Il caso

Striscione della pace a scuola, prima fatto togliere dal sindaco e poi rimesso al suo posto

Di quanto accaduto a Inverigo, nella vicina Brianza comasca, ha discusso l'Italia intera: il primo cittadino ha confermato la sua scelta iniziale, che gli ha fatto piovere addosso critiche da più parti, e ne ha fatta una questione formale. Una volta ricevuta la richiesta dalla preside, la scritta è tornata al suo posto

Striscione della pace a scuola, prima fatto togliere dal sindaco e poi rimesso al suo posto

Prima ha fatto togliere lo striscione con la scritta Pace dalla recinzione della scuola, facendo parlare (male) di sé sulla stampa nazionale, sulle televisioni, ma ricevendo critiche anche da comici, musicisti, artisti e podcaster. Poi ha incontrato i bambini e ha dato il consenso al riposizionamento della scritta, appigliandosi a mere questioni burocratiche.

Potrebbe sgonfiarsi, dopo una settimana di polemiche, la bufera che ha travolto l’Amministrazione comunale di Inverigo, in provincia di Como e a poca distanza dal territorio casatese, e in particolare la figura del sindaco Francesco Vincenzi.

Lo striscione della pace… della discordia

Come scrive Primacomo.it, il sindaco di Inverigo Vincenzi aveva annunciato che sulla scelta compiuta, ampiamente impopolare, non avrebbe fatto passi indietro, ma nel contempo aveva anche sottolineato di aver dato via libera all’affissione dello striscione sulla cancellata della scuola Don Gnocchi.

Un ok arrivato dopo la richiesta formale presentata dalla dirigente scolastica, Clotilde Esposito. E nel pomeriggio di ieri, giovedì 16 ottobre, lo striscione è stato nuovamente esposto dai bambini, dopo che questi si sono incontrati con il sindaco.

Il primo cittadino ha voluto incontrare studenti e studentesse che hanno realizzato il cartellone e ha letto loro una lettera, in cui erano spiegate le ragioni che avevano portato a far rimuovere lo striscione dalla cancellata. Questo il messaggio.

“Cari bambini, in questi giorni si è parlato molto di un cartello con la scritta “Pace” che era stato appeso alla recinzione della vostra scuola e che poi è stato tolto. So che questa decisione vi ha fatto dispiacere e forse vi ha fatto pensare che qualcuno non creda nella pace. Ma non è così. Tutti noi — insegnanti, genitori, amministratori e cittadini — vogliamo la pace. La desideriamo profondamente, la sosteniamo sempre e crediamo che sia il bene più prezioso da difendere. Il cartello che avete realizzato era bellissimo: colorato, pieno di speranza e fatto con il cuore. È giusto dire che avete avuto un’idea splendida e che il vostro impegno merita un applauso sincero. Vedere dei bambini parlare di pace è un segno di grande maturità e di amore per il mondo che vi circonda. La decisione di rimuovere quel cartello, però, non è stata presa perché non ne condividiamo il messaggio, ma perché il modo in cui è stato esposto non ha seguito le regole che tutti dobbiamo rispettare. Nessuno vi ha voluto punire o zittire: si è semplicemente voluto ricordare che ogni iniziativa, anche la più bella, deve essere fatta nel modo giusto, con rispetto per le persone e per i luoghi che appartengono a tutta la comunità. Pensate, per esempio, a quando giocate in cortile. Se ognuno decidesse le regole da solo — chi comincia, chi vince, dove si gioca — presto nascerebbero confusione e litigi. Quando invece vi fermate insieme a parlarne, decidete le regole e le rispettate, allora il gioco funziona e tutti si divertono. Ecco, anche nella vita reale succede la stessa cosa: le regole servono a far funzionare le cose, a garantire che tutti possano partecipare con rispetto e serenità.
Per questo siamo intervenuti. Non per cancellare il vostro messaggio, ma per dire che la pace vera si costruisce anche così: attraverso comportamenti corretti, ascolto, collaborazione e senso di responsabilità. Cari bambini, continuate a credere nella pace. Disegnatela, scrivetela, parlatene con i vostri amici e con gli adulti. La pace comincia proprio da voi, da come vi comportate ogni giorno: quando aiutate un compagno, quando chiedete scusa, quando rispettate le regole, quando scegliete di capire invece di arrabbiarvi. Come Amministrazione siamo orgogliosi della vostra sensibilità. E vogliamo che questo entusiasmo non si fermi: la prossima volta, organizziamo insieme un momento per parlare di pace, per esporre i vostri lavori e per rendere quel messaggio ancora più forte, condiviso e consapevole. Insieme, con rispetto e collaborazione, possiamo fare in modo che la pace non sia solo una scritta su un cartello, ma un modo di vivere che accompagni tutta la nostra comunità”.