Colosso industriale

Calvi Merate, ipotesi vendita: lavoratori in ansia

L'amministratore delegato della holding avrebbe sondato la possibilità di cedere il ramo meratese alla multinazionale svizzera Montanstahl.

Calvi Merate, ipotesi vendita: lavoratori in ansia
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Sono giorni di apprensione per 174 lavoratori della Calvi Spa di Merate. Dopo che l’amministratore della holding Calvi Group con sede ad Agrate, nella vicina provincia di Monza e Brianza, avrebbe sondato la possibilità di cedere il ramo meratese alla multinazionale svizzera Montanstahl - questo hanno riferito i sindacati - proprio i rappresentanti sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione nella giornata di giovedì scorso.

Calvi in vendita?

Una scelta che al momento ha un significato puramente simbolico, con l’esposizione all’esterno dei cancelli di striscioni e bandiere. «La Calvi Spa di Merate è un’azienda in salute - ha spiegato Domenico Alvaro della Fiom Cgil, che insieme a Lorena Silvani della Fim Cisl segue le sorti della storica realtà industriale meratese specializzata nella produzione di profili speciali in acciaio - Quello che preoccupa i lavoratori è questo sondaggio, o meglio questa “esplorazione”, come l’ha definita l’amministratore delegato della holding Alessandro Trivillin, con la Montanstahl, colosso dell’acciaio con sede a Stabio, in Svizzera, per la cessione dell’azienda di Merate».

"Sirene" svizzere per il colosso meratese

Il motivo, stando alla ricostruzione effettuata dai rappresentanti sindacali, sarebbe la necessità da parte del gruppo Calvi di ristrutturare il proprio debito cedendo i pezzi della galassia industriale con maggiore appeal sul mercato. E tra questi c’è senza dubbio la Calvi Spa, fondata esattamente 70 anni fa a Merate e ancora oggi affermata realtà a livello internazionale, altamente qualificata nella deformazione di ogni tipo di acciaio. «Noi abbiamo chiesto un incontro con l’amministratore delegato per porre alcune domande, con l’obiettivo di tranquillizzare i lavoratori sul loro futuro - ha continuato Alvaro - Abbiamo ricevuto risposte molto evasive, una sorta di presa d’atto, ma sezna spiegazioni specifiche. Per questo abbiamo voluto portare a galla la vicenda, sperando che qualcuno possa rassicurare i 174 dipendenti e le loro famiglie sulla continuità lavorativa del sito di Merate».

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