Il personaggio

Aurelio Fumagalli in pensione dopo 31 anni: "Resterò vigile del fuoco nel cuore"

A riposo per raggiunti limiti d'età, il pompiere ricorda le tantissime corse in caserma.

Aurelio Fumagalli in pensione dopo 31 anni: "Resterò vigile del fuoco nel cuore"
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Aurelio Fumagalli, dopo 31 anni nei Vigili del Fuoco, è andato in pensione nel giorno del suo 61esimo compleanno. A riposo per raggiunti limiti d'età, il pompiere ricorda le tantissime corse in caserma.

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Aurelio Fumagalli lascia i Vigili del Fuoco per limiti d'età

I Vigili del Fuoco per lui sono sempre arrivati prima di tutto. Anche della famiglia, e poco importava che la sirena suonasse nel cuore della notte mentre la moglie era al lavoro. Prendeva la figlia dal lettino, la metteva nel passeggino e di corsa andava in piazzetta San Bartolomeo, dove la lasciava in custodia alla mitica Vittoria. Ci avrebbe poi pensato la moglie Elena a recuperarla una volta terminato il turno di notte.
Per dirla con le parole dell’ex capo distaccamento Pierangelo Castelli, Aurelio Fumagalli è, e sempre rimarrà, un vigile del fuoco nel cuore.
Martedì 2 febbraio 2021, giorno del suo 61esimo compleanno, il «Fuma», come lo hanno sempre chiamato i colleghi pompieri, è andato in pensione per raggiunti limiti di età. Il suo cuore continuerà tuttavia a sussultare ad ogni suono di sirena: dopo 31 anni da vigile del fuoco, continuerà a sentire dentro l’istinto di correre e salire sul camion. «Se fosse stato per me non sarei mai saltato giù dal carro - ammette Aurelio Fumagalli con evidente rammarico - Ho sempre fatto il pompiere con coscienza e dedizione, come se fosse il mio lavoro. Non mi sono infatti mai tirato indietro, né mai ho pensato di lasciare che andasse qualcun altro al posto mio: se potevo andare, andavo».

"Sentivo l'istinto di correre a dare una mano"

Nativo di Calco, quartogenito di cinque fratelli, una vita di lavoro come operaio metalmeccanico nelle aziende del territorio, Aurelio Fumagalli ammette di avere ereditato dai «bastardi di Calco», come li chiamavano i brianzoli di un tempo, il carattere burbero e testardo. «Hai il tuo carattere, è vero, sei sempre stato un testone - ha infatti detto di lui il capo distaccamento Leonardo Bonanomi nel video di ringraziamento postato sulla pagina Facebook dei Vigili del fuoco di Merate - ma hai sempre dato l’anima nel tuo lavoro e di questo ti siamo tutti grati». «Nei vigili del fuoco mi sono buttato anima e corpo», riconosce Fumagalli.

Se fosse stato per lui, nel corpo sarebbe entrato già da ragazzo, quando, durante le visite mediche per il militare, fece domanda per entrare nei Vigili del fuoco di Como. Peccato che quando lo chiamarono, una trasferta di lavoro in Toscana gli impedì di presentarsi alla visita. Il destino non avrebbe comunque tardato molto a bussare di nuovo alla sua porta. E lo fece, in maniera insistente, dopo che ebbe sposato Elena Panzeri. «Ci trasferimmo a Merate, in viale Lombardia - racconta - da lì la notte sentivo la sirena di Palazzo Tettamanti suonare e sentivo dentro l’istinto di correre anche io a dare una mano».

La domanda presentata di nascosto e l'inizio dell'avventura

Galeotta fu alla fine una dimostrazione in piazza Prinetti dei Vigili del Fuoco di Como: fu allora che Fumagalli si decise e di nascosto presentò di nuovo domanda, senza dirlo alla moglie da cui aveva avuto nel frattempo la figlia Alice.  «Era il 1989, feci il corso a Como insieme a Pietro Malvestiti, oggi caposquadra, Fabrizio Cassarino e Roberto Casiraghi, che da anni vive in Madagascar. Il 4 gennaio del 1990 entrai in servizio sotto il comando dell’ingegner Arturo Comotti».

