Particolari inediti sulla vicenda

Carlo Gilardi, ecco le ragioni del ricovero mai svelate prima

«Prigioniero in casa d’altri» e «inavvicinabile se non alla costante presenza del badante», visto come «una persona decisa, superiore a lui, che gli dice cosa e dove firmare, con chi parlare e cosa dire».  E’ questo il quadro tracciato dal giudice tutelare del tribunale di Lecco Marta Paganini.

Carlo Gilardi, ecco le ragioni del ricovero mai svelate prima
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«Prigioniero in casa d’altri» e «inavvicinabile se non alla costante presenza del badante», visto come «una persona decisa, superiore a lui, che gli dice cosa e dove firmare, con chi parlare e cosa dire».  E’ questo il quadro tracciato dal giudice tutelare del tribunale di Lecco Marta Paganini che, nell’argomentare il rifiuto all’istanza di far tornare a casa Carlo Gilardi presentata dagli avvocati Silvia e Marcella Agazzi, ha ripercorso le tappe che hanno portato al trasferimento dell’anziano benefattore di Airuno nella casa di riposo Airoldi e Muzzi di Lecco, dove si trova ricoverato ormai dalla fine di ottobre. Il caso è il recente cavallo di battaglia del programma tv Le Iene, che ricostruendo la storia partendo dalla testimonianza del badante Brahim El Mazoury - lo stesso che viene ripetutamente citato dal giudice Paganini nel suo decreto e che risulta indagato per circonvenzione d’incapace nei confronti di Gilardi - ha sollevato un’ondata di proteste che dai social network si è poi trasformata in una manifestazione fuori dalla casa di riposo e in un’altra fuori dal tribunale per chiedere la «liberazione» dell’anziano professore durante l’udienza del 22 dicembre scorso.

Le tesi degli avvocati «contrarie alla realtà»

Gli avvocati Agazzi con la loro istanza presentata il 26 novembre hanno chiesto la sostituzione dell’attuale amministratrice di sostegno Elena Barra con una diversa figura professionale, quale uno psicoterapeuta o uno psichiatra, con l’affiancamento di un ragioniere per la cura degli interessi economici: l’avvocato Barra, a loro avviso, avrebbe trasferito il professor Gilardi in Rsa contro la sua volontà, senza coinvolgerlo nella decisione e senza informarlo in modo adeguato. La richiesta prevedeva inoltre, in attesa che venisse sistemata l’abitazione di Carlo Gilardi ad Airuno, che l’anziano professore potesse essere nuovamente trasferito a casa dell’ex badante El Mazoury, da dove è stato prelevato prima del ricovero.
«Prive di riscontro probatorio ed anzi contrarie alla realtà dei fatti»: così sono state bollate dal giudice tutelare le contestazioni mosse dagli avvocati Agazzi, che hanno già preannunciato di voler fare ricorso.

Nessun Tso né Aso applicati al professor Gilardi

Nel ricostruire i fatti, il giudice Paganini fa riferimento alla relazione dei Carabinieri di Brivio del 27 ottobre, secondo la quale «non si è trattato di un ricovero forzoso, non è stato eseguito alcun Tso e nemmeno l’Aso che era stato predisposto dal medico curante si è reso necessario dal momento che Carlo Gilardi si è volontariamente determinato a seguire l’amministratore di sostegno. Nemmeno risulta corrispondente al vero il fatto che il ricovero in Rsa sarebbe avvenuto “con l’inganno” ossia fornendo al beneficiario la falsa informazione di doversi recare in ospedale per sottoporsi ad accertamenti sanitari». Nel decreto del giudice, basato sulla relazione dei Carabinieri, si fa riferimento anche a «reazioni arroganti e provocatorie» del badante che si sarebbe appunto opposto al trasferimento di Gilardi in Rsa.

Le ragioni del ricovero in casa di riposo

Durante i servizi de Le Iene si fa riferimento a cinque perizie psichiatriche che dimostrerebbero la capacità di intendere e volere del professor Gilardi (di qui, appunto, le richieste di farlo tornare a casa da parte degli avvocati Agazzi), ma il decreto del giudice offre una diversa prospettiva sulla vicenda.
L’8 ottobre sarebbe stata disposta infatti una consulenza tecnica d’ufficio dal tribunale, dalla quale è emerso - non ne riportiamo i dettagli, ma è molto argomentata - alcuni disturbi del soggetto che ne hanno reso di fatto necessario il ricovero in Rsa per ragioni di tutela, in quanto particolarmente fragile e vulnerabile.
«Pericolo e pregiudizio per la sua salute e il suo benessere psicofisico» e «incapacità di riconoscerla tale a causa della sua patologia», sono insomma le motivazioni ufficiali del ricovero.

