Il fiuto di "Cooper", unità cinofila casatese, ritrova l'arma del delitto di Pontirolo
Per individuare l'arma è stato determinante l’impiego di “Cooper” , il cane addestrato nella ricerca di armi ed esplosivi del Nucleo Cinofili Carabinieri di Casatenovo (LC) che per tutta la mattina ha setacciato la zona fino al rinvenimento della pistola semiautomatica
Il fiuto di "Cooper", unità cinofila casatese, ritrova l'arma del delitto di Pontirolo. E' stato proprio "Cooper", il cane addestrato nella ricerca di armi ed esplosivi del Nucleo Cinofili Carabinieri di Casatenovo, a ritrovare nella mattinata di ieri, lunedì 30 dicembre 2024, l'arma del delitto utilizzata nell'omicidio di Roberto Guerrisi, a Pontirolo Nuovo.
Il fiuto di "Cooper", unità cinofila casatese, ritrova l'arma del delitto di Pontirolo
Nel corso della perquisizione svolta nelle aree adiacenti alla scena del crimine dai Carabinieri della Compagnia di Treviglio, coadiuvati dai Vigili del Fuoco, finalizzata alla ricerca dell’arma del delitto, è stata rinvenuta una pistola semiautomatica di piccolo calibro che
potrebbe essere compatibile con quella utilizzata dal presunto autore dell’omicidio di Roberto Guerrisi.
Per la sua individuazione è stato determinante l’impiego di “Cooper” , il cane addestrato nella ricerca di armi ed esplosivi del Nucleo Cinofili Carabinieri di Casatenovo (LC) che, insieme ad una dozzina di Carabinieri, per tutta la mattina ha setacciato la zona fino al rinvenimento della pistola semiautomatica che era stata nascosta, avvolta in panno, nella canalina di una cabina elettrica in costruzione sulla parte posteriore esterna del capannone: su di essa saranno disposti nei prossimi giorni i necessari accertamenti di laboratorio al fine di accertarne la compatibilità con il delitto in esame, la provenienza, nonché il suo eventuale coinvolgimento in altri eventi criminosi.
L'omicidio
A uccidere a Pontirolo Nuovo Roberto Guerrisi, con due colpi di pistola sparati a bruciapelo, sarebbe stato lo zio del fidanzato di sua figlia, che il 42enne aveva “osato” difendere. Il fattaccio è avvenuto sabato 28 dicembre e i Carabinieri nelle scorse ore hanno appunto fermato, come indiziato, il 58enne Rocco Modaffari.
Guerrisi di figlie ne aveva tre, di 15, 18 e 22 anni. La maggiore, fidanzata con il nipote 19enne di Modaffari, era finita al pronto soccorso con un occhio nero, proprio per mano del suo ragazzo, e per questo lo aveva denunciato. La violenza sarebbe avvenuta a Boltiere nell’abitazione in via XXV Aprile dove il 19enne vive con la famiglia. E sarebbe stato talmente violento da spingere i vicini, spaventati dalle urla che sentivano, a chiamare il 112. In seguito a questa chiamata sono intervenuti i carabinieri e un’ambulanza del 118 che ha poi trasportato la 22enne al Policlinico San Marco.
Guerrisi, il giorno dopo quella triste vicenda, è andato così (con il fratello Salvatore e due zii) dai familiari dell’aggressore per avere spiegazioni, senza sapere che per questo ci avrebbe rimesso la vita. La lite sfociata in sparatoria è avvenuta di fronte alla concessionaria Db Car, intestata a Domenico Bonfiglio, padre del 19enne.
La famiglia di Guerrisi è comprensibilmente distrutta. Le figlie e la moglie della vittima si sono chiuse nel dolore, indicibile, che le ha travolte dopo una tragedia inspiegabile. Eppure la consorte ha avuto la forza, tra le lacrime, raggomitolata sul divano di casa, quella in cui viveva con il marito a Boltiere, di pronunciare qualche parola. Intorno a lei a proteggerla, come uno scudo, l'amore di parenti e amici, ancora increduli.
«Assolutamente sì - ha detto piangendo la moglie di Guerrisi - l’aveva denunciato. Mio marito era andato a chiedere spiegazioni... Era una bravissima persona».
«Roberto era un buon padre di famiglia, fedele, un uomo che amava moltissimo le figlie e il suo cane - hanno raccontato alcuni amici riuniti davanti all'abitazione, come impietriti - era conosciuto e stimato in paese come alla Tenaris di Dalmine dove lavorava da 20 anni. Aveva lasciato la Calabria 26 anni fa, e non aveva mai avuto uno screzio con nessuno».
Come sia possibile che una discussione sia finita a colpi di pistola è per tutti un mistero. «È normale presentarsi una pistola? - hanno detto scuotendo il capo - Per noi no, bisogna chiederlo a chi ha sparato».