«Mi ci buttai a capofitto, devo ammettere che i Vigili del Fuoco mi hanno preso subito molto - racconta ancora oggi con entusiasmo - Ogni volta che suonava la sirena o il teledrin mi precipitavo in caserma. E se era notte, e mia moglie era al lavoro, correvo con il passeggino in caserma e lasciavo Alice alla moglie del custode». Nel tempo Alice è cresciuta e con lei anche il fratello, il futuro don Riccardo, ma Aurelio non ha mai smesso di mettere al primo posto la chiamata dei pompieri. «Non so quante volte ho piantato in asso mia moglie alla cassa del supermercato piuttosto che sulla porta di casa mentre stavamo uscendo per andare da qualche parte insieme... Devo dire che per i Vigili del Fuoco ho spesso trascurato mia moglie e i miei figli, e per la pazienza che hanno avuto non posso che ringraziarli».

"Il mio obiettivo è sempre stato aiutare chi era in difficoltà"

Non ha mai contato, Aurelio Fumagalli, le ore e gli interventi sui quali è andato indossando casco e divisa. «Il mio obiettivo è sempre stato uno solo, aiutare chi si trovava in difficoltà. Ogni volta mi bastava la soddisfazione di sapere di aver fatto il mio lavoro: mio consuocero, anche lui vigile del fuoco di lungo corso, diceva al termine di ogni intervento quando saltava sul camion: “Bravi bagai: anche oggi abbiamo fatto il nostro dovere”». Ne ha viste davvero di tutti i colori Aurelio Fumagalli in centinaia di interventi. «Ricordo la prima volta che andai su un suicidio: erano le prime volte che uscivo. Un giovane decise di farla finita sdraiandosi sui binari alla Sbianca. Ero di turno, mi avvicinai ai binari, ma quando intravidi la scena della tragedia non ebbi cuore di proseguire. Non ero ancora pronto per affrontare una cosa del genere. Purtroppo negli anni ho dovuto farmene una ragione, perché era il mio lavoro...».

"Quella volta che la vidi brutta..."

Paura per sé, Aurelio non ne ha mai avuta. «Non so se per incoscienza o per sangue freddo, fatto sta che sono sempre stato molto concentrato in quello che facevo, però in ospedale ci sono finito un paio di volte. La prima volta accadde a Montevecchia dove eravamo stati chiamati in piena estate a spegnere un incendio che si stava propagando su delle balze coltivate a rosmarino. Quella volta collassai per un colpo di calore: mi accasciai a terra e scivolai a corpo morto sulle balze fino a valle. Fu l’ex vigile Claudio Andreotti a portarmi in ospedale dove mi tagliarono i vestiti, mi coprirono di ghiaccio e mi fecero tre flebo. Poi ci fu l’inferno di cristallo. Anche quella volta la vidi brutta, ma non per il calore bensì per il fumo: aveva preso fuoco un appartamento nel condominio Diana, in via Stelvio, quando arrivammo c’erano le fiamme che uscivano dalle finestre e la gente che urlava ai piani superiori...».

L'impegno di Aurelio Fumagalli continua anche in pensione

E adesso? Cosa farà? «So già che mi resterà addosso l’istinto di correre... in ogni caso continuerò ad andare in caserma. Di sicuro mi iscriverò all’Associazione dei Vigili del fuoco in congedo e agli Amis di Pumpier de Meraa perché voglio ancora darmi da fare e rendermi utile. Ma sarò anche impegnato come nonno, ho infatti tre nipotine - Viola di 5 anni, Giada di 3 e Lisa di otto mesi - che mi impegnano e con cui mi piace moltissimo stare».

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