I DETTAGLI

Omicidio di Valbrembo: agghiaccianti le confessioni dei presunti killer di Luciano Muttoni

Il 58enne derubato è morto dopo ore di agonia

Omicidio di Valbrembo: agghiaccianti le confessioni dei presunti killer di Luciano Muttoni
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Omicidio di Valbrembo: agghiaccianti le confessioni dei presunti killer di Luciano Muttoni. Sono a dir poco agghiaccianti le dichiarazioni rilasciate di fronte al gip Alessia Solombrino da Carmine de Simone, ideatore del piano per rapinare Luciano Muttoni, poi morto per neppure 50 euro, un telefono e una Golf. Sullo sfondo, come spalla, il 23enne Mario Vetere. Entrambi hanno sostanzialmente confermato le confessioni rese ai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo. Con particolari da brivido.

Sono 15 le pagine di ordinanza emesse dal gip dopo il colloquio con de Simone e Vetere, come riporta Primabergamo.it. Pagine in cui emerge «il valore relativo» dato alla vita, per usare le parole del giudice. Mercoledì 5 marzo de Simone e la fidanzata, con un’altra coppia, hanno dormito a casa della vittima a Valbrembo. Poi erano stati accompagnati alla stazione dei treni di Ponte San Pietro in auto. De Simone comincia a pensare «di fare qualcosa a Luciano». Una sorta di piccola vendetta, perché «lui non piaceva alla mia ragazza». Ricorda che, mentre andavano in stazione, Luciano aveva guardato nello specchietto retrovisore la ragazza e una sua amica come se avesse un interesse: «Questa cosa mi ha dato fastidio».

Per mettere in atto il suo piano contatta Vetere. Gli dice che aveva bisogno di una mano per regolare i conti con un tizio che gli doveva dei soldi. Vetere accetta. All’appuntamento per mettere in atto la ripicca de Simone arriva “fatto” di cocaina. Doveva andare tutto liscio, ma la rapina degenera in massacro dopo la reazione di Muttoni. De Simone punta su una presa di Mma che si chiama “Mata Leao”. Ma la presa non funziona. E allora partono i colpi in testa con il calcio di una scacciacani, i pugni, i calci in faccia e in testa. «Poi ho smesso perché ansimava e si lamentava», racconta l’aggressore. Infatti quando i due se ne vanno con la Golf, Muttoni è ancora vivo.

Le ore successive

In seguito i due si liberano della pistola e del giubbotto insanguinato di De Simone, ritrovato poi nei cambi di Solza, nell'isola bergamasca. Poi passano ore tra bar, parchi (a fumare spinelli), supermercati. Si fanno una doccia, nascondono i vestiti sporchi, lavano le scarpe. Solo la domenica de Simone racconta alla sua ragazza cosa ha fatto. È il giorno in cui i carabinieri di Bergamo, una volta scoperto il cadavere, arrivano a lui grazie al controllo dei colleghi di Monza che, alle 2 del mattino, lo avevano fermato con altri tre sull’auto del morto, denunciandoli per ricettazione.

«Lucidità nonostante la droga»

«Gli indagati si sono del tutto disinteressati delle condizioni della persona offesa, lasciandola esamine e agonizzante», scrive il gip. E sottolinea la «lucidità» di de Simone, nonostante fosse alterato dalla droga, per le condotte «immediatamente prima e subito dopo» l’omicidio. ll gip sottolinea la «totale assenza di valori» dei due giovani «drammaticamente privi della capacità di cogliere nella comunità l’opportunità di un cambiamento».

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