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Ritrovata dopo un secolo la medaglia di un reduce di guerra meratese

Giancarlo Beretta, figlio di Alessandro, ne ha una identica nell'album dei ricordi di famiglia

Ritrovata dopo un secolo la medaglia di un reduce di guerra meratese
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Una misteriosa medaglia apparentemente senza un proprietario ritrovata a Casatenovo, un articolo sul Giornale di Merate e un lettore che, ispirato dal racconto, apre l'album dei ricordi di famiglia. È così che la storia di Alessandro Beretta, reduce della Prima Guerra Mondiale, riemerge dal passato grazie al figlio Giancarlo.

Ritrovata dopo un secolo la medaglia di un reduce di guerra meratese

Tutto ha inizio con il misterioso ritrovamento di una medaglia semisepolta nel ghiaietto di un cortile nella località di Rimoldo, raccontata al nostro Giornale da un volontario dell'associazione «Sentieri e Cascine». Su una delle due facce è riportata la dicitura «Guerra per l'Unità d'Italia 1915-1918» con il profilo del Re Vittorio Emanuele III.
Giancarlo Beretta, residente a Merate in via Como, leggendo l'articolo ha subito riconosciuto il cimelio. Una copia identica è infatti conservata nell'album dei ricordi di famiglia, testimonianza del servizio militare del padre Alessandro, reduce della Grande Guerra. Nato a Cernusco Lombardone nel 1892, Alessandro Beretta si trasferì a Merate in giovane età. Arruolato nella fanteria dell'esercito, combatté sul fronte italiano, prima in Piemonte e poi in Veneto, in particolare nella zona di conflitto che si estendeva sull'Altipiano di Asiago.

Alessandro Beretta

Due cimeli identici raccontano la storia di Alessandro Beretta

Due cimeli identici, quello ritrovato a Casatenovo e quello custodito da Giancarlo Beretta, chiamati «Medaglia Bronzo Nemico», un riconoscimento concesso dal Regno d'Italia a coloro che avevano prestato servizio per almeno quattro mesi in zone di guerra durante il primo conflitto mondiale. «Mio padre ci parlava spesso della guerra, ma non ricordo quanto tempo trascorse al fronte - racconta Giancarlo Beretta - Uno degli aneddoti che raccontava spesso fu di quella volta che in Piemonte rimase ferito da una scheggia e fu medicato da un'infermiera che leggendo che proveniva da Merate lo aveva voluto conoscere. Era una crocerossina, faceva parte della famiglia nobile Boncompagni Ludovisi e probabilmente aveva qualche collegamento con Merate». La «Medaglia Bronzo Nemico» è solo uno delle numerose testimonianze del periodo trascorso sul fronte di guerra da Alessandro Beretta e ancora oggi, a distanza di oltre un secolo, conservati da figlio Giancarlo.

Una storia di famiglia

Dagli album di famiglia Beretta ha rispolverato anche altre onorificenze, tra cui una medaglia «a ricordo della guerra del 15-18» e la famosa «Croce dei seicentomila», consegnata ai reduci solo nel 1968. «Mi ricordo benissimo quando la ritirò nell'ex cinema Capitol di viale Lombardia, quella che oggi è la sala civica Fratelli Cernuschi - prosegue Giancarlo Beretta - Lo accompagnai io e ricevette una medaglia anche dal Comune. Era molto onorato e fiero». Dopo la guerra, Alessandro Beretta condusse una vita tranquilla e serena a Merate.

Sposò Luigia Bellano, originaria di Osnago, e costruì la casa di via Como dove ancora oggi abita il figlio Giancarlo. La coppia ebbe quattro figli: Maria (mamma del noto ortopedico Walter Albisetti scomparso in circostanze tragiche nel 2013), Giuseppe, Ugo e Giancarlo, il più piccolo e l'unico ancora in vita, che leggendo della misteriosa scoperta di Casatenovo ha voluto condividere con orgoglio la storia del padre, preziosa testimonianza del nostro passato.

Giancarlo Beretta mostra uno dei cimeli storici che testimoniano la partecipazione del padre Alessandro Beretta alla Prima Guerra Mondiale
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