Ospedale Mandic

Proposte per una sanità pubblica di qualità, i sindaci scrivono a Bertolaso

Il presidente del Distretto di Merate Paolo Brivio (sindaco di Osnago) ha divulgato le richieste avanzate dai primi cittadini a Bertolaso

Proposte per una sanità pubblica di qualità, i sindaci scrivono a Bertolaso
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Proposte per una sanità pubblica di qualità, i sindaci scrivono a Bertolaso. Come aveva annunciato ieri a seguito dell'incontro con l'assessore al Welfare regionale Guido Bertolaso, tenutosi all'ospedale Mandic di Merate, il presidente del Distretto di Merate Paolo Brivio (sindaco di Osnago) ha divulgato le richieste avanzate dai primi cittadini al numero uno della sanità lombarda.

Proposte per una sanità pubblica di qualità, i sindaci scrivono a Bertolaso

Di seguito il testo del documento inviato dai sindaci all'assessore Bertolaso:

Le richieste e le proposte dei Sindaci di Meratese e Casatese per il futuro dell’ospedale Mandic e della sanità territoriale

1. Consolidare le prestazioni dell’ospedale “San Leopoldo Mandic” per consentire la sua conferma come ospedale di primo livello; valorizzare o introdurre aree di eccellenza specialistica con capacità attrattive per i pazienti e per il personale sanitario

2. Definire un piano progettuale per il rilancio del Mandic nel quadro del nuovo Poas (o all’interno dell’attuale Poas) dell’Asst di Lecco. Tale piano deve essere fondato su:
a) analisi dei bisogni sanitari provinciali in relazione ai trend di perdita di pazienti, studiando i dati per dipartimento e specialità
b) analisi della capacità di risposta specialistica di Asst Lecco (Lecco+Merate+Bellano)
c) individuazione delle attività che è necessario potenziare (diagnostiche, specialistiche)

3. Garantire un’efficace presa in carico dei pazienti per le patologie a maggiore prevalenza attraverso la predisposizione, in accordo con la medicina territoriale, di percorsi diagnostico-terapeutici (comprensivi di offerta preventiva e riabilitativa), usando le risorse dell’Asst (Lecco+Merate+ Bellano) per favorire la continuità assistenziale ed evitare la dispersione dei pazienti in strutture extraprovinciali

4. Effettuare un’attenta ricognizione delle dotazioni strutturali e strumentali dell’ospedale, al fine di valorizzare e/o rilanciare e comunque impiegare al meglio alcune infrastrutture oggi sottoutilizzate o comunque non utilizzate adeguatamente (per esempio, le nuove sale operatorie e diagnostiche)

5. Studiare e costruire, dopo la sospensione del Punto Nascite, un progetto aziendale che preveda la definizione del target di riferimento, le équipe coinvolte, le prestazioni assicurate, il raccordo col PN individuato, modalità di gestione delle emergenze garantendo realistici percorsi di accompagnamento territoriale della gravidanza pre- e post-partum, definendo con chiarezza il modello organizzativo nel quale il personale dovrebbe essere inserito, favorendo il rilancio dell’offerta consultoriale e informandone la cittadinanza

6. Valutare con attenzione se, in prospettiva, esistono le condizioni per la riapertura del reparto ospedaliero di Psichiatria. Nel caso del perdurare della chiusura del reparto, attrezzarsi per potenziare l’offerta territoriale (Cps e centri di assistenza), in coordinamento con la rete di sostegno degli enti e delle associazioni, puntando anche e soprattutto a superare le preoccupanti carenze della neuropsichiatria infantile

7. Definire, in relazione alla scadenza dei contratti con le cooperative e le società dei collaboratori esterni “a gettone”, percorsi preventivi per evitare che altri reparti e servizi dell’ospedale vadano incontro a situazioni di crisi. Fornire, per tale scopo, un quadro completo delle dotazioni organiche di ciascun reparto, al fine di poter esercitare e condividere una puntuale sorveglianza sulle situazioni più critiche, per le quali si registra una maggiore mobilità passiva degli utenti

8. In uno scenario di crescente invecchiamento della popolazione, e di conseguente ampliamento dell’area di fragilità e non-autosufficienza, investire convintamente nel confronto e nella collaborazione con le amministrazioni locali, e i loro organismi territoriali (Ambito sociale, azienda speciale Retesalute), nonché con le varie espressioni del terzo settore, per garantire una reale e più sistematica integrazione sociosanitaria. In questa prospettiva, definire strategia e cronoprogramma per una realistica attivazione e valorizzazione delle Case di comunità; tale strategia e tale cronoprogramma andranno definiti sulla base di un’attenta e progressiva analisi dei bisogni territoriali, condivisi con la medicina territoriale e i servizi socioassistenziali, sviluppati anche grazie a sperimentazioni innovative inserite tra gli obiettivi aziendali, secondo un processo di integrazione ospedale-territorio.

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