Dolore

Il suono delle sirene per l'addio al Vigile del fuoco Diego Busdon

"Siamo qui perchè è stato lui a esprimere la volontà di salutarci nella caserma dei Vigili del fuoco e questo ci onora e ci commuove"

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E' stato il suono delle sirene, per lui così familiare, quotidiano, ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio. Un omaggio, quello riservato a Diego Busdon, funzionario geometra dei Vigili del fuoco, vero e proprio pilastro del corpo lecchese, scomparso a soli 60 anni martedì 15  marzo 2022, stroncato da un malore che non gli ha lasciato scampo  mentre si trovava sulle piste da sci di Chiesa Val Malenco, che si dedica solo ai grandi uomini. E lui lo era. Un professionista che ha dedicato la vita agli altri, con la capacità di coniugare competenza e conoscenze, a umanità e altruismo. Oggi, giovedì 17 marzo 2022, l'intera comunità dei pompieri si è stretta intorno alla sua famiglia per dirgli addio durante la cerimonia funebre che è stata celebrata caserma lecchese in piazza Bione.

Il suono delle sirene per l'addio al Vigile del fuoco Diego Busdon

Tante, tantissime le persone che hanno voluto partecipare alle esequie di Buson, Vigile del fuoco dal 1983 e attivo a Lecco da trent'anni. Presenti i rappresentanti delle Forze dell'ordine lecchesi, il presidente del consiglio Comunale lecchese Roberto Nigriello,  il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni, quello di Valmadrera dove Busdon Viveva, Antonio Rusconi. A Lecco sono giunti i 12  comandati dei Vigili del fuco di tutte le province lombarde, il direttore regionale Marco Cavriani, il suo predecessore Antonio Monaco, e il comandante della regione Toscana.

"Ha disegnato intorno sé  e per ciascuno di noi un mondo diverso"

"Ci stringiamo intorno a Emma Federico e Giulia, a tutti voi non solo colleghi, ma amici fratelli e i più giovani tra voi anche un po' figli - ha detto durante l'omelia don Andrea Lotterio, cappellano dei pompieri -  Siamo qui a esprimere la vicinanza, l'amicizia, la preghiera insieme. E siamo qui nella Caserma dei Vigili del fuoco non perchè Diego lo è da 40 anni, non perchè questo è il luogo  del suo lavoro, ma perchè sarà sempre la sua casa. Siamo qui per dire che ciò di cui oggi facciamo memoria è la resurrezione. Gesù non ha mai promesso ai suoi amici che non sarebbero morti, ma chiunque crede in lui ha la vita eterna che entra con i gesti del quotidiano amore, quell'amore che Diego ha vissuto pienamente nella sua famiglia d'origine e in quella che ha costruito. Quell'amore che ha generato relazioni piene di rispetto, disponibilità, simpatia nei luoghi di lavoro  come negli ambiti di incontro della comunità. Quell'amore che non poteva che trasformare la sua innata passione e dedizione  verso altri in una professione unica e particolare. Quell'amore che ai nostri occhi oggi sembra si sia fermato o sia andato perduto"

" Nella comunità cristiana non si crede nella resurrezione dei morti ma a una vita capace di superare la morte, la vita eterna. Noi abbiamo visto in Diego una presenza dedicata agli altri, alla famiglia, con discrezione e con quella solarità capace di abbattere ogni distanza. Una presenza nell'impegno familiare e lavorativo, una presenza appassionata di grande umanità. Lo si poteva chiamare in ogni momento anche per offrire nella comunità in cui ha abitato quella che era la sua competenza preziosa. Sapeva entrare nei problemi e suggerire o condividere le soluzioni. Solo un seme che muore può fiorire, Diego Busdon  con la forza e l'ostinazione di un seme che rompe la resistenza del suolo ha disegnato intorno sé  e per ciascuno di noi un mondo diverso . L'amore di Dio avvolge  Diego  nella sua luce".

Le parole dei colleghi di Diego Busdon

Toccante il messaggio letto da un Vigile del fuoco a nome di tutti i pompieri lecchesi, membri della sua grande e coesa famiglia allargata. Un messaggio in cui traspare prepotente non solo la stima, ma anche il profondo affetto che tutti nutrivano per Diego busdon.

"Avevamo già in mente di regalarti una festa, sarebbe stato il giorno nel quale si concludeva la tua carriera da Vigile del fuoco. Sarebbero bastate quattro  note della musica che preferivi, qualche bicerin, detto alla triestina, e altrettanta gente come oggi, per un solo motivo: vivere le situazioni che in tutti questi anni ci hanno uniti. Avremmo ripercorso il lungo cammino nel quale ci hai regalato le tue battute, i tuoi sorrisi, i tuoi consigli, e la tua determinazione. Per poi ringraziarti del grande lavoro svolto per mantenere dignitosa la nostra presenza in questa caserma, senza dimenticare che è stata la tua casa nella quale abbiamo visto crescere la tua splendida famiglia. Avremmo vissuto le esperienze legate ai vari interventi di soccorso che ti hanno visto in prima linea. La tua capacità di indicare e ricordare a ognuno di noi l'essenza del nostro lavoro e quanto valore abbia essere un Vigile del fuoco, ma senza il tempo di accorgercene tutto è cambiato. In pochi secondi le cose capitano lasciandoti inerme e senza parole. Oggi la festa ha un tono diverso, le lacrime hanno preso il posto dei sorrisi, gli sguardi sono di dolore e il silenzio invade questo luogo. Ognuno serberà il tuo ricordo perchè tutto quello che è stato va oltre la collaborazione lavorativa, è diventata amicizia. Grazie per aver condiviso la tua esistenza. Queste quattro note sono per augurarti buon viaggio verso l'eternità. Ciao Diego, porta con te i nostri sorrisi, resterai per sempre nei nostri cuori. Grazie alla nostra grande famiglia che come ogni volta ha risposto con una grane presenza".

"E' stato lui a volerci dire addio in Caserma"

"Siamo qui perchè è stato lui a esprimere la volontà di salutarci nella caserma dei Vigili del fuoco e questo  ci onora e ci commuove - ha voluto sottolineare il comandante Angelo Ambrosio -  Ci fa capire quanto fosse legato al suo lavoro e a queste mura. In passato ha anche alloggiato qui con la famiglia. Ho avuto il piacere di lavorare con lui dal 2019 e ho apprezzato la sua disponibilità e la sua dedizione. Era la mente storica del comando, un ottimo professionista. Tutti noi che abbiamo lavorato con lui siamo testimoni delle sue doti umane oltre che professionali".

Mario Stojanovic

 

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