Fuori provincia

L’incredibile storia di Paolo: sconfigge il Covid a 96 anni

Anche il figlio, Bruno Paderno di 71 anni, è stato ricoverato a Chiari per lo stesso motivo.

L’incredibile storia di Paolo: sconfigge il Covid a 96 anni
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Paolo Paderno ha trascorso in ospedale ben cinquanta giorni. Orgoglioso ha dichiarato: "Ce l’ho fatta". Articolo ripreso dai colleghi di primabrescia.

L’incredibile storia di Paolo: sconfigge il Covid a 96 anni

Ha sconfitto il virus. E lo ha fatto con grande forza e determinazione. Non è stato facile, perché il rovatese Paolo Paderno, che ha trascorso in ospedale ben cinquanta giorni, è stato davvero a un passo dalla morte. E la sua storia ha dell’incredibile se si considera il fatto che si sta parlando di un anziano di 96 anni.

Un uomo, un padre, un nonno che ha vissuto momenti di sofferenza e profonda paura, ma che alla fine è tornato a casa dalla sua amata famiglia. Ad accoglierlo, in modo particolare, c’era il figlio Bruno (71 anni), che, come il papà, è riuscito a sconfiggere il Covid.
Quel virus che per un’interminabile settimana lo ha costretto a vivere intubato nel reparto di Rianimazione di Chiari, a pochi metri dalla stanza del padre. Una storia di dolore, senza dubbio. Ma allo stesso tempo di amore e speranza: quella speranza che anche la dottoressa del Mellino Mellini Valentina Paderno, figlia di Bruno, aveva quasi perso. Ma è stata proprio il medico del nosocomio di Chiari ad accompagnare il padre nella stanza del nonno, quando le condizioni di entrambi erano decisamente migliorate: un momento di grande commozione; un sorriso, un saluto quasi a dire «Ce l’abbiamo fatta!».

La malattia

“Il nonno, nonostante l’età, prima del Covid viveva da solo ed era perfettamente autosufficiente – ha spiegato la dottoressa – Papà, visto che abitano vicini, si prendeva cura di lui: in modo particolare gli portava la spesa”.
Il primo ad ammalarsi è stato proprio il 96enne. Febbre alta e tampone positivo. Immediato il ricovero in ospedale a Chiari, dove una settimana dopo è stato portato anche il figlio più o meno con gli stessi sintomi.
In ospedale
“Il nonno è stato ricoverato l’8 marzo, pochi giorni dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino Moderna – ha continuato la nipote – Ha avuto fin da subito una gravissima insufficienza respiratoria e le sue condizioni erano davvero critiche. Per ben tre volte ho chiamato a casa, dicendo che non avrebbe superato la notte“.
Una cosa va precisata e sottolineata. La dottoressa Paderno, nonostante la presenza del padre e del nonno, non ha mai seguito direttamente i due pazienti. Non lo ha fatto, non solo perché sarebbe stato molto difficile a livello umano. Ma soprattutto perché ha voluto che ogni decisione venisse presa dai propri colleghi. Una scelta morale, etica e professionale encomiabile.
“Il nonno, su indicazione del responsabile di Pneumologia, dottor Luca Ronchi, è stato sottoposto alla Niv (Ventilazione non invasiva), anche se nel suo caso, tenuto conto dell’età, un po’ invasiva di fatto lo è stata – ha continuato la dottoressa – Si è deciso di procedere come se fosse un paziente più giovane. Ma dopo una decina di giorni, a causa di un enfisema sottocutaneo, la ventilazione è stata sospesa. Si è proceduto con la maschera di Venturi, fino alla terapia ad alti flussi, una sorta di occhialini che oltre all’ossigeno erogano anche aria che rimuove l’anidride carbonica dai polmoni”.

Un altro aspetto incredibile di questa storia straordinaria, perché il 96enne è stato il primo paziente del Mellini a essere sottoposto a questa nuova terapia. Terapia che ha dato i suoi frutti, perché poco dopo Paderno è tornato a respirare con l’aiuto del solo ossigeno. Un recupero impressionante, tenuto conto delle critiche condizioni di pochi giorni prima.
Le dimissioni
Il 96enne, che per tutta la vita è stato un commerciante ambulante di formaggi, è uscito dall’ospedale a fine aprile, dopo circa 50 giorni di ricovero. Ben superiore rispetto alle tre settimane standard di tutti gli altri pazienti.
“Papà, invece, è stato dimesso il giorno dopo Pasquetta – ha continuato la figlia, ora comprensibilmente più serena e tranquilla rispetto a pochi mesi fa, quando la situazione generale dei contagi era sicuramente più drammatica di quella attuale – Anche la mamma (Raffaella Ghidoni, ndr) è stata colpita dal Covid: non è stata ricoverata, ma è stata per ben cinque settimane in isolamento. Un’altra esperienza non facile da vivere”.

I ringraziamenti

La dottoressa Paderno, a nome di tutta la famiglia (ora riunita dopo l’incubo Covid), ha voluto ringraziare tutti i colleghi dell’Asst Franciacorta per la professionalità, in modo particolare il dottor Ronchi, il responsabile di Medicina generale, Gabriele Zanolini, e il responsabile della Rianimazione, Paolo Gnesin.
Un lavoro straordinario che tutti i medici (compresa Valentina Paderno) stanno svolgendo da quando è scoppiata la pandemia.

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