LeNovelle di Samuele Pecora, artista libero che parla di Merate
"Dare un contesto geografico ai miei racconti gli dia un valore aggiunto. Merate è quindi prima di tutto il paesaggio in cui si ambientano le canzoni"
Cresciuto a pane e musica, da quella rockeggiante degli Ac/dc fino alla più blanda e riflessiva dei grandi cantautori italiani, dagli anni ‘70 in poi. Una “strana accoppiata” che ha forgiato la sensibilità musicale di Samuele Pecora, 26enne nato e cresciuto a Merate, al debutto da solista con l’album “Resoconto di una giornata uggiosa” già disponibile sulle principali piattaforme di streaming.
Samuele Pecora, musicista nato e cresciuto a Merate
Per lui che la chitarra ha iniziato a suonarla in quinta elementare, si è laureato in ingegneria civile al Politecnico di Milano ed ora è progettista per una società di Milano, prima di mettersi in proprio con le sue canzoni ha trascorso anni come frontman e chitarrista di alcune band della zona. «Ho iniziato a suonare chitarra classica in quinta elementare e da lì non ho più abbandonato lo strumento - ha raccontato - Di lì a poco ho iniziato a scrivere le prime canzoni e a formare i primi gruppi, fino alle esperienze più importanti con gli Abilenia (per cui scrivevo, cantavo e suonavo) e i Trincea (per cui ero la chitarra solista). Ora ho deciso di dedicarmi solamente al mio progetto solista, LeNovelle».
Partiamo da qui, LeNovelle: da cosa nasce il tuo nome d'arte?
«Le mie canzoni sono dei veri e propri racconti, novelle, che parlano di personaggi, luoghi e sensazioni; quindi nel momento di scegliere come chiamare questo progetto mi sono chiesto “Perché non chiamarmi proprio come quello che scrivo?”, dunque, LeNovelle».
Dici di esserti avvicinato alla musica sin da piccolo. Ci racconti la prima volta che hai avvertito di avere questa grande passione?
«Il mio primo ricordo vivido riguardo la musica risale a quando, a 5 anni, mio papà mise in macchina il disco The Rising di Bruce Springsteen. Mi piacque moltissimo. Penso che lì, forse inconsciamente, sia nata questa mia passione».
Scrivi e componi. Che tipo di artista pensi di essere?
«In questo momento la prima parola che mi viene in mente per definire me come artista è “libero”. Non mi sento obbligato a scrivere il ritornello canticchiabile o a seguire per forza la forma canzone (la struttura classica e usuale delle canzoni: strofa-ritornello-strofa-ritornello), non ho vincoli».
E come descriveresti la tua musica?
«La mia musica è introspettiva, cerca di parlare alla parte interiore di ciascuno. È soggetta a libera interpretazione quindi ciascuno può rivedersi in quello che scrivo. Da un punto di vista compositivo credo si tratti di musica abbastanza imprevedibile, nessuno ha saputo dirmi che genere faccio».
«Resoconto di una settimana uggiosa» è il tuo primo disco da solista. Ci racconti come è nato il progetto?
«Il progetto è nato circa 2 anni fa, quando si stava riducendo l'attività con gli “Abilenia”, band in cui cantavo e componevo. Sentivo la necessità di scrivere cose nuove e musica diversa da quella che ho sempre fatto, meno aggressiva, almeno nelle sonorità. Quindi, dopo mesi di scrittura delle prime canzoni, mi sono ritrovato a dicembre dello scorso anno con Matteo Sciacca, produttore di Montevecchia, a parlare di sviluppare e incidere questi brani. Nei sette mesi successivi, con Teo, abbiamo fatto un grandissimo lavoro di produzione, su sette novelle che hanno dato vita al mio primo album. Arrivavo in studio con le canzoni chitarra e voce, e le trasformavamo in qualcosa di molto più complesso. La fase successiva è stata lo shooting fotografico a Sartirana con Jacopo Greppi, fotografo di Lecco, la creazione della copertina e poi la pubblicazione su Spotify e tutte le altre piattaforme. Abbiamo girato anche un cortometraggio amatoriale per un dei brani! Piccolo spoiler: tra un paio di settimane saranno disponibili delle stupende copie cd del disco in una tiratura limitata».
Il tuo album scrivi «racconta delle sensazioni che si provano durante una normale settimana e parla anche di Merate e del suo territorio, talvolta in modo esplicito, talvolta in modo velato». Ci spieghi in che modo Merate entra nelle tue canzoni?
«Mi piace anche pensare che il territorio di Merate e i suoi abitanti abbiamo una musica che in qualche modo li rappresenti. Inoltre, credo che dare un contesto geografico ai miei racconti gli dia un valore aggiunto. Merate è quindi prima di tutto il paesaggio in cui si ambientano le canzoni. Nel brano “Nelle Poesie” la cito esplicitamente parlando della piazza, ahimè sempre più vuota e priva di vita, come metafora di una condizione umana decadente. Sono convinto che un paese vivo e pieno di persone attive sia un cuore pulsante pieno di identità. Anche nel primo brano del disco, si presenta l'immagine del Resegone, un simbolo del nostro territorio, talmente iconico da essere riconoscibile anche quando è in ombra, molto più di noi uomini che spesso in essa ci perdiamo. Amo esplorare il parallelo tra paesaggio e persona».
Infine, qual è l'obiettivo più ambizioso che vorresti raggiungere come cantautore?
«Mi piacerebbe che questo disco fosse ascoltato da più persone possibili, soprattutto nel circondario del nostro territorio. Come cantautore, il mio desiderio è quello di riuscire a parlare alle persone con le mie canzoni. Detto sinceramente, non ho manie di grandezza. Faccio un lavoro che mi piace moltissimo e di cui sono appassionato. Questo progetto è il modo migliore che ho trovato per portare avanti la mia passione per la musica, che per me è vitale e mi fa stare meglio».
Alberto Secci