Ex parroco di Missaglia in fuga dalla guerra: era in pellegrinaggio coi fedeli
E’ un racconto fatto di momenti spaventosi, confusione e sollievo per essere di nuovo a casa quello di don Bruno Perego: "Situazione disumana"

«Non vedevamo nulla in cielo, ma sentivamo le esplosioni. Sembrava quasi che fosse un temporale, ma sapevamo che in realtà erano i bombardamenti. Alla fine siamo scappati, con la paura che chiudessero le frontiere e noi rimanessimo bloccati in un luogo di guerra».
Don Bruno in fuga dalla guerra tra Israele e Palestina
E’ un racconto fatto di momenti spaventosi, confusione e sollievo per essere di nuovo a casa quello di don Bruno Perego, ex parroco di Missaglia che da circa un anno si è trasferito a Cardano al Campo, nel Varesotto. E proprio con i fedeli della sua nuova comunità il religioso è partito per un pellegrinaggio in Terra Santa sabato 7 ottobre, 10 minuti prima che Hamas attaccasse Israele.
«La cosa assurda è che l’aereo non sia tornato indietro, o che comunque non sia atterrato da qualche altra parte. Eravamo partiti da pochissimo. Noi non sapevamo nulla di quello che stava succedendo e quando siamo arrivati a Tel Aviv l’aereo ha girato sopra l’aeroporto almeno una ventina di minuti prima di atterrare - ha ricordato il prete - Solo poi abbiamo capito il perché».
Il pellegrinaggio avrebbe dovuto portare i fedeli in Terra Santa, a Nazareth, Betlemme e Gerusalemme, ma il gruppo ha presto capito di essere arrivato nel peggior momento possibile.
«Siamo rimasti solo a Nazareth - ha raccontato don Bruno Perego - Si sentivano gli elicotteri volare e la strada era piena di mezzi militari che andavano al fronte. Ragazzi armati e riservisti che si preparavano a combattere, sia al fronte nord che a quello sud. Le informazioni che avevamo ci arrivavano soprattutto dall’Italia, perché a Nazareth trasmetteva solo un canale tv ed era in ebraico».
Mentre la paura cresceva, la conferma della necessità di andarsene alla svelta è arrivata dalla guida locale: «Non sapevamo cosa fare e come muoverci. Alla fine è stata la nostra guida a dirci di andarcene il prima possibile perché con quello che era successo non era sicuro restare».
La sua testimonianza da Nazareth
Nel frattempo, Betlemme era stata chiusa e i pellegrini non avrebbero potuto arrivarci nemmeno volendo.
«Abbiamo chiesto di poter dormire una notte in più a Nazareth. Lunedì sera eravamo certi di dovercene andare e quindi martedì mattina siamo partiti all’alba verso la frontiera con la Giordania. Siamo arrivati verso le 7.30 e siamo rimasti bloccati fino a mezzogiorno. C’erano molti pullman e altre persone che arrivavano a piedi e stavano ore in coda sotto il sole per potersene andare. Noi siamo riusciti a passare, ma dopo di noi c’era moltissima gente, con la paura che le frontiere chiudessero».
Anche durante la fuga, il pensiero del religioso è andato a chi di possibilità di mettersi in salvo non ne ha.
«Noi siamo qui, al sicuro - ha commentato - ma la cosa terribile era vedere tutte le persone costrette a rimanere lì, perché quella è la loro casa. L’aria era davvero pesante, si capiva che ormai sono tutti stanchi della guerra e vogliono mettere la parola fine, in un modo o nell’altro. Senza pellegrini e turisti vivere in Galilea diventa ancora più difficile, perché l’economia si basa molto su quello. Mentre ce ne andavamo guardavo i cittadini e mi sembravano persone senza prospettive».
Una volta arrivato in Giordania, il gruppo di don Bruno si è fermato in un ristorante per mangiare qualcosa prima di passare la notte in aeroporto: «Sono stati molto gentili, ci hanno permesso di rimanere fino a mezzanotte. Era pieno di persone distrutte, molti dormivano con la testa sul tavolo. Dopo la notte in aeroporto ci siamo divisi, alcuni verso Atene e poi Malpensa e altri verso Istanbul e poi Orio al Serio. E’ stata proprio una brutta avventura, ma la cosa importante è che ora siamo qui».
"Una situazione disumana, che fa male al popolo"
Un’esperienza che ha lasciato un segno profondo nel parroco, ma più della paura provata quello che don Bruno ha voluto sottolineare è la tristezza e la disumanità della situazione.
«Ormai si è determinati a fare la guerra. Sono atti orribili, disumani, che fanno male al proprio popolo, ma Hamas non rappresenta la Palestina. Noi saremmo dovuti andare in pellegrinaggio a giugno, ma avevamo avuto poche adesioni, quindi abbiamo deciso di rimandare. E’ stata davvero una cosa orribile».
Lunedì scorso don Bruno è tornato a Lomaniga per celebrare la Messa per la Pace e dare la propria testimonianza, con la mente e il cuore ancora in Terra Santa.
Laura Ferrario