Va in pensione il dottor Maurizio Fumagalli, pioniere della medicina di gruppo
Dopo quarant'anni di professione l'importante traguardo. «Ho fatto il lavoro più bello del mondo e lo rifarei altre mille volte» ha commentato il medico
«Ho fatto il lavoro più bello del mondo e lo rifarei altre mille volte».
Siamo abituati a pensare alla pensione come a un traguardo ambito, con tanto di giorni mancanti segnati sul calendario. Non è così per il medico di base Maurizio Fumagalli, che il 31 luglio si è chiuso alle spalle la porta del suo ambulatorio in via degli Alpini a Cernusco con un pizzico di malinconia ma anche tanta gratitudine per chi ha condiviso con lui un percorso fatto di passione e studio.
In pensione il dottor Maurizio Fumagalli
Laureatosi in Medicina all’Università degli Studi di Milano nel 1983, il dottor Fumagalli al camice bianco è arrivato grazie al provvidenziale consiglio di sua madre. «Frequentavo il liceo scientifico Grassi a Lecco e mi piaceva molto il disegno tecnico. Progettavo case e volevo fare l’architetto, ma mia mamma, che era una donna molto attenta e intelligente, mi disse che con la mia sensibilità avrei dovuto fare il medico. In questi giorni dopo la pensione ho pensato molto a come il suo consiglio sia stato fondamentale» racconta lo storico medico, specializzatosi nel 1990 in Fisiologia e Malattie dell’apparato respiratorio.
Alle sue spalle quarant’anni esatti di professione, dal gennaio 1984 a pochi giorni fa, non solo come medico di base. «La gavetta all’inizio non è stata semplice. Come medico di base ho iniziato nel 1985 e avevo solo 250 pazienti - spiega Fumagalli, che nonostante il duro lavoro di quegli anni ne conserva un ricordo meraviglioso - Ho fatto anche la guardia medica, il medico del lavoro, sono stato all’ospedale San Gerardo di Monza in Geriatria e poi ho avuto alcune esperienze nella Pneumologia dell’Inrca e a Vimercate, così come al Frisia di Merate dal ‘90 al ‘92. Sono state tutte attività che mi sono servite a scopo formativo e che mi hanno anche insegnato l’importanza di collaborare tra professionisti».
Grazie a lui si è sviluppata sul territorio la medicina di gruppo
Fumagalli, insieme agli amici medici Myriam Caglio, Marco Bonfanti e Sebastiano Marinoni, nei primi anni Novanta contribuì infatti a gettare le basi della medicina di gruppo, con un ambulatorio unico, che oggi si trova in via degli Alpini, anche se il dottor Fumagalli ha continuato a ricevere anche a Lomagna, paese in cui è nato e in cui tuttora risiede. «Ho sempre pensato che un medico da solo non possa esistere e che la forza di questa professione risieda proprio nella collaborazione, sia con i colleghi di medicina generale sia con gli specialisti che lavorano in ospedale - sottolinea Fumagalli - Con i colleghi del gruppo Salus Brianza (Laura Rossi, Lia Ratti, Rolando Bevilacqua, Emanuela Gangi, Anna Barbara Carzaniga e ora anche il sostituto Francesco Arace, ndr) siamo come una famiglia. A sostituirmi come responsabile sarà la dottoressa Rossi e so che lascio il lavoro di una vita in buone mani».
Una grande festa a sorpresa con i colleghi
E in occasione del suo ultimo giorno di lavoro, il 31 luglio, i suoi amici-colleghi hanno organizzato una grande festa a sorpresa. «Si sono nascosti dietro una siepe, hanno aspettato che uscissi dall’ambulatorio e sono saltati fuori con i coriandoli. Poi siamo andati a cena insieme - racconta il medico senza nascondere l’emozione - Siamo soliti disputare partite di pallavolo con altri medici e con gli informatori farmaceutici; l’ultima me l’hanno organizzata a sorpresa, facendosi portare il cambio e le scarpe da mia moglie Paola e poi mi hanno regalato una divisa con il mio nome».
Ora è tempo di viaggiare, ma senza dimenticare il camice
Dopo tanta fatica e tanto impegno, adesso è tempo di riposarsi e il dottor Fumagalli non vede l’ora di dedicare un po’ di tempo ai viaggi, che sono la sua più grande passione. «Subito dopo la pensione io e mia moglie siamo stati a Dublino a trovare nostro figlio Marco, che da qualche mese vive lì per lavoro - prosegue - A ottobre andremo in Uzbekistan con alcuni amici e poi vorremmo visitare diverse città europee». A questi impegni si aggiungono quello con la Parrocchia, per la quale Fumagalli è stato in passato educatore e catechista e alla quale intende riavvicinarsi come volontario, ma anche per il calcio, con il tifo per il Monza e per il Milan, per l’arte e i musei. «Ho tolto tanto tempo alla famiglia e alle mie passioni per il mio lavoro - aggiunge - Mia moglie scherzando dice che ora la ascolterò davvero, perché la mia professione ha sempre richiesto tanta dedizione e anche la disponibilità a rispondere a messaggi e telefonate mentre si cena in famiglia».
"Ho fatto il lavoro più bello del mondo"
Non è però il momento di appendere il camice al chiodo. «Ovviamente resto a disposizione per i miei colleghi, così come per i miei pazienti, visto che continuerò privatamente a effettuare visite nell’ambito della Pneumologia» sottolinea il medico, che in questi giorni ha ricevuto tanti attestati di stima. «I pazienti mi hanno ringraziato e ci siamo salutati, molti di loro hanno chiesto di abbracciarmi. Io sono sempre stato distaccato per mantenere lucidità nel mio lavoro, ma è stato bello salutarsi con un abbraccio, mi ha dimostrato quanto siano importanti le relazioni in un lavoro come il mio - conclude Fumagalli - Mi mancheranno i pazienti e i colleghi, così come praticare la medicina ogni giorno, ma credo che sia giusto lasciare spazio ai giovani in questo lavoro meraviglioso, il più bello al mondo».
Gloria Fendoni