiave.

Spostiamoci su un argomento molto sentito e sempre più attuale: l’intelligenza artificiale.

Un tema estremamente complesso che investe diverse sfere, compresa quella etica e morale. Credo che il dibattito e il confronto siano utili perché possono offrire alle aziende ottimi spunti di riflessione: parlandone ci si inserisce in quest’ottica anche per coglierne le opportunità. Sul fronte dell'innovazione e digitalizzazione siamo in prima linea anche grazie al Digital Innovation Hub Lombardia, di cui facciamo parte e dove ci rappresenta il Consigliere Marco Campanari.

Confindustria va anche oltre l’aspetto lavorativo, ponendosi come promotore di iniziative culturali: perché questa scelta?

Si tratta di un approccio che fa parte della migliore tradizione della nostra Associazione, che con il territorio ha scelto da sempre di avere un rapporto di dialogo ponendosi anche come punto di riferimento, non solo per le imprese, e come motore dello sviluppo nel suo complesso. Cerchiamo di interpretare il nostro ruolo sociale, consapevoli che l’impresa prospera in un territorio sano, completo sotto tutti i punti di vista. Ad esempio, la collaborazione con Monsignor Davide Milani ha consentito di dare vita a Lecco Film Fest. Crediamo che sia una bella opportunità per il territorio e si vede anche dai numeri e dal programma che ogni anno sono in continua crescita. Per noi si tratta di un’esperienza bellissima.

Qual è lo stato di salute di Confindustria?

Sta certamente bene e dal punto di vista dei numeri siamo ai massimi storici. È un segno evidente che ci sono condivisione, un forte senso di appartenenza e di gradimento dell’indirizzo politico dato all’associazione in questi anni. Il gradimento da parte delle imprese credo sia dovuto anche a una buona scelta del mix di servizi forniti, che portano attenzione ai problemi concreti delle aziende. Sono convinto che le associazioni funzionino bene se esiste una governance che dà un indirizzo, con servizi che ci rendono veri e propri partner delle imprese. Pensiamo ad esempio all'ambito delle risorse umane: oggi al centro ci sono il welfare, i percorsi di carriera, la parità di genere. I nostri servizi devono sempre essere al passo con i tempi.

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