La storia

Mamma e bambino in affido assieme, nuovo inizio per Lucia: "Qui sono me stessa"

Usciti dal "Sentiero", ora vivono in una famiglia: "Li accogliamo per ricevere, non per dare"

Mamma e bambino in affido assieme, nuovo inizio per Lucia: "Qui sono me stessa"
Pubblicato:

Parla poco Lucia (nome di fantasia, come tutti gli altri presenti in questo articolo), ma ha l’essenzialità di chi nella vita non ha dovuto fare a meno delle prove. «Qui sono me stessa».
19 anni, un bambino di 5, per lei quel «qui» è il luogo nuovo dove è andata a vivere dallo scorso agosto, ovvero una famiglia che ha preso in casa madre e figlio in un percorso d’accoglienza decisamente sui generis. La giovane donna proveniva da uno dei centri d’accoglienza della Cooperativa “Il Sentiero”, di Merate, dove aveva vissuto diversi mesi prima di iniziare il nuovo cammino, e da dove l’hanno seguita e accompagnata in questo passaggio: «Quando mi avevano detto che sarei andata ospite presso una famiglia all’inizio non ero molto d’accordo, anche perché faccio fatica a relazionarmi con persone nuove. Poi però ci ho provato e ho accettato. E in effetti, non mi sono sbagliata: subito mi sono sentita accolta bene».

Mamma e bambino in affido assieme, nuovo inizio per Lucia: "Qui sono me stessa"

C’è sempre un nuovo inizio in cui sperare, racconta la storia di Lucia. E, dall’altra parte, c’è Stefania, che assieme al compagno ha preso in casa la giovane madre assieme al bambino. Anche per lei, che già ha due figlie naturali ed è passata da altri affidi, questo è stato un nuovo inizio: «Ho sempre vissuto questo genere di esperienze non tanto con la convinzione di poter dare qualcosa, ma di aver bisogno io di ricevere. Noi apriamo la casa per aprirci ad un’altra persona, aspettiamo una relazione che faccia crescere noi stessi», dice la donna. In passato la sua famiglia aveva avuto affidi di età diverse, stavolta si trattava di accogliere una ragazza adulta e suo figlio piccolo. Certamente non una prova facile: «Ma io avevo sempre pensato di ospitare persone grandi, perché mi sentivo più portata a ospitare adulti». E così è stato: «Devo dire che è fondamentale la collaborazione con i servizi sociali del comune di Lucia, che già ci avevano seguito per un affido precedente. Questo progetto non è certo semplice: senza il loro supporto non lo avremmo mai accettato». Perché accogliere significa anche sapersi far aiutare: «Si lavora anche qui in team, se manca un pezzetto l’armonia non funziona».

La ricostruzione di una normalità

Per Lucia è cominciata così una vita diversa, dove il primo step è stato quello di cercare di costruirsi una normalità e fare i passi giusti per un’indipendenza. Sta cercando di concludere un percorso scolastico in panificazione e pasticceria (deve fare il quarto anno) e, intanto, di prendere la patente. «Purtroppo il coronavirus ha rallentato tutto, ma intanto ho cominciato un corso online da barman, che durerà fino a luglio». Piccoli scorci di futuro, che si costruiscono, oggi, anche con la fiducia e l’aiuto della famiglia di Stefania.
«Anche Paolo, mio figlio, ora sta bene. All’inizio era un po’ spaesato, gli mancava la comunità dove era cresciuto e dove era sempre vissuto, poi però ha iniziato a gustarsi anche con questi nuovi genitori e li cerca molto. Anche a me manca la comunità e le educatrici, ma questo distacco può solo farmi bene: prima dipendevo da loro, adesso posso prendere il largo un po’ più da sola».

Seguici sui nostri canali