Test Sierologici: poche persone vogliono fare quelli "sponsorizzati" dal Ministero della Salute e dall'Istat
Al momento, solo il 25 per cento delle persone contattate ha accettato. «Non è una truffa, ascoltateci». Il problema sono i tempi lunghi del pubblico per i tamponi. La chiamata è casuale e basata su criteri di sesso, età e ceto
«Se ricevete una chiamata dal numero che inizia con 06.5510 è la Croce Rossa Italiana. Non è uno stalker, non è una truffa telefonica, ma è un servizio che potete rendere al vostro Paese attraverso un piccolo prelievo venoso»: si è visto costretto a chiarirlo Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce Rossa, dopo che soltanto il 25 per cento circa degli italiani contattati per essere sottoposto ai test sierologici “sponsorizzati” da Ministero della Salute e Istat ha risposto in modo positivo alla convocazione.
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Test sierologici: l'indagine riguarderà 150mila italiani
Nell’indagine, che dovrebbe riguardare oltre 150mila italiani, sono coinvolti anche Comuni del Lecchese e della Bergamasca. Al momento, non è dato sapere quante delle quindicimila telefonate già effettuate dalla Croce Rossa tra lunedì 25 e martedì 26 maggio siano state fatte ai cittadini orobici di quei paesi, ma la certezza è che ci si stia trovando innanzi a una certe riluttanza a sottoporsi all’indagine. Inaspettata, per qualcuno; prevedibile secondo altri. A preoccupare le persone contattate è, in particolare, un fattore: non tanto il pensare che sia una truffa quella telefonata, quanto il fatto che nel caso in cui si risulti positivi al test sierologico c’è l’obbligo di porsi in isolamento fino all’effettuazione del tampone, che darà un responso sulla contagiosità attuale del soggetto.
Le possibili problematiche
Chi risultasse positivo alla presenza degli anticorpi, infatti, dovrebbe venire contattato dalla Ats di competenza per essere sottoposto a tampone. Ma è ormai noto, purtroppo, che i tempi della sanità pubblica per questo esame sono veramente lunghi (anche se le cose stanno lentamente migliorando). Il rischio, dunque, è che molte persone, soprattutto in Bergamasca dove il virus è circolato in lungo e in largo, si vedano costrette a mettere nuovamente in stand-by la loro quotidianità in attesa del tampone. E c’è chi, come molte partite Iva appena tornate al lavoro, non se lo possono proprio permettere. Una soluzione potrebbe essere quella di assicurare (con i fatti) una quasi immediatezza del tampone, ma è praticamente impossibile, al momento, riuscire a farlo per la sanità pubblica.
L'ipotesi di accettare candidati volontari
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di accettare i candidati volontari. Al momento, infatti, le persone da sottoporre al test vengono selezionate direttamente dai call center della Croce Rossa seguendo le istruzioni ricevute da Ministero e Istat e che non si basano sui database raccolti dall’Ats in questi mesi, come invece avviene per l’indagine sierologica della Regione Lombardia avviata il 23 aprile scorso. In questo caso, il campione viene individuato sulla base del genere e suddiviso in sei classi d’età, per Regione e attività lavorativa. Insomma, la chiamata è quantomai casuale e questo amplia il margine di possibilità che la persona contattata si rifiuti. Forse in Bergamasca i “no” saranno inferiori, dato ciò che le persone hanno vissuto nei mesi scorsi e il sentimento di abbandono che molti hanno provato nei confronti delle istituzioni, ma resta il fatto che se non migliora e si velocizza il procedimento di effettuazione e analisi dei tamponi, difficilmente le cose cambieranno.