Ricatti sessuali a un prete, il 21 luglio la sentenza nei confronti dei giovani meratesi e casatesi
Gli imputati sono un 42enne e un 23enne di Viganò, un 20enne di Montevecchia, due fratelli di 19 e 23 anni di Sirtori, un 22enne di Cremella e tre soggetti residenti a Casatenovo, Missaglia e Bernareggio.
Ricatti sessuali: per tre ragazzi la pena richiesta va dai 2 ai 5 anni di reclusione, i restanti sei imputati hanno invece chiesto il patteggiamento. Tutti con la strada del rito abbreviato. È questa la situazione del processo, che dovrebbe andare a sentenza il 21 luglio prossimo al Tribunale di Monza, che vede imputati nove meratesi e casatesi accusati di estorsione. Gli imputati sono un 42enne e un 23enne di Viganò, un 20enne di Montevecchia, due fratelli di 19 e 23 anni di Sirtori, un 22enne di Cremella e tre soggetti residenti a Casatenovo, Missaglia e Bernareggio (nei cui confronti a gennaio di quest'anno era stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare ma relativa alla prima tranche dell'inchiesta, che aveva visto le manette scattare ai polsi di due missagliesi e di ragazzi residenti a Ronco Briantino, Bernareggio e Seregno).
L'indagine conclusa a gennaio
Le indagini risalgono a circa un anno fa, ma la vicenda è venuta a galla a gennaio di quest’anno. A condurle sono stati i Carabinieri di Zogno, perché in quella caserma un prete che opera in Val Brembana si era rivolto ai militari per denunciare il ricatto che stava subendo dalla primavera precedente. L’altro prete, invece, opererebbe in Brianza. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, tra il febbraio a il maggio 2019 hanno pianificato in almeno due occasioni estorsioni a sfondo sessuale nei confronti di uomini adescati su chat erotiche, minacciandoli di pubblicare le immagini e le videoriprese degli incontri omosessuali tra le vittime e le “esche” sui social, o attraverso manifesti, se non avessero effettuato i pagamenti richiesti. A questo si aggiungevano le minacce di gravi conseguenze personali e giudiziarie, in quanto gli indagati millantavano conoscenze sia nelle Forze di Polizia, sia nella criminalità organizzata. I fatti sarebbero tutti avvenuti tra Vimercate, Busnago e Lesmo.
Ricatti sessuali a un prete bergamasco
Il prete bergamasco, il primo ad aver avuto il coraggio di denunciare quanto stava accadendo, ai militari aveva raccontato di aver inizialmente fissato un appuntamento con una donna conosciuta su una chat di incontri. Una volta presentatosi nel luogo prefissato, ovvero il parcheggio del cimitero di una località brianzola, il prete s’era però trovato davanti un ragazzo. Nonostante ciò, i due hanno pattuito un prezzo e hanno avuto un rapporto sessuale non completo. È dopo quell’incontro che sono iniziate le minacce, che il prete ha provato a far terminare pagando seimila euro. Le richieste della banda di giovani, però, non si fermate e così il sacerdote s’è deciso a denunciare. Si è poi scoperto che nella rete di questi estorsori era finito anche un altro prete, brianzolo. I componenti della banda, per non farsi identificare, utilizzavano sistemi di messaggistica criptata e si spostavano su automobili intestate a estranei alla vicenda. Per incastrarli, gli inquirenti hanno fatto ricordo a riprese di telecamere e intercettazione ambientali. Complessivamente, gli imputati sarebbero riusciti a ottenere dalle proprie vittime oltre sedicimila euro.
L'estorsione di 80mila euro per una patente
Al momento dell'arresto i Carabinieri del comando provinciale di Bergamo avevano anche riferito di un'altra estorsione nei confronti di una donna che aveva commesso l'errore di affidarsi a questi soggetti per procurare fraudolentemente la patente di guida per il proprio figlio. La situazione era però ben presto sfociata in un crescendo di minacce anche di morte, sia nei confronti della donna che del figlio, spingendo la signora a versare nelle loro tasche una cifra superiore a 80mila euro.