Telefona all'amico e lo salva dall'infarto
Protagonisti due noti medici meratesi, Mario Baragetti e Marco Zocchi.
Quando si dice che una telefonata può salvare la vita. O se non altro scongiurare un infarto... Ha dell'incredibile la storia raccontata in esclusiva dal Giornale di Merate di questa settimana e che vede come protagonisti due stimati personaggi legati all'ospedale Mandic.
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Una telefonata frutto del caso
Lo ha chiamato d’impulso una mattina di qualche giorno fa dal suo studio, al terzo piano del Mandic. Una telefonata come tante, quella fatta dal dottor Mario Baragetti al collega e amico di una vita Marco Zocchi. Nessuno dei due poteva immaginare che quella telefonata si sarebbe poi rivelata fortunosa in un modo che ancor oggi trovano entrambi sorprendente. Infatti se non fosse stato per quel colpo di telefono apparentemente casuale e fortuito, nessuno sa a quali imprevedibili conseguenze sarebbe andato incontro il dottor Zocchi. E’ una storia che ha dell’incredibile, quella che nei giorni scorsi ha reso se possibile ancor più solida l’amicizia che da tanti anni unisce due tra i medici più conosciuti e apprezzati del Meratese. Tutto è successo in una manciata di minuti martedì mattina dell’altra settimana. «Ero qui in studio e d’impulso ho chiamato Marco, con cui tornerò a lavorare appena andato in pensione, per parlare dell’apparecchio in uso al Pianella - ha raccontato Baragetti - Stavamo finendo la telefonata, quando a un certo punto lui mi ha detto: “Ho un dolore fastidioso, un bruciore, credo un’esofagite da reflusso...”. Al che gli ho risposto: “Marco, sono tuo amico, è vero, ma sono anzitutto un medico, non il tuo carrozziere, quindi dimmi bene che disturbi hai”. Dopo averlo ascoltato gli ho detto: “Sai bene da medico che non puoi escludere che si tratti di un dolore cardiaco, quindi ti do tempo tre minuti per raggiungermi qui in ospedale”».
L'infarto era in corso
Detto, fatto. «Come Marco Zocchi è arrivato al Mandic poco dopo, subito ha fatto un elettrocardiogramma che ha confermato l’infarto acuto in corso. Mezz’ora più tardi era a Lecco dove gli hanno fatto una coronarografia e posizionato tre stent. Ieri eravamo in giro insieme. Bellissimo». «Pensi che coincidenza, che casualità», ha concluso Baragetti, ancora sorpreso a distanza di tempo dell’incredibile sequela di quei fatti. Sarà anche stata una casualità, come dice il dottor Baragetti. Ma a giudicare da come sono poi andate a finire le cose si direbbe che invece sia stato quello che qualcuno definisce un evento numinoso. Ovvero uno di quei rari eventi che accadono nella vita e che solo a posteriori, quando tutto è finito e risolto, rivelano, invisibile e potente, l’intervento di una intelligenza divina o di un angelo, comunque lo si voglia chiamare. Che qualcosa abbia agito imperscrutabile nella trama fantasmatica della sua vita, ne è convinto, in cuor suo, il dottor Zocchi che, da ecografista di fama leggendaria qual è, ha ammesso: «I medici non sono mai buoni medici per se stessi. Se non fosse stato per la telefonata di Mario non so cosa sarebbe successo. Per questo non mi resta che ringraziare il padreterno e la dottoressa dell’ospedale di Lecco che mi ha operato».
Due medici legati da grande amicizia
«Quella mattina mi ero appena svegliato e stavo decidendo cosa fare perché non mi sentivo bene: avvertivo un fastidioso e insistente dolore precordiale - ha raccontato il dottor Zocchi, 76 anni, e per vent’anni radiologo in forze all’ospedale Mandic - Credevo si trattasse di un problema di reflusso esofageo. Invece avevo un infarto in corso e Mario lo ha capito per tempo. Mi sono infilato i pantaloni e mi sono fatto accompagnare subito da mia figlia Carlotta in ospedale. Confermato l’infarto in corso, sia pure non drammatico, mi hanno trasportato al volo al Manzoni di Lecco. Mezz’ora più tardi ero sul tavolo coronarografico, dove una dottoressa con la mano d’oro mi ha fatto un’angiografia e posizionato tre stent. Che dire? E’ andata bene. Con Mario siamo amici da quarant’anni, basti pensare che ha fatto da padrino a mio figlio...». Chissà, forse è stato proprio il profondo legame di affetto che unisce i due medici a far sì che in un modo del tutto inconsapevole Mario Baragetti abbia in qualche avvertito la richiesta di aiuto dell’amico e si sia messo in contatto con lui proprio nel momento in cui ne aveva più bisogno. Diceva Shakespeare all’amico Orazio «ci sono più cose in cielo e in terra, di quante ne sogni la tua filosofia».