«Siamo indignati e non possiamo tacere di fronte alla tragedia umanitaria della popolazione civile». E’ con questo spirito che circa 1.300 tra parroci, coadiutori degli oratori, missionari, ma anche alcuni vescovi e un cardinale (quello di Rabat, in Marocco), hanno sottoscritto una petizione per invocare la fine del genocidio a Gaza: un’iniziativa che nel pomeriggio di ieri, lunedì 22 settembre, si è poi tradotta in un momento di preghiera a Sant’Andrea al Quirinale, a Roma, in collegamento con il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa.
Preti contro il genocidio
Tra le numerose firme, raccolte online tramite un apposito modulo digitale, ci sono anche quelle di diversi sacerdoti legati al nostro territorio. C’è quella di don Massimo Mapelli, meratese di Cicognola, responsabile della Caritas ambrosiana della zona pastorale VI di Melegnano della diocesi di Milano, ma anche quelle di don Carlo Pirotta, parroco di Missaglia, don Eusebio Stefanoni, vicario della comunità pastorale di Casatenovo, don Tiziano Sangalli, in passato amministratore parrocchiale a Sartirana di Merate e di don Marco Tenderini, lecchese con origini valsassinesi, cappellano del carcere di Pescarenico, dal 1994 al 2002 coadiutore degli oratori di Cernusco Lombardone, Montevecchia e Osnago dove è ancora amatissimo.
«Sono venuto a conoscenza dell’iniziativa grazie ad altri preti del territorio – ha spiegato il parroco di Missaglia don Carlo Pirotta – Senza nulla togliere alla condanna del terrorismo, non si può fare finta di niente davanti al massacro che si sta consumando a Gaza. E’ un gesto simbolico importante, a cui hanno aderito un migliaio di preti».
Parole perfettamente in linea con lo spirito dei promotori dell’appello, ovvero una rete di sacerdoti di tutto il mondo, che nella giornata di ieri, lunedì, hanno «messa a terra» l’iniziativa con la preghiera guidata da padre Alex Zanotelli, missionario comboniano e da padre Fernando García Rodriguez, superiore generale dei missionari saveriani
«Non siamo “contro” qualcuno, ma a favore di ogni vita umana – spiegano – La presa di posizione contro il genocidio del popolo palestinese non ha finalità partitiche, ma nasce dalla consapevolezza di “esseri umani” e dall’esigenza di vivere coerentemente la nostra fede, anche quando comporta il coraggio di pronunciare verità scomode. Vogliamo essere profeti per la pace che, alla scuola di Gesù, denunciano l’ingiustizia, consolano le vittime, invocano la cessazione delle ostilità e promuovono una pace giusta».