in primo grado

Don Samuele Marelli condannato nel processo canonico

L'ex responsabile degli oratori, accusato di abusi sessuali, è stato riconosciuto colpevole per due episodi nei confronti di un minore e di un maggiorenne

Don Samuele Marelli condannato nel processo canonico
Pubblicato:

Don Samuele Marelli, accusato di abusi sessuali, riconosciuto colpevole dal Tribunale ecclesiastico. Giovedì 24 aprile 2025, come raccontano i colleghi di Primamonza.it, si è concluso il primo grado di giudizio del processo canonico, nel quale l'ex vicario della comunità pastorale San Giovanni Paolo II di Seregno era imputato.

Processo canonico, condannato don Samuele Marelli

Il Tribunale ecclesiastico ha comunicato all’Arcivescovo di aver riconosciuto la colpevolezza di don Samuele Marelli, già responsabile della pastorale giovanile, in riferimento a due fattispecie delittuose per l’ordinamento canonico: "gli atti contro il sesto comandamento del decalogo" con un minore e con un maggiorenne, compiuti "tramite abuso di autorità". Il sesto comandamento del decalogo, "Non commettere adulterio", è interpretato dalla Chiesa come un divieto più ampio degli atti contro la castità. La sentenza è stata resa nota questa mattina, domenica 27 aprile, dal vicario episcopale, monsignor Michele Elli, al termine della Messa delle 11 in Basilica.

Cinque anni senza esercizio pubblico del ministero

Articolata la pena a carico del sacerdote, di origini comasche. La proibizione, per cinque anni, di risiedere nel territorio dell’Arcidiocesi di Milano e la proibizione, per cinque anni, dell’esercizio pubblico del ministero sacerdotale. La proibizione perpetua di cercare contatti volontari con minori, se non alla presenza di un accompagnatore maggiorenne, nonché la privazione, per dieci anni, della facoltà di confessare e di poter svolgere attività di direzione spirituale. Inoltre la proibizione perpetua di cercare contatti volontari, attraverso qualunque mezzo, con persone che erano canonicamente domiciliate a Seregno nel periodo in cui don Samuele aveva svolto il ministero sacerdotale.

"La sentenza non è definitiva"

"Ogni pena canonica è sempre finalizzata ad ottenere il ristabilimento della giustizia, il pentimento del reo e la riparazione dello scandalo ed è pertanto uno strumento che la Chiesa fa suo per custodire il bene di tutti fedeli - ha spiegato il vicario episcopale della zona di Monza in Basilica - Trattandosi di una sentenza in primo grado di giudizio, essa è soggetta a possibile appello e non è dunque da considerarsi come definitiva". Intanto rimangono in essere le misure cautelari imposte al sacerdote, al quale è proibito l’esercizio pubblico del ministero al di fuori del luogo della sua attuale dimora, nonché il contatto volontario con i fedeli della comunità di Seregno.

Commenti
Giuseppe

In galera........

Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali
Necrologie