L'incontro

L’inferno del Covid e la capacità di una comunità di rinascere raccontati da chi li ha vissuti

La testimonianza dell'allora sindaco e dell'allora sacerdote di Nembro, il Comune con la più alta percentuale di vittime della pandemia.

L’inferno del Covid e la capacità di una comunità di rinascere raccontati da chi li ha vissuti

L’inferno del Covid e la capacità di una comunità di rinascere raccontati da chi li ha vissuti. Una vittima ogni 61 abitanti, la più alta percentuale d’Italia. Numeri che raccontano di una tragedia che 5 anni fa fece balzare Nembro, piccolo comune della Bergamasca, sulle pagine dei giornali di tutto il mondo, come simbolo della tragedia del Covid.

L’inferno del Covid e la capacità di rinascere

Da quel dramma sono però germogliate la voglia e la capacità di rinascere, di fare comunità ancor più di prima. Lasciando in eredità anche tante cose positive. Di questo si è parlato ieri sera, giovedì 13 marzo, per quasi due ore, al Cinema Nuovo di Omate di Agrate, a due passi dal Meratese. Il primo di un ciclo di tre incontri a 5 anni dall’esplosione della pandemia che ha cambiato le nostre vite.

Come riportaSul palco l’allora sindaco di Nembro, Claudio Cancelli (in carica fino al 2022), e l’allora responsabile dell’oratorio don Matteo Cella, anche lui a Nembro fino a tre anni fa. Insieme hanno scritto il libro “Carovane – La tempesta del Covid e il futuro di una comunità”. Con la prefazione del giornalista Mario Calabresi.

“Un libro che è nato dalla riflessione con don Matteo sul fatto che il dramma abbia fatto emergere anche e soprattutto la capacità della comunità di rispondere ai bisogni – ha raccontato Claudio Canceli –  Una capacità di reagire che era ed è un segno che non doveva andare perso”.

Il libro è diviso in due parti. La prima racconta il dramma di quei mesi che hanno letteralmente spazzato via una parte consistente della comunità, tante persone punti di riferimento. E proprio dalla loro memoria è stato possibile ripartire.

Fondamentale il ruolo delle istituzioni in quei momenti, in particolare naturalmente del Comune, a stretto contatto, minuto per minuto con i cittadini, con le tragedie di quei giorni. Ed ecco quindi l’idea della telefonata del sindaco, co le informazioni quotidiane, ma anche qualche parola di conforto, registrata e “recapitata” ogni sera a centinaia di cittadini.

“La seconda parte, scritta da me e Claudio insieme – spiega don Matteo – consente di riflettere sul futuro, sul valore di una comunità che, mai come in quei momenti, è diventata centrale. Terminata l’emergenza, l’imperativo è stato proprio quello di raccontare e di non perdere quei valori germogliati da una tragedia. E proprio la comunità ci ha reso più ricchi, ha consentito di salvare tante persone. Per questo credo che la storia contenuta in questo libro non scada”.