Perde il computer di lavoro e si inventa una rapina in Statale 36
A finire nei guai una 47enne lecchese che ora rischia fino a 3 anni di carcere
Per non ammettere davanti al suo datore di lavoro di aver perso il computer aziendale, ha pensato bene di inventarsi una rapina. Le è andata male perché i Carabinieri di Besana in Brianza l'hanno scoperta. Così, oltre alla ramanzina del "capo", si è beccata anche una denuncia per simulazione di reato. A finire nei guai una 47enne lecchese.
Perde il computer di lavoro e si inventa una rapina in Statale 36
Tutto inizia l''11 maggio quando una donna - 47 anni, origini pugliesi e casa nel Lecchese - si rivolge ai Carabinieri di Cremella per denunciare di essere stata vittima di una rapina. Racconta di essere stata affiancata prima da un'auto, poi da una moto di grossa cilindrata mentre si trovava alla guida della sua Audi lungo la Statale 36 e di essere stata così costretta a fermarsi bruscamente. A quel punto un uomo con un casco integrale scuro, impugnando una pistola, aveva colpito il finestrino intimandole di aprire. Senza proferire parola, solo con i gesti e puntando l’arma, le aveva indicato di consegnargli la valigetta che aveva poggiata sul sedile del lato passeggero per poi scappare via verso Renate.
La donna racconta ai militari che dentro la valigetta aveva molti documenti di lavoro e il computer, fortunatamente assicurato.
Qualcosa non torna...
Naturalmente la segnalazione di un evento di tale gravità, giunta per competenza territoriale anche alla stazione dei Carabinieri di Besana in Brianza, ha subito destato l’attenzione dell’Arma. La possibilità che nel territorio fosse giunta una banda dedita a rapine in strada ha portato a innalzare il livello dei controlli alle uscite della Ss36.
Qualcosa, però, del racconto della 47enne non ha convinto i Carabinieri di Besana che hanno approfondito la ricostruzione della vicenda. Nei giorni successivi hanno quindi convocato la donna in caserma e le hanno chiesto di precisare i dettagli della rapina. Il racconto scricchiolava e la presunta vittima ha cominciato a cadere in contraddizione fino a quando ha dovuto confessare che, in realtà, quel giorno si era persa la valigetta con i documenti e il pc e, per giustificarsi con il proprio datore di lavoro, aveva deciso di inventarsi di esser stata vittima di una rapina.
Da vittima a indagata
La 47enne è passata così da vittima a indagata e le è stata notificata l’elezione di domicilio in relazione alla simulazione di reato (art. 367 del Codice penale). Adesso dovrà affrontare un procedimento la cui pena va da 1 a 3 anni di reclusione.