Bodega, il campione dell’alluminio
L’imprenditore lecchese: "Manca la materia prima, ma vogliamo diventare l’estrusore più importante d’Italia"
E' leader nel settore dell'estrusione dell'alluminio con una capacità produttiva di 35.000 tonnellate annue. La Bodega Spa, fondata nel 1964, nasce inizialmente con una pressa da 800 tonnellate alla quale negli anni ha aggiunto altri quattro impianti da 1250, 1600, 2000 e 3300 tonnellate e quattro anni fa ha compiuto un deciso salto dimensionale rilevando l'ex Proferall - ora PFA - di Cortenova. Due imprese eccellenti che complessivamente oggi producono oltre 50.000 tonnellate annue, fatturano 150 milioni di euro (bilancio 2019) e occupano 350 dipendenti.
Bodega, il campione dell’alluminio
Una bella realtà manifatturiera “Made in Lecco” che dopo il lockdown è ripartita nel migliore dei modi ma che ora sta facendo i conti con l'aumento delle materie prime. «A parte l'aumento dei prezzi il problema adesso è la consegna della materia prima perché è saltata la logistica mondiale, dai container alle navi. Fino ad oggi abbiamo tenuto botta, ma il magazzino non è infinito», esordisce Giuseppe Bodega, 45 anni, di Lecco.
Con quali ripercussioni?
«Noi siamo trasformatori e senza materia prima rischiamo di fermare la produzione. Intanto anche noi stiamo consegnando con ritardo e lo stesso stanno facendo i nostri competitor. Ci aspettavamo un miglioramento a luglio ma i fatti sembra stiano andando in modo diverso; speriamo che a settembre la situazione possa migliorare. Facciamo fatica anche a fare i prezzi ai nostri clienti in questo momento. Il premio di produzione delle billette chiesto dai produttori di alluminio nel 2020 era di 350 dollari alla tonnellata, ora arriva a 1.200/1.300 dollari... Nel frattempo l'euro si è pure deprezzato e tutto ciò non aiuta».
Cosa ha innescato l'aumento dei prezzi e la carenza di materie prime?
«La ripresa post Covid è stata più veloce e immediata rispetto alle previsioni. Poi ha sicuramente inciso la Cina che è uscita prima di altri Paesi dalla pandemia e ha fatto incetta di materie prime sul mercato già dal 2020. Il 2021 sarà un anno molto complicato».
Come avete chiuso il 2020, l'anno della pandemia?
«Il fatturato consolidato di Bodega e PFA si è chiuso a 150 milioni nel 2019; la previsione per il 2020 è di 125/130 milioni con un calo attorno al 15%. Quest’anno abbiamo iniziato molto bene. Il primo semestre 2021 abbiamo fatturato 86 milioni e realisticamente contiamo di chiudere l'esercizio a quota 160 milioni. La crescita è ottima, ma avverrà con margini decisamente inferiori rispetto agli esercizi precedenti proprio perché dobbiamo verificare l’impatto dell'aumento dei prezzi della materia prima».
Come se non bastasse, operate in un settore molto competitivo e internazionalizzato.
«Ogni giorno ci troviamo a combattere con competitor molto agguerriti, ma cerchiamo di fare la differenza studiano le problematiche insieme ai nostri clienti, garantendo soluzioni innovative, rapidità nelle consegne e qualità dei prodotti. Abbiamo una gamma articolata di lavorazioni sull’intero ciclo produttivo che ci consente di ottenere dall’estruso addirittura il prodotto o il componente finito, che, ove richiesto, può essere trattato superficialmente con verniciatura o ossidazione. Siamo un'azienda molto flessibile, capace di adattarsi alle richieste dei clienti e questo ci permette di crescere anche all'estero dove oggi abbiamo una quota del 33%».
Cercate nuovi collaboratori per la società Bodega?
