Dolore nel dolore

In Terapia intensiva per Covid le sparisce l’anello

La donna è morta al Policlinico di Monza. Ora il marito denuncia: "Non mi hanno mai ridato la sua fede"

In Terapia intensiva per Covid le sparisce l’anello
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Il contagio da Covid toglie tutto, anche la possibilità di stare accanto alla propria persona cara che sta morendo. Ma per un lissonese al dolore per la perdita della moglie, si è aggiunto il rammarico di non aver potuto riavere la fede della consorte che aveva un valore simbolico così importante per loro. Come riportano i colleghi di primamonza.it l’anello è infatti letteralmente sparito quando la moglie è stata portata in Terapia intensiva per l’aggravarsi della polmonite da Covid.

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Muore e l’anello sparisce

Ada Conca era una volontaria della Croce Verde di Lissone (come il marito), una che si è spesa fino all’ultimo per gli altri. Stava bene ed era molto attiva prima del Covid, ma il maledetto virus le ha portato sintomi severi, così è stata ricoverata al Policlinico di Monza il 30 ottobre.  Le sue condizioni purtroppo sono peggiorate rapidamente e alla fine la donna è morta il 19 novembre, lasciando un immenso dolore nel cuore di chi l’amava.
«Come risaputo, al paziente che viene trasferito in terapia intensiva, vengono, per ragioni di opportunità tolti tutti gli oggetti che indossa, orecchini, collane, anelli etc e purtroppo così è successo anche a mia moglie – racconta ora il marito Fabrizio Crippa – Devo però riscontrare una cosa molto dolorosa: misteriosamente è così sparito l’anello di matrimonio, la vera, che al di là del valore materiale, aveva un vero valore affettivo, visto che era l’anello di mia madre fuso con quello di mia moglie e con inciso la data del matrimonio 03/10/1977».

Nessuno ne sa nulla

Quando Crippa si è accorto che l’ospedale non gli aveva reso l’oggetto prezioso della moglie dopo la sua morte, chiede quindi spiegazioni alla responsabile del reparto del Policlinico di via Amati in cui si trovava ricoverata sua moglie. «E’ stata molto gentile, ma comunque non ha saputo fornirmi una spiegazione nè aiutarmi a recuperare l’anello». Insomma, il mistero non viene risolto. Da qui l’appello di Crippa, che ancora spera in fondo al suo cuore di poter ritrovare la vera nuziale della moglie. «Sarebbe bello invitare ad una maggiore attenzione il personale sanitario del Policlinico, magari attraverso il direttore sanitario – ha spiegato il lissonese – Queste cose possono sembrare piccolezze, ma, per delle persone che perdono i loro cari in modo veramente straziante, sono di un valore incredibile».

l precedente

Non è purtroppo la prima volta che accadono fatti del genere. Ad aprile del 2018, ben prima del periodo Covid, al San Gerardo una donna di 88 anni ricoverata per un ictus era stata derubata di tre anelli che portava alla mano sinistra, compresa la fede nuziale, mentre si trovava sedata nel suo letto. I familiari avevano denunciato il furto ai carabinieri ma gli anelli non erano mai stati ritrovati.

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