ISOLA BERGAMASCA

Uccise il figlio con problemi di dipendenza: condannato a 9 anni e 4 mesi

Riconosciuta la provocazione da parte della vittima: i genitori erano esasperati da richieste di denaro e violenze

Uccise il figlio con problemi di dipendenza: condannato a 9 anni e 4 mesi
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Uccise il figlio con problemi di dipendenza: condannato a 9 anni e 4 mesi. La Corte ha riconosciuto le attenuanti generiche e la provocazione a Paolo Corna, il 78enne che il 3 settembre 2023 uccise a Bottanuco il figlio Giambattista, 54 anni, con problemi di dipendenza. La condanna di 9 anni e 4 mesi, molto inferiore rispetto a quanto chiesto dall'Accusa, 21 anni, con la contestazione dell'aggravante del legame di parentela. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.

Uccise il figlio con problemi di dipendenza: condannato a 9 anni e 4 mesi

L'avvocato Barbara Bruni nel corso del processo aveva insistito fin da subito sulla situazione pesante che si era andata a creare a casa e in famiglia, presentando il delitto come il risultato dell'esasperazione del genitore. Giambattista Corna, detto "Tita", aveva alle spalle un passato difficile a causa della droga, poi era stato in riabilitazione e aveva avuto un figlio con una donna con problemi psichiatrici. Un bambino che in seguito, quando i problemi si erano ripresentati, era stato affidato alla sorella Cristina.

Il 54enne si era rimesso con fatica in carreggiata, andando però a vivere in casa con i genitori e lavorando alla Magnetti di Carvico. Ogni mese consegnava lo stipendio ai genitori, che gli davano il contante in misura ridotta e un po' alla volta, per evitare che ricadesse nei vecchi vizi. Se gli stupefacenti possono avere un costo considerevole, quello dell'alcol è di molto inferiore e purtroppo l'uomo era diventato un frequentatore abituale del bar, dove andava a bere e dopo, come testimoniato anche dalle sorelle in Aula, poteva diventare molto violento.

La lite e le coltellate

Quel giorno, nell'appartamento di via Castelrotto, c'era stata una prima lite quando la vittima aveva chiesto ai genitori altri venti euro per tornare in un locale del paese. Tuttavia, il padre glieli aveva rifiutati, perché aveva già avuto dei soldi poco prima: fatto che aveva provocato la furia del 54enne, con successiva chiamata dei carabinieri. Le forze dell'ordine lo avevano trovato in camera sua che dormiva, quindi se n'erano andate senza che ci fosse un qualche tipo di intervento.

Al suo risveglio, però, aveva domandato di nuovo soldi, ovviamente era arrivato un altro no e perciò aveva spinto la madre. L'imputato, allora, aveva afferrato un coltello della lama di venti centimetri, ma l'altro gli aveva riso in faccia. Poi era tornato in camera iniziando a rompere oggetti. Il 78enne, a quel punto, lo aveva raggiunto, ma stavolta aveva in mano un coltello più grande. Tre i fendenti all'addome, con Giambattista a tentare di difendersi con l'avambraccio, ma inutilmente. Era morto poco dopo.

La provocazione al centro del processo

Dopo averlo ucciso, il pensionato aveva chiamato di nuovo gli uomini dell'Arma ed era rimasto ad aspettarli. Aveva subito ammesso quanto aveva fatto, quindi tutto il processo verteva sul dimostrare come quella tragedia fosse dovuta a una situazione diventata ormai insopportabile, che aveva perciò fatto perdere il controllo all'anziano dopo ripetuti episodi di vessazioni e violenze. Addirittura i genitori della vittima, il sabato e la domenica, rimanevano con apprensione alla finestra ad attendere il ritorno del figlio, per capire se fosse in stato alterato e potesse quindi essere pericoloso.

Al termine dell'udienza, l'imputato si è avviato verso casa con la moglie e le figlie. Prima era ai domiciliari da un cugino, adesso è in casa sua con la moglie. Può uscire solo un giorno a settimana per un'ora.

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