Condizioni di trascuratezza e degrado

Il giudice, nel suo decreto, cita inoltre le condizioni in cui Carlo Gilardi viveva fino a quando si è trasferito a Brivio a casa dell’ex badante.
«Condizioni di estrema trascuratezza personale, nonché di degrado e totale abbandono della sua abitazione, da tempo occupata da stranieri, taluni con precedenti penali, da lui ospitati, e dove era di fatto impedito l’accesso all’amministratore di sostegno, così come ai Servizi sociali - si legge nel decreto del giudice Paganini - In tale contesto tutti i tentativi posti in essere per garantire condizioni quantomeno dignitose di vita sono risultati vani, dal momento che il beneficiario stesso acconsentiva all’occupazione delle proprie abitazioni, e rifiutava ogni tipo di aiuto, come avvenuto ad esempio allorquando è stata incaricata una signora per la gestione dell’abitazione, alla quale non è mai stato consentito l’accesso. Anche le continue richieste di denaro non per sé ma per altri (e ciò nonostante la libera disponibilità della pensione), indice di indebite pressioni di cui era succube, unitamente allo sconforto di non poterle esaudire, rappresentavano ulteriori segnali della situazione di pregiudizio in cui il beneficiario versava, non soltanto rispetto al suo patrimonio, ma soprattutto rispetto alla sua persona».

Il rapporto con l’ex badante El Mazoury

Un «capitolo» a parte riguarda invece il rapporto con Brahim El Mazoury, l’ex badante residente a Brivio su cui il programma Le Iene ha costruito buona parte dei suoi servizi e sul quale si sofferma a lungo anche la motivazione della sentenza del giudice tutelare del tribunale di Lecco. «L’assunzione di El Mazoury, posta in essere dal precedente amministratore di sostegno, non ha sortito gli effetti sperati ed anzi ha fatto emergere tutte le criticità del rapporto tra i due, caratterizzato da una forte soggezione del beneficiario nei confronti di El Mazoury, visto come una persona decisa, superiore a lui, che gli dice cosa e dove firmare, con chi parlare e cosa dire». E ancora: «El Mazoury, di sua iniziativa e senza informare l’amministratore di sostegno, ha provveduto a trasferire Carlo Gilardi presso la propria abitazione, inserendolo nel proprio stato di famiglia, e ciò contro la sua volontà, tanto che lui stesso si è definito “prigioniero in casa d’altri”».

La vita del professore all’Airoldi e Muzzi di Lecco

Nel testo del decreto firmato dal giudice Paganini si offre inoltre una «fotografia» dell’attuale stato di salute psicofisico del professor Gilardi, ospite della Rsa Airoldi e Muzzi di Lecco. «Pur manifestando il desiderio di voler tornare a casa e soprattutto il desiderio di tornare ad essere libero, ossia senza il vincolo dell’amministrazione di sostegno, non risulta essere oppositivo nei fatti, afferma di trovarsi molto bene sia fisicamente che moralmente, si sta adattando alla vita comunitaria, trae giovamento dal fatto di potersi dedicare alle attività che più gli piacciono, soprattutto la lettura, trae beneficio dall’attività motoria e da un’alimentazione sana».

Si sta lavorando al progetto per il rientro a casa

Come per altro confermato a più riprese anche a mezzo stampa, resta comunque ferma la volontà di far tornare il professor Gilardi ad Airuno, alla sua vita di sempre e ai suoi amati animali. «Ipotesi già al vaglio dell’amministratore di sostegno - si legge nel decreto - al fine di venire incontro ai desideri del beneficiario, che richiede l’elaborazione e l’attuazione di un non semplice progetto di sostegno, che tenga in debito conto tutte le esigenze di tutela e di protezione così come emerse in sede di c.t.u., nonché la liberazione degli immobili, attualmente occupati da alcuni degli imputati nel procedimento penale (il 2 febbraio il giudice si pronuncerà sulla richiesta di rinvio a giudizio di sette soggetti con l’accusa di circonvenzione d’incapace, ndr), oltre ad importanti opere di risanamento e manutenzione degli immobili stessi».

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