Il personaggio

Una vita di corsa, il messo comunale in pensione

Bidello, messo comunale e grande atleta: Angelo Beretta ha tagliato un altro importante traguardo

Una vita di corsa, il messo comunale in pensione
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Ha passato una vita di corsa, nel lavoro, in giro come una trottola per notifiche di casa in casa, e nel tempo libero sulle piste di atletica: in pensione il messo comunale di Merate Angelo Beretta.

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Un altro traguardo tagliato per il messo comunale

Angelo Beretta, 58 anni, messo comunale, ha tagliato il traguardo della meritata pensione. Briviese di Beverate, 43 anni fa ha iniziato a lavorare alla Electroadda, ma alla fine del 1985 - esattamente il 30 dicembre - ha vinto il concorso per diventare bidello a Merate. «All’epoca gli operatori scolastici erano dipendenti del Comune e lavoravo in direzione didattica che si trovava ancora in via Fratelli Cernuschi, dove oggi c’è il centro diurno disabili - racconta - Sono stati anni bellissimi, era davvero gratificante lavorare a contatto con le maestre che erano tutte molto gentili, con i bambini e i loro genitori ho sempre avuto un rapporto splendido. Alcuni di loro oggi sono adulti, ormai di anni ne sono passati tanti, eppure si ricordano di me».

"Sono stato davvero fortunato"

Di lì a qualche anno è stata la volta di un altro concorso pubblico per diventare messo comunale. «Credo di essere l’unico che per lavorare in Comune, a un livello basso come il mio, ha dovuto superare due concorsi... - scherza Angelo - A parte le battute credo davvero di essere stato fortunato, perché chiuso in un ufficio non avrei mai potuto lavorare. Fermo non riesco a stare, quindi potermi muovere a piedi per le case, andare a Lecco in Questura, a Milano, in tribunale, in vari posti mi ha riempito le giornate con tanta passione».

Un lavoro poco conosciuto

Un lavoro, quello del messo, che in pochi conoscono veramente. «Molti pensano che il messo sia soltanto quello che porta in giro le notifiche - spiega - in realtà c’è molto di più. Banalmente, con l’avvento della tecnologia, siamo noi messi ad aggiornare l’albo pretorio online e a caricare le varie delibere. Facciamo anche gli accertamenti anagrafici in alternanza ai vigili, sia per le residenze nuove che per le cancellazioni delle persone che non vivono più a Merate». Un lavoro che anche durante l’emergenza Coronavirus non lo ha abbandonato. «Le notifiche sono state sospese, quindi quella parte del mio lavoro è venuta meno per qualche mese, ma mi sono diviso tra l’ufficio e casa svolgendo certe mansioni, alcune in smart working».

E un passato da grande atleta

L’indole del viaggiatore, l’ex messo meratese ce l’ha nel Dna. «Mi piace viaggiare, ho un piccolo camper Joker con il quale ho visitato molti posti. Sono stato anche in Africa a trovare un amico missionario del mio paese...». E poi c’è l’atletica. Non tutti sanno che Angelo Beretta da giovane era un vero talento del mezzofondo. «Non per vantarmi, ma a vent’anni facevo 29’40” sui 10mila metri (l’attuale record del mondo è di 26'17"53, ndr): in Italia quel tempo lo raggiungevamo sì e no in dieci...». Una passione che lo ha portato ad allenare il talentuoso mezzofondista di origini marocchine Ahmed El Mazoury e a diventare il responsabile dell’atletica del Csi di Lecco da una trentina d’anni.

Responsabile dell'Atletica del Csi Lecco

«L’atletica è una delle mie grandi passioni. Ahmed è stato per me come un secondo figlio: lo portavo ad allenarsi, lo accompagnavo ai raduni, ero con lui ad Ostrava quando ha vinto l’argento nei 10mila metri Under 23... Poi le nostre strade si sono separate, ma ne conservo un ricordo molto bello. Il Csi è un mondo particolare, dove all’agonismo si mescolano i veri valori dello sport: mi sento a mio agio». Eppure qualche corsa Angelo Beretta se la concede ancora. «Nel 2017 ho vinto la gara nazionale veterani del Csi, ma quella non conta, era più per divertimento che per altro...» sorride. La pensione è arrivata dopo 43 anni di lavoro. Ora è il momento di fare il nonno, ma non solo. «In questi giorni sono al settimo cielo perché ho visto la mia nipotina per la prima volta: una delle mie due figlie vive in Brasile, fa l’operatrice nella missione Mato Grosso, e non era ancora rientrata in Italia da quando era diventata mamma». Proprio la figlia gli ha già trovato un nuovo hobby. «Abbiamo un pezzetto di terreno. Mi ha già detto: “Papà, perché non piantiamo il basilico così poi lo vendiamo e raccogliamo i fondi per beneficenza”?». Detto fatto. Angelo, cuore di papà, si è già rimesso a correre...

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