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L’antica mulattiera di Aizurro ha nuova vita

Inaugurata domenica pomeriggio alla presenza dei ragazzi del campo di volontariato internazionale

L’antica mulattiera di Aizurro ha nuova vita
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Lantica mulattiera di Aizurro ha nuova vita: «Un luogo che ha visto e ascoltato molte storie». Inaugurata domenica pomeriggio alla presenza dei ragazzi del campo di volontariato internazionale.

L’antica mulattiera di Aizurro ha nuova vita

«Un luogo evocativo che ha visto e ascoltato molte storie».

È così che Matteo Rossi, presidente della cooperativa Liberi Sogni, ha descritto l’antica mulattiera di Aizurro, inaugurata domenica pomeriggio: «Adesso siamo qui a continuare la storia e in questi giorni ne abbiamo vissuto una tappa significativa».

L’opera, inserita nel più ampio progetto «Da Sartirana al cuore del Monte di Brianza» e finanziata dal «Fondo per lo Sviluppo del territorio provinciale lecchese», ha visto il coinvolgimento di 28 ragazzi e ragazze italiani e stranieri che dall’11 luglio partecipano al campo di volontariato internazionale «Together in the forest». Francesi, spagnoli, cechi, polacchi, turchi e italiani, della zona e non, con un’età compresa tra i 14 e i 18 anni, che si sono impegnati in un’attività di pulizia dell’antica mulattiera per renderla accessibile.

Presente all’inaugurazione tenutasi al lavatoio di piazza Roma anche il sindaco Alessandro Milani, che ha ricordato l’importanza di vivere la natura e conoscerne la storia: «Questi sono luoghi storici che devono essere valorizzati e fatti conoscere ed è qui il bello dell’internazionalità di questo progetto. Ci sono persone di diversi Paesi che posso vedere questi luoghi, che possono portare nel loro Paese quello che hanno visto, sentito e vissuto. È un momento di compagnia e condivisione, ma soprattutto di amicizia».

Durante l’inaugurazione, la storia del luogo si è intrecciata con il lavoro dei ragazzi, tra i ricordi degli abitanti di Aizurro e i racconti delle attività svolte negli ultimi giorni.

"Tutti i pettegolezzi ai miei tempi erano qui"

«Ai miei tempi non c’era la piazza, non c’era niente, c’era solo un piccolo ruscello – ha ricordato Renzo, uno degli abitanti – Le famiglie venivano qui al lavatoio per lavare i panni. La parte destra era detta alla bergamasca, la sinistra alla milanese. Le 7 o 8 famiglie che venivano lasciava dentro sapone per pulire, non lo portavano avanti e indietro. Era un motivo per parlare, tutti i pettegolezzi erano qui».

C’è chi ricorda, invece, che i boschi erano più puliti una volta. «Erano più utilizzati. Tutto quello che c’era nei boschi veniva raccolto e utilizzato» ha raccontato un altro residente, Mario.

Anche i ragazzi hanno poi preso parola, descrivendo il loro impegno e le loro attività:«Abbiamo creato due gruppi. Uno in Cascina che lavorava al giardinaggio, all’orto, imparando cose sulla vegetazione. L’altro gruppo ha svolto il lavoro per ripulire e sistemare il sentiero. Questo ci ha permesso di imparare a coordinarci e a lavorare insieme».

I ragazzi hanno poi guidato tutti i presenti verso Cascina Rapello, dove hanno condiviso un momento di gioia, danza e merenda insieme.

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