Celebrazioni del 25 aprile a Barzago FOTO
Il sindaco Ceroli e don Giovanni Colombo, insieme ai rappresentanti degli Alpini e dell'Anpi, si sono ritrovati al monumento dei Caduti.
Celebrazioni del 25 aprile secondo le disposizioni in materia di Coronavirus a Barzago. Davanti al monumento ai Caduti si sono infatti riuniti il sindaco Mirko Ceroli, il parroco don Giovanni Colombo, il capogruppo degli Alpini Ierardo Ierardi e il delegato dell'Anpi Adriano Pozzi.
25 aprile: il discorso del sindaco
"Cari cittadini, 75 anni dopo quel lontano 25 aprile 1945, con la vittoria sul nazifascismo, si chiudeva la tragica esperienza della guerra. La Repubblica, la Costituzione, le conquiste civili e politiche, lo sviluppo economico e sociale che hanno contrassegnato gli anni del dopoguerra, il ruolo internazionale dell’Italia, sono state tappe fondamentali per la ricostruzione del nostro Paese. Oggi ricordiamo e onoriamo uomini e donne, militari e civili, laici e religiosi, che hanno voluto un’Italia libera per tutti, unita e democratica. Noi siamo gli eredi di quegli uomini e quelle donne che lottarono e morirono per la nostra libertà. Il loro ricordo dovrebbe insegnarci la concordia, la pace, l’amore per il prossimo, per la Patria e per la Costituzione, l’uguaglianza nei diritti e nei doveri, il rifiuto di ogni discriminazione sociale, politica o culturale, il rispetto della persona umana e dei suoi diritti. Dopo 75 anni diventa sempre più forte il rischio di perdere la memoria di quanto accaduto. La maggior parte di coloro che hanno partecipato alla Resistenza ci ha già lasciato o ci sta lasciando. Le testimonianze di queste persone hanno avuto e avranno sempre un valore inestimabile. Tocca a noi raccogliere il testimone e tramandare ai nostri giovani quello che è stato - ha esordito Ceroli - In questi mesi ci troviamo ad affrontare uno dei momenti più tremendi che il mondo intero abbia mai vissuto. È una guerra diversa, è la lotta al coronavirus, un nemico invisibile che ci obbliga all’isolamento, alla distanza sociale che ci rende un po’ più soli".
"E' un momento di inceretezza, impegnamoci in prima persona"
"È un momento di profonda incertezza. Il Covid-19 sta mettendo a rischio il futuro di tutti noi, sta lasciando migliaia famiglie in lutto per la perdita dei loro cari e sta mettendo il Paese in difficoltà. La vita delle persone più anziane, malate o fragili è legata ad un filo. Quanti morti senza colpa e senza una ragione. Quanti medici e infermieri persi perché responsabilmente hanno continuato a fare il proprio dovere per salvare vite umane. In questo momento ricordiamo e onoriamo anche loro. Ho letto proprio un paio di giorni una riflessione: “Ogni posto lasciato vuoto da chi ha dovuto andarsene, nella piazza del 25 aprile, deve essere riempito da altri. Molti altri, tra i quali i ragazzi di vent’anni che pur essendo nati nella libertà sono capaci di coglierne, oltre alla bellezza, la fragilità. L'Italia ha bisogno, oggi più che mai, di speranza, di unità, di radici che sappiano offrire la forza e la tenacia per poter scorgere un orizzonte di liberazione. La vita è adesso. È adesso il momento in cui possiamo e dobbiamo stringerci e sostenerci. Vogliamo riconoscerci gli uni negli altri, tornare a guardare al futuro con speranza e coraggio, e soprattutto ricordarci che una volta passata questa tempesta saremo chiamati a ricostruire un mondo più giusto, più equo, più sostenibile - ha proseguito il primo cittadino - Sono in tanti, in questo 2020, che attendono una nuova “Liberazione”: pensiamo ai bambini chiusi in casa, agli studenti che non possono rientrare a scuola, agli insegnanti, ai nostri anziani che attendono di riprendere le loro abituali frequentazioni per un caffè, una partita a carte o una chiacchierata, ai nostri atleti che non vedono l’ora di riprendere le competizioni sportive, ai fedeli che vorrebbero tornare presto a pregare nelle Chiese, a chi vuole ricordare i propri cari al cimitero, ai tanti lavoratori, imprenditori e commercianti che vogliono far ripartire l’economia. Tutti attendiamo la Liberazione da questa pandemia. Dobbiamo impegnarci in prima persona: oggi, come 75 anni fa, dobbiamo fare ricorso alla solidarietà civile, allo spirito di comunità, ad aiutarci tra vicini di casa, anteponendo l’interesse generale della comunità a quello personale. E dobbiamo avere ancora un po’ di pazienza e continuare a rispettare le misure di contenimento stabilite dal Governo per non vanificare gli sforzi fatti fino ad ora. Guardiamo al futuro, uniti ce la faremo".