testimonianza

Una tesi di laurea dedicata alle donne che non possono studiare

La protagonista di questo bellissimo gesto è la 22enne Sabrina Kazazi, giovane di origini albanesi residente a Concorezzo

Una tesi di laurea dedicata alle donne che non possono studiare
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Una tesi di laurea dedicata alle donne che non possono studiare. Un gesto molto semplice e toccante quello di Sabrina Kazazi, 22 anni, di origini albanesi e residente a Concorezzo.

Sabrina Kazazi dedica la sua tesi a chi non può studiare

La dedica della tesi di laurea è un gesto molto intimo e al tempo stesso spontaneo, finalizzato di solito a ringraziare le persone che sono state più vicine nei propri studi, manifestando loro gratitudine e condividendo questo importante traguardo.
Ma c’è anche chi ha voluto dedicare il suo percorso di studi alle donne di tutto il mondo e, in particolare, a quelle alle quali ancora oggi è negato il diritto all’istruzione. Una testimonianza bellissima e al tempo stesso carica di significato quella di Sabrina Kazazi.

La giovane discuterà la tesi oggi, 8 marzo

La giovane oggi, mercoledì 8 marzo, giorno dedicato alla festa della donna, discuterà la tesi di laurea sull’integrazione nelle periferie di Marsiglia, dal titolo "Abitare spazi e relazioni", nell’ambito del corso di studi in Progettazione dell’architettura al Politecnico di Milano. E per l’occasione, nel suo elaborato finale, ha voluto rimarcare che l'istruzione è un diritto umano, un bene pubblico e anche una pubblica responsabilità.

A tutte le donne del mondo a cui è negato il diritto allo studio

"A tutte le donne del mondo a cui è stato negato il diritto allo studio - si legge nella dedica della tesi di laurea della 22enne - Alle ragazze che non vanno a scuola solo per il motivo di essere femmine. Alle bambine che non possono leggere e scrivere perché considerato inutile e pericoloso".

Grazie ai miei genitori

"Sono in Italia da quando avevo 2 anni e ringrazio i miei genitori per avermi dato la possibilità di studiare - ha sottolineato la laureanda - Mi sono sempre trovata molto bene in Italia e non ho mai avuto alcun problema a livello di integrazione. Però, durante il mio percorso di studi, tante volte il mio pensiero si è soffermato su chi non poteva godere del diritto di studiare, soprattutto alle ragazze, che per colpa di una cultura patriarcale, veniva negato proseguire gli studi. Quando frequentavo le scuole medie ho avuto testimonianze dirette di compagne di classe che già allora erano consapevoli che non avrebbero potuto continuare gli studi. Anche mia mamma, quando era in Albania, dovette fermarsi alla licenza di scuola media. Ed è per questo che ho voluto dedicare i miei sforzi a tutte loro: donne e bambine che non hanno potuto e che ancora oggi non possono andare a scuola. La disuguaglianza di genere costringe adolescenti, spesso poco più che bambine, a rinchiudersi in casa e abbandonare gli studi, vengono condannate all’analfabetismo: senza un’adeguata istruzione non possono conoscere nel rivendicare i propri diritti. Credo sia un tema molto importante che talvolta coinvolge anche l’Europa, non solo paesi che a noi sembrano lontani come Afghanistan o Iran per esempio. Un tema da affrontare il giorno della Festa della Donna, e mi farebbe piacere che il mio lavoro potesse essere uno spunto di riflessione per tutti".

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