«Il tema licenziamenti non tocca la manifattura, almeno quella dei nostri territori. Noi abbiamo un organico con un'anzianità media abbastanza elevata, persone legate all'azienda. Siamo costantemente alla ricerca di nuovo personale: meccanici, elettricisti, manutentori... In questa prima parte dell'anno abbiamo inserito 15 nuovi collaboratori».
Come è nata l'idea di acquistare la PFA di Cortenova?
«Stavamo valutando di sviluppare l'headquarter di Cisano Bergamasco dove abbiamo un complesso di 22.000 mq su un'area complessiva di 40.000 mq. E così abbiamo acquistato un terreno adiacente di 40.000 mq. Contemporaneamente, però, ho conosciuto Aristide Stucchi, presidente della A.A.G. Stucchi di Olginate, che qualche anno prima aveva rilevato l'ex Proferall, che però non faceva parte del suo core business mentre lui voleva investire risorse nel suo settore. L'azienda di Bindo di Cortenova per noi era molto attrattiva e aveva una produzione di trafilati di alluminio che ben si integrava con la Bodega. E così abbiamo trovato un'intesa nel reciproco interesse. L'abbiamo subito integrata, aumentato la capacità produttiva, passata da 13.000 a 20.000 tonnellate e stabilizzato il personale che per buona metà era costituito da lavoratori interinali. Questo investimento ci ha permesso di presentarci sul mercato con un'offerta più completa e competitiva vista la specializzazione delle due aziende nell’estrusione dell’alluminio, nelle lavorazioni meccaniche e nella trafilatura».
E il progetto di ampliare Cisano è stato cancellato?
«A Cisano Bergamasco abbiamo tre sedi: la principale, una seconda dove abbiamo un capannone di 10.000 che insiste su un'area di 18.000 mq e un terzo complesso di 5.000 mq su un'area di 10.000 mq. Integrata bene la FPA stiamo facendo qualche valutazione di ulteriore crescita con l'obiettivo di diventare l'estrusore più importante d'Italia, ma è un discorso ancora un po' prematuro».
In quali settori operate e chi sono i vostri clienti?
«Siamo presenti in tutti i settori dell'alluminio: dall'edilizia all'automotive, dall’arredamento alla meccanica, fino agli strumenti di precisione. Tra le altre cose siamo subfornitori di FCA, ora Stellantis: i nostri profili in alluminio trovano utilizzo nei progetti automobilistici più importanti del Gruppo, dall’Alfa alla Maserati, dalla Jeep alla Ferrari».
Lei è entrato in azienda giovanissimo e quattro anni fa ha preso in mano la gestione in prima persona per la prematura scomparsa di suo papà, Carlo Bodega, che nel 1964 aveva fondato questa bella realtà...
«Sono entrato in azienda poco dopo il servizio militare. Stavo facendo l'università quando hanno scoperto una seria malattia a papà. Quell'allarme mi suggerì di abbandonare gli studi per iniziare a capire come funzionava la Bodega Spa. Poi per fortuna papà è riuscito a convivere con la malattia e ci ha lasciato all'inizio del 2017 dopo aver lavorato spalla a spalla con lui per circa vent'anni. Quando mi sono trovato da solo, per la sua scomparsa, non ho avuto difficoltà».
Anzi, il passaggio generazionale, anche se forzato, ha impresso nuovo slancio alla Bodega Spa, a partire dall'acquisizione dell'ex Proferall. E anche lei, come suo padre, è appassionato di sport.
«Il papà ha dedicato tanti anni alla Calcio Lecco e amava le barche. Io invece ho sempre avuto passione per le auto, ho corso con le Porsche mentre ora corro nell'ACT Turismo con una Peugeot 208. E' un modo per staccare un po' dal lavoro e dai problemi quotidiani. Anche oggi l'azienda è attenta allo sport e tra le altre cose siamo uno degli sponsor del Calcio Lecco a 5, società che quest'anno è stata promossa in A2».