Graziella Fumagalli, un film sulla sua vita nel 25° anniversario della morte VIDEO
La comunità di Casatenovo la vuole ricordare con una serie di commemorazioni: domenica le messe saranno dedicate alla sua memoria.
Il 22 ottobre del 1995 veniva uccisa Graziella Fumagalli. E oggi, nel giorno del 25° anniversario del suo omicidio avvenuto in Somalia, ma anche in tutto l'arco di questa settimana, la comunità di Casatenovo la vuole ricordare con una serie di commemorazioni.
Questa mattina all'istituto superiore di Casatenovo, dedicato proprio alla sua memoria, si è tenuta una piccola funzione civica. Il Comune, intanto, attraverso la pagina Facebook ufficiale, ha diffuso un'anticipazione del filmato dedicato alla vita della missionaria casatese dal titolo "E' compito mio", che verrà proiettato anche domenica 25 ottobre 2020 dopo le messe delle 9.30 e delle 11 in chiesa di San Giorgio che verranno dedicate proprio alla memoria di Graziella Fumagalli.
"Esprimiamo un sentito ringraziamento ai familiari e agli amici che hanno fornito materiali e testimonianze utili per la realizzazione di questo progetto, che costituirà un importante documento commemorativo anche per gli anni a venire" hanno commentato il sindaco Filippo Galbiati e i consiglieri comunali Gaia Maria Giulia Riva ed Enrica Baio.
La martire di Casatenovo
Nata a Casatenovo nel 1944, Graziella Fumagalli ha lavorato come operaia per pagarsi gli studi in Medicina e, una volta raggiunta la laurea e dopo una serie di collaborazioni tra Italia e Francia, nel 1989 partì ccome capo-medico del Progetto Integrato Sanità e Acqua in Guinea-Bissau con l'organizzazione non-governativa Mani Tese. Rimase lì per quattro anni. Nel 1993 si trasferì invece in Mozambico come responsabile di un progetto sanitario dell'Associazione Italiana per la Solidarietà fra i Popoli, quindi, nel 1994, giunse in Somalia, a Merca, dove guidò il Centro anti-tubercolosi (con 100 posti letto) della Caritas Italiana iniziato dalla connazionale Annalena Tonelli. Il 22 ottobre 1995 venne assassinata a colpi d'arma da fuoco da un gruppo di sicari somali per ragioni ignote (nulla viene rubato né vi furono rivendicazioni). Nello stesso agguato rimase ferito al volto il biologo italiano Cristoforo Andreoli.